Il Natale di Franco Dino Lalli

Il Natale

di Franco Dino Lalli


I due prodotti artistici, che si propongono, illustrano l’atmosfera magica e reale delle feste natalizie in modo diversificato: Annunziata Scipione la sua opera densa di cromatica potenza e Umberto Postiglione il suo testo poetico intriso di malinconica tenerezza. 



 Il Natale di Annunziata Scipione





L’opera di Annunziata Scipione (Camerale di Tossicia, 24 marzo 1928 – Teramo, 24 aprile 2018) è una densa e vivida rappresentazione della Natività colta nell’essenza della realtà contadina che l’autrice ha sempre saputo illustrare efficacemente. I colori che fanno assomigliare i protagonisti, frutti della terra, risaltano in un contesto naturale che richiama quella realtà a cui siamo tutti legati: la nostra terra madre, i m(Umberto Postiglione, Raiano, 25 aprile 1893 – S. Demetrio ne’ Vestini, 28 marzo 1924)agi interpretati da semplici attori della realtà locale, gli animali che agiscono in modo straordinariamente efficace e realistico ci offrono  una visione “terrestre”, cioè poetica perché realistica della Natività. Le comete sulla capanna sono anche esse vividamente simboli di un mistero così grandioso e così fantastico e ci comunicano il senso della gioia nel fruire lo spettacolo affascinante della Natività.



Il Natale di Umberto Postiglione

(Umberto Postiglione, Raiano, 25 aprile 1893 – S. Demetrio ne’ Vestini, 28 marzo 1924)

Questo testo poetico, in dialetto raianese, descrive un momento di vita paesana in un contesto natalizio ed evidenzia rimpianti per la vita che passa e trascorre inesorabile da parte dei protagonisti che, pur se soli, si sentono circondati da voci e presenze che d’un tratto rivestono significati importanti e irreali. Su tutto, fervida e potente, la devozione sincera che serve a dare un senso al loro vivere semplice e sofferto pur nella constatazione della realtà, dura e difficoltosa.


Notte de Natale

di Umberto Postiglione


Pe i uicinate na voce se sente

iè na voce de na mamma che cante:

“fatte la sonne e fattela cuntente, 

la notte de Natale è notta sante,

lu Patre, lu Fijole e lu Spirdu Sante”.


I dentre ne cellare faccia fronte

du uecchiarrieje stanne cante i fuche, 

nesciune parle, stanne uecine i fuche,

la taule è messe, la cene è pronte.


Pe i uicinate ne cante se sente

i da lunghe da lunghe

se ne uà che ie viente.

I uecchiareje sente la canzone

e la uecchiarielle dice la razione.


I la canzone dice a i ucchiarieje

ca ne vieune chiù i tiempe bieje,

i tiempe bieje ne revieune chiù.  


Arde i tichie miezze ai fuculare,

seglie la lampa a monte pe i camine,

ma maje è stata fridde ste cellare

cumma sta notte de Gesù Bambine.


Per il vicinato una voce si sente

ed è la voce di una mamma:

"Fatti la nanna e fattela contenta,

la notte di Natale è notte santa,

Padre, Figliolo e Spirito Santo".


E dentro un fondaco dirimpetto

due vecchierelli stanno accanto al fuoco,

nessuno parla, stan vicino al fuoco,

la tavola è apparecchiata, la cena è pronta.


Per il vicinato si sente un canto

e lontano lontano

se ne va col vento.

Il vecchierello ascolta la canzone

e la vecchietta dice l'orazione.


E la canzone dice al vecchierello

che non ritornan più i tempi belli,

i tempi belli non ritornan più.


Arde il ciocco in mezzo al focolare,

sale la fiamma su per il camino,

ma mai è stato freddo questo fondaco

come in questa notte di Gesù Bambino.




 




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