San Francesco d’Assisi e il presepe di Greccio

 

San Francesco d’Assisi e il presepe di Greccio

a cura di di Franco Dino Lalli



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Santuario Francescano a Greccio


Il presepe (in latino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia, recinto per ovini e caprini, termine composto da prae, davanti e saepes, recinto, ovvero luogo che ha davanti un recinto) è una tradizione tipicamente italiana e si deve  a San Francesco di Assisi la realizzazione del primo presepe della storia nel 1223 a Greccio in provincia di Rieti. Il Santo fu sicuramente ispirato da una consuetudine liturgica che può farsi risalire al secolo IX durante la quale in molti paesi dell’Europa, Francia, Germania e anche in Italia, dall’ufficio quotidiano delle ore si formarono gli “uffici drammatici”che rievocavano, con dialoghi semplici e brevi, le principali scene del Vangelo. Questi primi esempi si trasformarono e si ampliarono succesivamente in maniera più articolata e il tema della Natività, inizialmente rappresentata nell’Officium  pastorum o Officium stellae che mettevano in scena l’adorazione dei pastori e l’arrivo dei Magi, ad esempio, nel monastero di Benediktbeuern (in Germania nel Land della Bavier, celebre abbazia – scriptorium benedettina nella quale i monaci scrissero i Carmina Burana a cui si ispirò e musicò Carl Orff) divenne una vera e proria rappresentazione della Natività con personaggi e scene tra le quali la più importante era proprio quella del presepe. 




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L’antico affresco nel Santuario Francescano a Greccio


San Francesco, che nel 1220 aveva compito un viaggio in Plestina dove aveva visitato i luoghi dove era nato e aveva operato Gesù, aveva  visitato Betlemme, tornato in Italia si recò dal Papa Onorio III al quale chiese ed ottenne la possibilità di inscenare in Greccio, paese dove viveva nel convento, la rappresentazione della Natività. 

Secondo il resoconto di San Bonaventura di Bagnoregio (Legenda maior, X, 7) Francesco fece preparare una stalla, portare del fieno e un bue e un asinello (non vi erano la Madonna e San Giuseppe). Intorno si radunarono i frati e la popolazione che accorse numerosa “il bosco risuona di voci e quella venerabile notte diventa splendente di innumerevoli luci, solenne e sonora di laudi armoniose”. Francesco si pose davanti alla mangiatoia e traboccante di gioia e di lacrime narrò ai presenti ch non sapevano leggere il Santo Vangelo. Predicò al popolo e narròo della nascita del povero re e nel nominarlo lo chiamava con molta tenerezza d'amore “il bimbo di Betlemme”. In quel momento il signor Giovanni Velita, che aveva lasciato la milizia secolare per legarsi molto familiarmente a Francesco e che lo aveva aiutato nella preparazione della rappresentazione, affermò che dentro la mangiatoia aveva visto un bellissimo fanciullino addormentato che San Francesco, stringendolo tra le braccia, sembrava svegliarlo dal sonno. Da ciò avrebbe avuto inizio la tradizione del presepe e soprattutto, anche se non completo, del primo presente vivente della storia.

Tommaso da Celano che fu il primo biografo di San Francesco così riporta quei momenti così intensi e così straordinari: "fu talmente commosso nel nominare Gesù Cristo, che le sue labbra tremavano, i suoi occhi piangevano e, per non tradire troppo la sua commozione, ogni volta che doveva nominarlo, lo chiamava il Fanciullo di Betlemme. Con la lingua si lambiva le labbra, gustando anche col palato tutta la dolcezza di quella parola e a guisa di pecora che bela dicendo Betlemme, riempiva la bocca con la voce o meglio con la dolcezza della commozione".



Greccio – Veduta

Greccio visto dalla Piana Reatina (da Wikipedia)


Dagli anni Settanta del secolo scorso, nel paese di Greccio, si allestisce il presepe vivente per ricordare l’evento utilizzando nel racconto i dialoghi tratti dalla biografia di Tommaso da Celano.

Il pomeriggio del 24 dicembre molte coppie di zampognari percorrono suonando nenie natalizie per tutto il paese. La sera dei messaggeri a cavallo convocano la gente a raccolta presso il santuario. Un’ora dopo si snoda una processione con le fiaccole, per circa quattro chilometri, lungo il cammino tappezzato di lumi mentre risuonano i rintocchi delle campane a stormo. Nel piazzale inferiore del santuario vengono rievocati i momenti principali della storia del convento, l’incontro di San Francesco con il papa per avere il permesso di rappresentare la natività. Alle ventitré e trenta i fedeli con le torce in mano si dirigono alla grotta dove è stata allestita la scena della natività con il bue, l’asinello, i genitori con il Bambino Gesù. A mezzanotte si celebra la messa solenne sia all’interno della capanna che all’aperto, nella piazza superiore. Infine, viene distribuito il fieno benedetto ai fedeli. La tradizione vuole che questa offerta venga ripetuta in ricordo di quanto accadde durante il primo presepe: alla fine della rievocazione i contadini si contesero il fieno della mangiatoia perché lo ritenevano un amuleto.


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