"La tormenta" di Franco D. Lalli
Post Ivana Fiordigigli
A pagina 21 del libro di poesie Sangue e Fiori di Franco Dino Lalli, di recente pubblicato, troviamo il brano "La tormenta", in verità senza alcun riferimento o premessa che indichino il riferimento ad un preciso fatto storico e di cronaca realmente accaduto. Dalle prime parole dei versi si entra nel contesto di una intensa tormenta di neve e vento, una delle tante che investono la montagna nei mesi invernali, ma l'espressione "la montagna si fece lupo" fa presagire la pericolosità della situazione e il contesto inesorabile di una imminente tragedia.
Di lì, in maniera rotta ed intensamente partecipata, dai versi emergono dei personaggi, e le sequenze, di un inesorabile e crudo destino che li coinvolge all'improvviso e ne fa dei mitici eroi che provano a resistere come possono, ma il tutto si perde nell' "ululato del vento": i giovani "fiori di campo" diventano "fiori di ghiaccio" e nulla possono le lacrime della madre che li cerca. La montagna "si prese anche lei", non sappiamo quanto in senso figurato o reale.
Si sparse nel paese il sentore della tragedia, ma invano vengono cercati: "nessuno poté vedere traccia d’uomo in quel bagliore accecante di morte".
Ora il poeta ci chiarisce l'antefatto, la tragica storia che lo ha ispirato, ma che resta nel sottofondo, mentre il brano poetico assurge a simbolo dell'asprezza e pericolosità della vita in montagna che conducono i nostri pastori e che può segnare anche un atroce destino. Non a caso è l'unica poesia del libro che tratta un episodio legato alla vita pastorale, mentre nelle altre poesie il poeta si confronta con la memoria dei padri contadini che hanno sacrificato la loro vita alla dura terra.
Da questo libro presentiamo una delle poesie in esso contenute, “La tormenta”, ispirata dai fatti narrati e rappresentati nel monumento al pastore situato nella Piana di Campo Imperatore, nei pressi di Fonte Macina, realizzato dal famoso scultore Vicentino Michetti. Il monumento è stato eseguito a memoria della tragedia accaduta nell’ottobre 1919 al pastore Pupo Nunzio che perì, per una tormenta improvvisa di neve, proprio in quelle zone insieme ai suoi due figli, al cane e al gregge.
LA TORMENTA
D’un tratto la montagna si fece lupo,
dal nulla e dal silenzio la tormenta
rapì i confini del mondo e della vita.
Se li rubò il vento i giovani fiori in un campo svanito,
il padre si mordeva le labbra per non urlare
e lontano si perse il suo tormento.
Si strappò le carni per far loro riparo,
sulle spalle il peso di tanti sacrifici
che ora si perdevano in quell'ululato del vento.
Povera madre, nell’inconsapevole attesa,
povera madre, solo la luna ti resta per cercarli.
Bianca fortuna, va’, spera di trovarli.
Gli occhi bruciano
e il cuore è crocifisso.
Amori grandi di primavera
boccioli di rosa del mio seno,
la tormenta si prende tutto il mio amore,
che ormai è perduto tra queste pietre
e in questo cuore di neve!
Con la sua voce di gelo la tormenta ripeteva:
“ Dammi il tuo senno, dammi i tuoi frutti. “
E la morte li raggiunse come fiori di ghiaccio.
E nulla si può fare, quando tutto è deciso.
E sola andò, tra lacrime ed urla,
una donna disperata per cercarli.
Così la montagna si prese anche lei,
il suo cuore e la sua mente,
con le sue lacrime ghiacciate.
Amore grande di quest’inverno
amore grande di questo monte
amore disperso con tutti noi,
tra la pietra e la neve,
tra un cuore ed un sacrificio.
Anche il paese si preparò alla ricerca.
Perfino il parroco prese la croce
e si avviò sul suo asino vecchio
a cercare una fronte e una pietà da donare.
Ma nessuno poté vedere traccia d’uomo
in quel bagliore accecante di morte.
Nessuno ebbe il modo di trovare
la pietà di un corpo da piangere e seppellire.
E tutti si toccavano per credersi vivi
ed essi si chiamavano per avere caldo.
Nessuno rispose, nessuno parlò
per paura di poter dire e guardare la morte.
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