Raccolta di proverbi assergesi di Franco Dino Lalli (GATTA, GENNAIO, GIORNO, GIOVENTU', GIUGNO, GOVERNO, GUAI, GUSTI).

Post Ivana Fiordigigli

Prima di divertirci a leggere i proverbi e detti assergesi raccolti da Franco Dino Lalli, siamo arrivati ormai alla lettera "G", mi sembra interessante proporre qualche riflessione che può scaturire da un articolo, apparso di recente su un quotidiano nazionale, di Silvana De Mari: "Ci salverà il coraggio, non la superstizione".

Intanto da dove hanno origine i nostri comportamenti? Dai due emisferi apparentemente simmetrici che costituiscono il nostro cervello, ma che in realtà sono molto diversi, anche se entrambi perseguono lo stesso scopo: "di raggiungere la conoscenza della realtà, di intuire le possibilità di modificarla a proprio favore, permettendo così la sopravvivenza."

Precisato che l'emisfero sinistro è "pragmatico, razionale, logico", e quello di destra "usa la metafora e l'analogia", si spiega che "dalla loro interconnessione nasce la vita, la cultura, l'arte, la musica e, soprattutto la capacità di raccontare storie e trarne significati", per cui per comprendere gli avvenimenti e gli eventi possiamo usare tutta una serie di strumenti, da quelli più oggettivi e logici a quelli più analogici e creativi, comprendendo anche proverbi, detti, miti, fiabe, regole scaramantiche e quanto altro.

Qui subentra una profonda riflessione sulla superstizione "che è la versione pezzente dell'arte della divinazione, dall'oroscopo ai tarocchi, per altro altrettanto illogica":

 La superstizione è il regno dell'impotenza. Essere impotenti è tragico, meglio fare qualcosa di assurdo che non fare nulla, l'assurdità ci dà un'illusione di avere qualche controllo sulla realtà e questo evita la paralisi. La superstizione è quindi un mezzo povero, ma potente per illudersi di avere una qualche capacità di conoscere la realtà e modificarla. Questa illusione è fondamentale per evitare la disperazione. E' interessante notare come nella nostra epoca di apparente amore per la scienza si moltiplichino in maniera vertiginosa le pratiche divinatorie. 




 Raccolta di proverbi assergesi (lettera G)

di Franco Dino Lalli


GATTA


Che colpa tè la jatta se la padrona è matta.

Che colpa ha la gatta se la padrona è matta.



La iatta che nen potte arrivà allo larde disse ch’era rànciche.


La gatta che non riuscì ad arrivare al lardo disse che era rancido.



La iatta della despènsa quele che fa quele pensa.

La gatta della dispensa quello che fa quello pensa.



Quanne nen ci sta la jatta u sòrge balla.

Quando non c’è la gatta il topo balla.




GENNAIO


Chi lavora a Capedanne lavora tutte j’anne.

Chi lavora a Capodanno lavora tutto l’anno.


Iennare sfascia pajiare.

Gennaio sfascia pagliaio.



Mandorla non fiorire di gennaio che viene aprile e maggio e te ne pentirai.




‘N Santa Lucia nu passe pucìne, a Natale nu passe cane, a Sant’Antonie de Gennaie n’ora bòna.


A Santa Lucia un passo di pulcino, a Natale un passo di cane e a Sant’Antonio di gennaio un’ora buona (durata del giorno).


Se iennare nen iennaréa tra marze e aprile le vederràmme.

Se gennaio non è incostante tra marzo e aprile lo vedremo.


Sant’Antonie e Santa Lucia nen jì cerchènne che festa se scìa.

Sant’Antonio (Abate) e Santa Lucia non cercare che feste siano.





GIORNO



L’ore della mmatina tè l’ore m-mocca.

L’oro della mattina ha l’oro in bocca.


Quele che la notte se fa u jorne se vede.

Quello che si fa di notte il giorno si vede.


U bon giorne se vede dalla mmatina.

Il buon giorno si vede dalla mattina.




GIOVENTU’


Forza de gioventù, cusiji de vecchi.

Forza di gioventù, consigli dei vecchi.




GIUGNO


Giugne la falce n pugne.


Giugno la falce in pugno.



GOVERNO



Càgnane i musicanti ma la musica è sempre quela.


Cambiano i musicisti ma la musica è sempre quella.




GUAI


Nen te mpiccià, nen te ntricà ca guai nen ha.


Non impicciarti, non intrigarti che guai non hai.


Ugni casa tè la croce sé.


Ogni casa ha la sua croce.




GUSTI


Addo’ ci sta guste nen c’è perdenza.


Dove c’è gusto non c’è perdenza.



Nen è bejje quele che è bejje, ma quele che piace.

Non è bello quello che è bello, ma quello che piace.

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