Il cuculo (angolo della poesia)
Post Ivana Fiordigigli
Dopo che Franco Dino Lalli ha fatto un accurato resoconto di notizie su questo uccello e su usi, costumi, credenze relativi, proviamo a vederlo come soggetto di ispirazione poetica e anche di canzone nel nostro "angolo della poesia".
Il cùculo
di Corrado Govoni
O cùculo, bel cùculo barbogio
che voli sopra il fresco canepaio,
cantando il tuo ritornello gaio,
il vecchio ritornello d’orologi
o: tu sei la primavera pazzerella,
che si nasconde e canta allegra: “Orsù,
venitemi a pigliar… cucù! cucù!”
dietro il frumento che va in botticella.
E quando, dopo un lungo inseguimento,
tu speri d’acciuffarla nel frumento,
ella, che ti spiò e venir ti vide,
eccola là, che canta e ti deride
da un alto pioppo, tremulo d’argento,
che s’alza in fondo al campo di frumento.
O cùculo, mio del cùculo vaio,
che voli sopra il fresco canepaio.
Cuculo
di V. Giulotto
La canzone l’ho capita
che ricanti fino a sera
di bei fiori rivestita
fa ritorno primavera.
Tu lo narri ad ogni pianta
lo ripeti ad ogni fiore
la tua gioia è tanta e tanta
e non puoi tenerla in cuore.
Ogni cosa si ridesta
gelo e nebbia non son più
il tuo cuore è tutto in festa
sì, cucù cucù cucù!
Il cuculo
di Giovanni Pascoli
Rigo, mentr'era buona ancor la luna,
potava. Aveva, a raccattar le brocche,
la bionda Rosa e la Viola bruna.
Allegre. Oh! d'un viticcio tra le ciocche
ridean mezz'ora! e poi dicean, ridenti,
col fascio in capo: "Siamo o no due sciocche?"
Rigo seguiva il loro andar con lenti
sguardi, col tralcio che torceva in mano,
ed un vinchietto tremolo tra i denti.
Ché s'affrettava. Era già alto il grano,
avean le gemme l'uva in bocca. - O vigna! -
pensava: - il cucco già non è lontano! -
Pensava: - Il ben nel presto non alligna. -
Ma sì, potava, poi torceva a modo
il capo buono, quel che fa la pigna;
e lo legava con vie più d'un nodo.
II
Sì: presto e bene. E già finiva il tutto,
quasi; e non s'era inteso il doppio accento
del cucco: - Un giorno molle, un giorno asciutto; -
non s'era inteso annoverar tra il vento
dolce le viti ancora da potare,
cuculïando il contadino lento.
Era all'ultima vite del filare
Rigo, e le donne all'ultimo fastello;
e venne il canto da di là del mare.
Con la sua mucca risalìa bel bello
la mamma, e il babbo la scontrava in via.
Dore si ritrovò col suo fratello.
"L'ultimo nodo!" Rigo gridò: "Via!"
Rosa premeva il fascio coi ginocchi...
C'erano tutti, in pace e compagnia,
col sol morente, che splendea, negli occhi.
III
Avea finito. E stettero alcun poco.
E teste bianche e teste bionde e nere
splendean sotto le nuvole di fuoco.
Udiano le due voci delle sere
di primavera, limpide e sonore,
così lontano che parean non vere,
così vicine che parean del cuore.
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