Acqua di San Franco - storia dell'Edicola
Post Ivana Fiordigigli
In occasione dell'escursione tradizionale all'Acqua di San Franco del 13 agosto 2022 ripubblichiamo in sequenza alcuni scritti e appunti che delineano una breve storia della Sorgente Miracolosa e della sua Edicola.
Per una storia dell’Edicola all’Acqua di San Franco
In fondo è una “breve storia” quella dell’Edicola oggi presente all’Acqua di San Franco. Di fronte agli ottocento anni trascorsi dalla morte del Santo, centosessantaquattro anni, a partire dalla costruzione della piccola e montana edicola, sono pochi.
Questo vuol dire che, per secoli, devoti e pellegrini che hanno risalito il sentiero lungo il monte San Franco sono andati a visitare e a pregare in un luogo di montagna, che oggi risulta privo di vegetazione arborea, segnato soltanto dalla presenza di una sorgente di freschissima e purissima acqua ritenuta miracolosa. In essa si sono devotamente e con fede immersi, o hanno fatto le abluzioni di rito.
Nella traduzione degli Atti fatta nel 1640 dal patrizio aquilano Nardo De Nardis e riportata dal Tomei nella sua Dissertazione troviamo la seguente descrizione del luogo con il titolo “Bellissima Fontana segnalata da Santo Franco”:
Indi a non molto tempo (dal miracolo del legnaiolo del Castello Cafasse per nome Guglielmo, che stava tagliando un enorme albero e viene salvato dalla caduta improvvisa dello stesso) in luoghi più eminenti sopra il Guasto, si ritrovò un luogo remoto, e più a proposito, però non vi era acqua, sicché il Santo facendo oratione a Dio, fu sì accetta e grata, che subbito vi cominciò a scaturir una fonte di saporita e christallina acqua; e quel liquore fu di tal virtù dotato per intercessione del Santo, che non solo in quei tempi, ma anco poi gran moltitudine di persone con quello lavandosi furono e sono anco al presente da varie e diverse infermità sanate.
Ivi quest’huomo sì eccellente per cinque anni sotto una grotta coperta di frondi in santi esercitii, e mortificazioni santamente e devotamente visse. E perché molta gente contra sua voglia lo visitavano, avvisato per divina rivelatione, con gran prestezza s’appartò verso l’Alpi Savinesi, cioè sopra il monte d’Assergie…
E’ vero Nardo De Nardis fa una traduzione degli Atti e, quindi, riporta e racconta la situazione ai tempi di San Franco, anni 1150-1220, ma se ci fosse stato qualche segno nel 1640 del Santo nel luogo considerato sacro, ce lo avrebbe menzionato.
Nel 1747, più o meno un secolo dopo la traduzione degli Atti di Nardo de Nardis, il Vescovo dell’Aquila Giuseppe Coppola sale all’Acqua di S. Franco e deve averla trovata allo stato naturale e priva di qualsiasi segnalazione o struttura, a parte la sorgente, se esorta a porre presso di essa una immagine del Santo.
Una rustica Edicola in pietra - 1854
Sappiamo dal Tomei nella sua "Dissertatione" (1791), e viene riportato anche da Demetrio Gianfrancesco, che l'invito viene raccolto:
"Dipinta su maiolica e sistemata, dopo breve tempo fu con devoto furto involata".
Altro infelice episodio avviene nel 1782, quando un pellegrino lascia il denaro per scolpire una statua del Santo Eremita, dice Demetrio Gianfrancesco, "di pietra più pesante" per l’”Acqua di San Franco”, ma non risulta al Tomei essere stata lavorata e realizzata.
A distanza di secoli potremmo sbagliare giudizio, ma sarebbe interessante capire il perché di questi due eventi così deplorevoli.
Arriviamo finalmente alla costruzione a pietra, più tardi rinforzata in cemento, nel 1854: una rustica Edicola in pietra, con sull’altarino un pannello di maioliche dipinte raffiguranti il Santo e la scritta:
“ A div.ne di Matteo e Luigi Cappelli A. D. 1854”
E' l'edicola attualmente esistente.
Il pannello di maioliche
Esaminiamo l'immagine del pannello di maioliche. Al centro si impone la figura del Santo, in posizione seduta, con il corpo avvolto dall'ampio saio e il capo in un aureola di luce, seduto nei pressi della riva di un fiume, Nella sua mano destra ha il Crocefisso; di fianco a destra il simbolo del teschio. I teschi sono presenti nei ritratti dei santi per sottolineare la loro saggezza e la costante consapevolezza della propria mortalità. La morte era costantemente nei loro pensieri, e questo li spingeva a cercare in tutti i modi di raggiungere la perfezione. Alla sua sinistra, in primo piano il miracolo più rappresentato nella iconografia di San Franco, quello del bambino rapito ai genitori dal lupo e salvato per intercessione e preghiera del Santo; la mano accarezza affettuosamente i capelli del bambino. Il resto è il paesaggio della catena di montagne che fa da sfondo al paese di Assergi, che si intravvede, dietro a S. Franco, con la sua chiesa e relativo campanile e un gruppo di case, alla base del boscoso pendio di montagna e della salita lungo il monte Portella e il Passo della Portella.
Alla destra, in alto sul Monte San Franco, la sorgente dell'acqua fatta scaturire dal Santo battendo sulla roccia con il suo bastone da pastore, come raccontano gli Atti, o per dissetare la mamma che è andata a trovarlo, come racconta la leggenda di Roio.
E' da notare che la sorgente è rappresentata come un piccolo laghetto, da cui l'acqua scende a valle copiosa, dando così origine al torrente Raiale, che scorre a sud di Assergi e poi si volge verso la gola di rocce e va verso Camarda. Ai bordi del laghetto si intravvedono due pellegrini in procinto di bagnarsi, immergendosi. Questo è stato l'aspetto della sorgente per almeno sei secoli prima della la costruzione dell'edicola.
Altri dipinti dello stesso periodo
Dopo aver descritto il dipinto sul pannello formato da 24 formelle in maiolica, presente all’”Acqua di San Franco”, ci soffermiamo a presentare altre opere dove è presente lo stesso gruppo di figure e paesaggio. Potrebbero essere o uno studio precedente al pannello o delle copie fatte posteriormente, ma da collocarsi in tempi molto vicini.
Il primo è un dipinto su cartoncino, che un tempo, prima del crollo del tetto, era collocato sulla parete di fondo della Congrega, quindi in un posto privilegiato in un locale che costituiva la sede della confraternita di San Franco, scomparsa del tutto intorno agli anni cinquanta del 1900. I lavori di ripristino della struttura vengono eseguiti, ma non si capisce perché e come nell’anno 2012 il locale sia diventato qualcosa di mezzo tra un magazzino indecentemente ingombro e una discarica e il dipinto su cartoncino sia stato tolto dalla parete e buttato a terra tra detriti, polvere, pali e attrezzi da muratore. E’ lacero e strappato in più punti, pieno di polvere, ma, nonostante ciò, la bella figura di San Franco emana un particolare fascino.
Il paesaggio è lo stesso di quello sta nell’Edicola montana, ma è arricchito da una serie di particolari disegnati a matita: la piazza davanti alla chiesa si anima di personaggi, davanti al portale c’è il parroco, qualche donna che arriva in chiesa più altre figure di persone; si impone lo stemma di Assergi, rappresentato da tre colli sormontati dalla spiga di grano. E’ da notare che sulla facciata della chiesa appare tracciata la lunga balconata che fu apposta tra il marzo e l’aprile 1868 per la mostra delle reliquie; questo particolare ci permette di datare il dipinto come posteriore al 1868.
Lungo il fiume e sui declivi verso la montagna sono disegnati degli alberi. Le case di Assergi sono raccolte dalle mura a partire dalla torre dell’orologio sino alla piazza.
Rappresentano una vera e propria testimonianza storica i pellegrini che risalgono, a gruppi, il sentiero di montagna che porta al Passo della Portella verso il territorio teramano.
Non meno notevole la serie di pellegrini che sul lato sinistro del quadro risalgono il Monte San Franco sono alla sorgente, rappresentata come un laghetto, sul cui bordo due di essi sono pronti ad immergersi.
La seconda opera è sempre un bozzetto con la scenografia del dipinto su maiolica, cioè il pannello formato da 24 formelle, posto all’edicola dell’”Acqua di San Franco”. Le figure e il paesaggio sono delineati da un fine tratteggio a matita o con una tecnica di incisione. E' aggiunta in una delle prime pagine del Fiore storico della vita di San Franco di Assergi, celebre e singolare eremita dei monti abruzzesi, Tipografia Aternina, Aquila, 1870, scritto dall'assergese Padre Emanuele Faccia.
La terza opera ha la stessa impostazione del paesaggio, ma è un'opera purtroppo scomparsa insieme al soffitto a cannucce della chiesa di Assergi ristrutturata su iniziativa della Soprintendenza alle Belle Arti nella seconda metà del 1900. E' l'affresco eseguito nel 1901 dal pittore Cervelli, che viene posto decorare la volta della chiesa di Assergi insieme all'affresco di S. Egidio realizzato da un altro pittore. Le figure sono le stesse, ma San Franco è in piedi su un rialzo roccioso, davanti a sinistra c'è il lupo con il bambino del famoso miracolo, il panorama sullo sfondo è Assergi e i monti retrostanti, davanti al tutto lo scorrere delle acque del fiume.
L'antica localizzazione del dipinto su cartoncino
Abbiamo più sopra parlato del dipinto su cartoncino ancora presente nella sala ex congrega, anche se lacero e rovinato in più punti. E' bisognoso di un urgente restauro per poterne tramandare la memoria.
Ora è il caso di dire due parole sul locale a destra della chiesa parrocchiale.
Demetrio Gianfrancesco nel suo libro “Assergi e San Franco Eremita del Gran Sasso” a pag. 171, con data 9 maggio 1876 riporta la notizia che l’Arcivescovo Filippi, in visita pastorale ad Assergi “benedisse la nuova chiesetta della Confraternita di S. Franco, eretta colle oblazioni spontanee e volontarie de’ Confratelli, a fianco della chiesa parrocchiale e amministrò la cresima” (Visite, Vol. I, pp. 42-43, CA).
Una modifica della chiesetta si ha nel 1933, quando il 2 febbraio il Comune deliberò la costruzione della strada di allacciamento alla Stazione della Funivia del Gran Sasso che si stava costruendo, la demolizione della chiesa di Santa Maria in Valle che ostacolava la strada, “un contributo alla Soprintendenza all’Arte Medioevale e Moderna dell’Aquila per... lo smontamento della facciata in pietra e della sua ricomposizione a fianco della chiesa parrocchiale di S. M. Assunta, dove si trova attualmente. Una pietra, visibile in alto, reca scolpito lo stemma del castello, con la scritta Asserici Decus”.
Un nuovo e più radicale cambiamento della struttura si ha nel 1971 con il crollo della vecchia volta. Una foto è rimasta a testimoniare la posizione del dipinto su cartoncino nella congrega: centrale nella parete di fronte al portale di ingresso. La volta, che sembra avesse una forma a cupola, viene ricostruita ad una sola pendenza. Della vecchia struttura resta soltanto l’impronta sulla volta retrostante il portale di ingresso.
La foto è stata pubblicata nel libro San Franco di Assergi - Storia di eremitismo e di santità alle pendici del Gran Sasso, p. 224.
Il terremoto del 2009 non crea molti danni, ma, per poter usare il locale per l’accesso del pubblico, viene chiesto di mettere in sicurezza il portale di ingresso, sia all’esterno che all’interno, con un rinforzo in pali Innocenti. Contemporaneamente viene rifatto completamente l’impianto elettrico per adeguarlo alle norme di sicurezza, si ristuccano e ripuliscono le pareti, viene messa una nuova serratura al portale.
Il dipinto su cartoncino viene appeso sulla parete destra; tolto da questa ultima collocazione da uno dei Comitati Festa e lasciato poggiato al muro, ultimamente è stato riposizionato, per salvarlo da ulteriore degrado, sulla parete sinistra, prima dei gradini che uniscono la congrega e la chiesa S. Maria Assunta.
Non ha il pregio di una tela dipinta, ma è pur sempre un’opera che ha circa centoquaranta anni di vita e di storia e meriterebbe maggiore attenzione, di quella che ad esso è stata data, e un accurato restauro.
Il restauro dell'Edicola nel 1945
All’Edicola posta all’Acqua di San Franco viene fatto un accurato restauro quasi un secolo dopo la sua costruzione, nel 1945, a spese dell’assergese Vincenzo Cipicchia, detto “Menzine” e che viveva a Roma gestendo una ditta di autotrasporti. Ricorda questi lavori la lastra di marmo bianco, posta sull’altare e sottostante al pannello in maiolica con dipinta l’immagine del Santo. Questa che segue è la scritta.
ANNO 1945 – MESE DI GIUGNO – 13 AGOSTO
A
S. FRANCO PATRONO
CIPICCHIA VINCENZO
HA OFFERTO LA RICOSTRUZIONE DI COTESTO EDIFICIO
A PROPRIE SPESE, PER LA MEMORIA DEL PROPRIO FIGLIO
GEOMETRA TONINO
CADUTO PER LA PATRIA IL 20 GIUGNO 1944
E RINGRAZIAMENTI DI COLLABORAZIONE
AL PARROCO DON ERMANNO MORELLI, AL CAPOMASTRO COCCO DOMENICO
A TUTTI GLI OPERAI E TRASPORTATORI ED AL POPOLO DI ASSERGI
PER AVER PORTATO A TERMINE I LAVORI
DOPO LE MOLTE DIFFICOLTÀ
Voglio offrire ai lettori del sito due foto originali del Signor Vincenzo Cipicchia, che nel 1945 a sue spese fece ristrutturare l'Edicola all'Acqua di San Franco, luogo sacro da lui amato e che, con la targa fatta incidere, ha tramandato sia la storia del restauro sia la vicenda dolorosa del figlio morto in guerra.
E' un personaggio che Assergi deve ricordare per il dono fatto a San Franco e alla tradizione del paese.
Si ringrazia vivamente il familiare che, a distanza di tanti anni, ha messo a disposizione nostra, ma anche di Assergi, le due splendide foto d'epoca della Famiglia Vincenzo Cipicchia. E' importante anche dare un volto e uno spessore ai personaggi di cui si parla.
Il 13 agosto per l’inaugurazione vengono portati sul posto anche alcuni elementi della banda musicale presente nel paese per le feste. Dice Demetrio Gianfrancesco a p.333 nel suo libro Assergi e San Franco Eremita del Gran Sasso:
“Per l’occasione celebrò la Messa all’Acqua di San Franco, nota per la speciale rinomanza (sono parole Sue), l’Arcivescovo dell’Aquila Carlo Confalonieri, creato Cardinale nel 1958. Era con il Presule, che preferì andare a piedi, anche lo scrivente, allora chierico”.
Abramo Colageo, cultore ed esperto di storia locale di Arischia, nel corso della tavola rotonda tenutasi nel convegno del 2012 su San Franco riporta, come molto suggestivo e carico di devozione popolare, l’episodio a lui raccontato da Nicetta Capanna, e che credo si riferisca sempre al 13 agosto 1945.
Nell’estate del 1945, Carlo Confalonieri, Arcivescovo dell’Aquila, che doveva raggiungere la sorgente di San Franco per celebrare messa, giunto al Passo delle Capannelle non poté proseguire con l’auto perché la strada era impervia e stretta. La giumenta di Giulio Capannolo gli permise di raggiungere agevolmente la cappelletta del santo. Il vescovo riuscì così a celebrare la messa alla presenza di una grande folla, tra cui molti pastori di Arischia. La giumenta, sul dorso della quale era stato trasportato il religioso, da molti anni non rimaneva incinta: la stessa estate, dopo l’evento appena narrato, rimase incinta. La notizia, considerata l’importanza degli animali nelle società contadine, suscitò molto scalpore e rafforzò la devozione per l’eremita.
Il culto popolare e l'Acqua di San Franco
Piace, a questo punto, andare a toccare il campo della tradizione popolare legata all'Acqua di San Franco; nel culto popolare di Arischia si fondono intorno alla figura del Santo dati reali, leggenda e mito, il Santo diventa pastore fra i pastori, domina nei loro racconti favolosi legati alla memoria delle generazioni passate
Ci fa entrare in questo particolare mondo il cultore di storia locale di Arischia Abramo Colageo, che nella tavola rotonda del convegno tenutosi ad Assergi il 2 giugno 2012 ci ha riportato la seguente testimonianza:
Il culto di san Franco di Assergi ha radici antichissime nel borgo arischiese ed è sempre stato caratterizzato da una fervente devozione del mondo pastorale. Questo culto si è verosimilmente tramandato fino a oggi da quando i nostri avi si recavano ai piedi del monte che prende il nome dal santo e da cui scaturisce l’acqua ritenuta miracolosa. Probabilmente, gli antenati pastori di Arischia chiamarono il monte soprastante l’acqua prodigiosa S.Franco in onore e devozione del santo eremita.
Nella credenza, ancora viva presso le popolazioni della zona, san Franco, molto venerato specialmente nell’ambiente agro-pastorale di tutta l’alta valle dell’Aterno e del Gran Sasso, era ritenuto colui che curava le infezioni e le malattie della pelle. Nei mesi estivi, soprattutto dopo il cinque di giugno, molti Arischiesi, uniti agli abitanti dei paesi vicini, si recavano alla “conicella di San Franco” a piedi nudi, poi si bagnavano il loro corpo con l’acqua prodigiosa. Infine lasciavano, nella piccola cona con l’effige del santo, fazzoletti, spille, foto dei cari e monete, alcuni scrivevano una frase con dedica. Questo avviene ancora oggi.
Mia nonna mi raccontava come la nonna della nonna gli narrava che dopo il tremendo terremoto del 1703, i pastori del borgo arischiese istituirono una associazione in onore del Santo che addomestica il lupo, nemico ancestrale dei pastori.
In paese, anche oggi, ci sono diverse testimonianze di guarigioni. Molto pregnanti sono gli episodi riferiti da Giuseppe Capannolo (ultimo vero pastore arischiese, classe 1922) e da Nicetta Capanna, entrambi originari di Arischia.
Il primo episodio, narrato da Giuseppe, è avvenuto il cinque giugno 1930.
Un'acqua dalle virtù terapeutiche.
Maria Fante, sua madre, partì da Arischia insieme ad altre venti donne il quattro giugno 1930 alle prime ore della sera per trovarsi ad Assergi al mattino del giorno della festa. Le donne attraversarono Collebrincioni ed Aragno ed arrivarono a sera alla chiesa di Assergi. Vegliando nella chiesa, pregavano e recitavano il rosario; poi, tenendosi per mano a due a due, circondavano le colonne della cripta, recitando una breve preghiera in onore di san Franco e chiamavano se stesse “comari”, come segno di affetto e di rispetto per tutta la vita. L’anno successivo la donna portò con sé anche il figlio piccolo Giuseppe perché aveva una forma di allergia sulla testa. Una donna anziana le consigliò di rivolgere una preghiera al santo e di passare, sulla via del ritorno, dalla sorgente di San Franco per bagnare la testa del bambino con l’acqua della sorgente stessa. Maria seguì il consiglio della donna ed il figlio, dopo alcuni giorni, guarì.
Recentemente Colombo Padovani arischiese di anni 98, con una memoria lucidissima, tuttora corrispondente della rivista “RM Centro Italia” di Roma mi ha riferito un episodio, che suo nonno gli raccontava su San Franco di Assergi.
Una sorgente per dissetare la mamma.
Franco da ragazzo faceva il pastorello ed un giorno, mentre pascolava il gregge sulla montagna del Vasto nel versante sud-ovest, arrivò dal paese la mamma a portargli la spesa (roba da mangiare) e, dopo averlo abbracciato, gli disse di sentirsi stanca per il lungo camino e di avere molta sete. Franco non ha più acqua nella sua “cupella” (piccolo recipiente di legno), non sa come fare per dissetare la madre, istintivamente scaglia il bastone, che tutti i pastori hanno, su un grosso scoglio e immediatamente scaturisce una sorgente di acqua fresca e limpida, dove la mamma potette dissetarsi e che scorre scendendo la costa e lungo la valle del Vasto e che tuttora porta il nome di “Acqua di S.Franco”.
Colombo mi disse che tutti i racconti del nonno per lui erano “oro colato”, pensava che il nonno fosse stato presente, essendo suo nonno pastore e frequentando quelle montagne.
(La testimonianza è riportata nel libro San Franco di Assergi - Storia di eremitismo e di santità alle pendici del Gran Sasso, a cura di Ivana Fiordigigli, Arkhé Edizioni, 2014)
Particolare di un depliant dei primi anni del 1900.
Storia recente
Foto 2011: bacheche
Foto del 6 ottobre 2018
Foto del 13 agosto 2020
Don Demetrio Gianfrancesco, parroco di Assergi dal 1954 al 1976, sempre nel suo libro Assergi e San Franco Eremita del Gran Sasso, segnala due interventi di sistemazione dell’Edicola nel 1958 e nel 1966; viene riparata da volontari di Assergi la copertura della cappella, più qualche altra necessità.
Nel 2011 l’annuale Comitato Feste di Assergi fa effettuare alcuni lavori di pulizia e rinforzo di una parte del muro. Vengono collocate lungo le pareti due bacheche in legno, lavorate dall’artigiano locale Elio De Leonardis, per permettere ai pellegrini di inserire all’interno gli oggettini-ricordo o ex voto lasciati per devozione.
Tale Comitato, nel comunicare in chiesa, alla fine della S. Messa per la festa della Befana, il rendiconto delle entrate e delle uscite fa presente a tutti che l’edicola e la sorgente hanno assoluto bisogno di un serio progetto di ristrutturazione e di urgenti lavori di rinforzo, se si vuole mantenerle nel tempo, dato che il terremoto del 2009 ha creato seri problemi e lo sgretolamento di alcune parti del muro a pietra.
Foto 2011: bacheche
Per restare in tema di terremoto, quello del Centro Italia del 2016 genera un problema ancora più grosso: l’acqua diminuisce, poi scompare, poi torna ad uscire in maniera ridotta, quasi gocciando. Una maggiore quantità di acqua si perde nello spazio sottostante la sorgente. Si delinea così la necessità di un nuovo e più impegnativo intervento: uno studio tecnico-scientifico della sorgente per capire come reincanalare l’acqua, senza farla disperdere nel pendio sottostante.
Dopo ottocento anni di storia stiamo rischiando di perdere la sorgente dell’acqua ritenuta miracolosa. Sarebbe augurabile che collaborassero le varie istituzioni ed enti come la Regione Abruzzo, il Comune dell’Aquila, l’Università, Il Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, per dirne alcuni. I promotori di questa azione dovrebbero essere le Amministrazioni Separate dei Beni ed Usi Civici di Assergi e di Arischia, i cui pastori ed allevatori usufruiscono del territorio e dell'acqua. I comitati feste di Assergi, che annualmente vanno a prelevare le somme lasciate dai pellegrini, dovrebbero essere i custodi di questo patrimonio della collettività di Assergi, di questo particolare ed eccezionale santuario continuamente visitato e frequentato, nonostante l'abbandono in cui versa. C'è bisogno di cura e di pulizia per poterlo presentare in maniera degna a escursionisti, visitatori e devoti pellegrini che quotidianamente lo raggiungono.
Il 25 aprile 2017 su “Assergi Racconta” un articolo porta a conoscenza un bel problema: Non si conosce la causa, ma oggi l’acqua di San Franco è in secca. L’allarme è stato dato da Lamberto Felici che ieri si è recato sul posto... Potrebbe trattarsi di un calo stagionale dovuto alla siccità, oppure ai continui movimenti tellurici che da tanto tempo stanno interessando la zona. C'è preoccupazione e sconcerto tra i fedeli e i tanti pellegrini che frequentano il Santuario.
Bisogna aspettare il 28 marzo 2018 per avere la bella notizia che l’acqua è tornata a sgorgare. Una quantità minima di acqua, era tornata alla vigilia della festa di San Franco 2017. Nel tradizionale pellegrinaggio del 13 Agosto, la sorgente era di nuovo completamente essiccata.
Foto del 6 ottobre 2018
Foto del 13 agosto 2020
In occasione della ricorrenza dell'Ottocentenario del Santo, lo scorso anno la S. Messa del 13 agosto è stata celebrata dal Nunzio Apostolico Mons. Orlando Antonini, che già nel precedente anno 2019 aveva effettuato una visita presso questo luogo sacro, lasciandone testimonianza sul registro delle firme.
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