L’Eremo del Beato Placido - Escursioni nel territorio









Salire sino al Castello di Ocre, ora ridotto a ruderi, e affacciarsi sul lato destro delle rovine è stato sorprendente. Da lì lo sguardo si apre su tutta la parete rocciosa e aspra del Monte Circolo, mentre nella zona pianeggiante sottostante si stende in visione panoramica l’abitato di Fossa e tutto il paesaggio della vallata, chiusa all’orizzonte dalla linea delle montagne del Gran Sasso.

Ha attirato subito l’attenzione del nostro gruppo l’imboccatura di una grotta, ad un’altezza di più di metà della parete dirupata e rocciosa.

Questo particolare si è poi rivelato un elemento di molto interesse e da conoscere per la storia religiosa e spirituale della zona. Un ingrandimento attraverso l’obiettivo ce lo ha fatto capire attraverso una croce che si individua e biancheggia sull’ingresso della grotta, chiaro indice di un luogo sacro e di preghiera.

Sì, è proprio l’eremo del Beato Placido, un luogo in cui ha trovato rifugio ed è vissuto per circa dodici anni.nel XIII secolo (abitò qui prima del 1208 all’età di ventiquattro anni)

Sembra una leggenda, ma la biografia di Paolo da Celano sta lì a raccontarci come si tratti di vita vissuta e sofferta e non di una supposizione.

“Si prese le penne dell’aquila e si fece il nido a grande altezza: corse per la via come un gigante e si nascose in una roccia stretta sotto il castello di Ocre. Era un luogo senza una strada di accesso, occorreva arrampicarsi sulla parete rocciosa per raggiungerlo, eppure vi rimase per dodici anni; la sua fama si era sparsa e in molti accorrevano verso il suo rifugio, ma pochi erano in grado di salire”. (Traduzione di Ilio Di Iorio)

Capita anche che un sacerdote, di nome Simeone, cercando di raggiungerlo, scivola in un dirupo e muore. Tanto scuote questo episodio Placido che decide di abbandonare la grotta-rifugio e se ne va in una località solitaria detta Pretula, dove più avanti, su un terreno donato costruisce il suo monastero, il primo dell’ordine cistercense nella vallata aquilana.


La stessa parete rocciosa, alcuni secoli prima, nel terzo secolo dopo Cristo, ha fatto da sfondo e luogo di azione di un episodio di martirio legato alla vita di un santo: San Massimo di Aveia, patrono principale dell’Aquila, che venne fatto precipitare da un dirupo sovrastante la grotta del Beato Placido.











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