Culto di San Franco nelle pagine di Nicola Tomei di F. Dino Lalli

Post Ivana Fiordigigli

 Il culto di San Franco inizia appena dopo la sua morte,  si ipotizza anni dal anni dal 1220 al 1230, culto alimentato soprattutto dal susseguirsi dei tanti miracoli che cittadini e pellegrini raccontano e affermano  di aver ricevuto. 

La chiesa "S. Maria Assunta" di Assergi, dove è sepolto il corpo del Santo inizia a svolgere una funzione di vero e proprio santuario e fa da meta di pellegrinaggi che vi arrivano anche da paesi e zone molto lontane, di ogni parte di Abruzzo, ma soprattutto dal Teramano. Tale culto prosegue nei secoli almeno sino agli anni Sessanta, Settanta del Novecento; poi con il cambiamento che investe tutta la società, sino ad oggi, assume vesti e modalità molto diverse. 

Non si arriva più a piedi, scendendo dal Passo della Portella, se si proviene dall'altro versante del Gran Sasso o attraversando tutta la conca aquilana e risalendo verso Assergi, ma con "corriere" o altri mezzi possibili che si fermano in lunga fila lungo la SS 17 Bis e portano ognuna una cinquantina di pellegrini.  Qualcuno che si è dedicato a contarle dice che arrivavano negli anni Settanta circa settanta o ottanta "corriere" ad ogni ricorrenza. Qualche abitante del posto racconta che i pellegrini si avviavano a risalire Via del Convento, per entrare a 'na Porta e arrivare nella piazza attraverso "Via della Chiesa"; molti gruppi salivano intonando e cantando la "Canzone popolare di San Franco", alcuni devotamente e con fede percorrevano la salita in ginocchio e chiedendo grazie.

Ulteriore cambiamento si ha con l'avvento della delle macchine, i pellegrini vanno  e vengono liberamente e a gruppi, sia nelle ricorrenze festive, sia quotidianamente; la bella e antica chiesa "S. Maria Assunta" e la presenza delle Reliquie di S.Franco restano una attrattiva ed una meta. Pellegrini, turisti, amanti dell'arte, escursionisti cercano notizie e vogliono visitare i luoghi. Occorrerebbero un cambiamento di mentalità, nuove modalità di accoglienza, tutta una organizzazione nuova per poter rispondere alle aspettative e valorizzare adeguatamente Assergi e i luoghi di S. Franco.

L'accurata ricerca di Franco Dino Lalli, che si riporta di seguito, ci offre, quale documento di eccezione, quanto  Nicola Tomei, Preposto di Assergi negli anni di fine Settecento , nella sua Dissertazione sopra gli Atti e il culto di S. Franco, pubblicata nel 1791 a Napoli.

Relativamente al culto, il Tomei premette che l'autorità religiosa importante nella zona era la Diocesi di Forcona ed era in fondo molto vicina ad Assergi e sicuramente quanto vi accadeva non poteva sfuggire alla Diocesi e certamente era approvato, anche se non restano dei documenti riguardo a San Franco, dato che molte carte sono andate perse in un incendio e poi c'è stato anche il passaggio alla Diocesi Aquilana.


Altare e statua di San Franco del 1400 (foto di Giovanni De Leonardis)




Culto di San Franco nelle pagine di Nicola Tomei 

di Franco Dino Lalli



Il Tomei, nella sua opera fondamentale del 1791, dichiara che S. Franco:

“principiò ad essere adorato fin dal tempo della sua morte, per li miracoli, coi quali Iddio ne dichiarò la Santità; si può dire che questo Culto fusse per qualche tempo un Culto popolare, non autorizzato da legittimo Superiore”.

“Non si può dubitare, che nella Chiesa d’Assergi da tempo immemorabile si sia recitato l’Ufficio, e celebrata la Messa di S. Franco, non solamente nella di lui festa il dì 5 giugno, ma pochi giorni passano, che non si celebri Messa votiva del Santo nei suoi Altari per devozione, ora del Popolo d’Assergi per qualche pubblico bisogno, o di persone particolari specialmente di forestieri,che vengono quasi ogni giorno nelle stagioni, che permettono il pellegrinare, o per impetrar grazie o per ringraziar delle già ricevute.“.


In queste parole del Tomei, che le riferisce con rigore di verità essendo stato un testimone di fatto perché preposto del paese, s’intravede l’importanza della figura del Santo e soprattutto la grande affluenza di pellegrini nel santuario proprio nelle espressioni “pochi giorni passano” e “ogni giorno vengono”, lasciando sottendere inoltre la difficoltà degli spostamenti, che si realizzavano a quel tempo a piedi, verso Assergi, paese di alta montagna e in inverno spesso irraggiungibile.


"Testimoni del concorso, e delle grazie, che ricevono i divoti Pellegrini, sono i voti d’argento sospesi intorno al Deposito del Santo, de’ quali feci in tempo mio fondere un campanello colla iscrizione intorno: Ex argenteis laminis Divo Franco votivis: le trecce di capelli vomitate dagli Offesi, le tabelle dipinte, le vesti lasciate da infermi guariti, da Rognosi mondati, le quali spesso si trovano colà sospese, in testimonianza delle grazie ricevute."


Più oltre Il Tomei fornisce maggiori informazioni più appropriate del culto, soprattutto per quanto riguarda la diffusione areale e per alcune riferite alle modalità di coloro che si recano all’acqua del Santo sul Vasto. Riporta anche il resoconto della visita del Monsignor Coppola effettuata durante il suo mandato vescovile:

“La divozione a S. Franco è universale in tutta la Diocesi, e provincia dell’Aquila. Non vi è Terra nella quale non siano più persone, che portano il nome di Franco, e che ogni anno non vengano a visitare la sua Chiesa, ed a lavarsi nell’acqua di S. Franco, che scaturisce nella Montagna del Vasto, alla quale concorrono nei mesi di estate continuamente i Rognosi, e si mondano, e portano l’acqua alla propria casa, ne bevono, e se ne lavano gl’infermi, e confessano di riceverne la sanità.

In altra parte della sua Dissertazione il Tomei ci riferisce ancora sulla celebrazione delle messe e sulle processioni e ci ragguaglia circa le Confraternite esistenti nel paese e sul loro ruolo rilevante per il culto del Santo. (…cfr pag 229 Gianfrancesco)

"In questo altare (cioè l’altare di S. Franco nel quale sono riportate le scene principali della sua vita con relativo commento e di cui si è già parlato) da tempo antico si trova eretta una compagnia di molti Fratelli, che hanno il proprio sacco, che adoprano e nelle processioni; ed anche in quelle che si fanno ogni mese nella Domenica quarta, qualche fratello si veste col suo sacco. Questa Confraternita da tempo antico si trova aggregata all’Arciconfraternita di Roma detta del Gonfalone, della quale partecipa le Indulgenze ed altre prerogative. Questa Confraternita di S. Franco ha le sue rendite, che si amministrano dai Procuratori, i quali spendono senza risparmio per solennizzare la festa, e per ogni altra cosa, che ridonda in gloria del Santo. Arde qui la lampada in tutti i giorni di festa."

Per quanto riguarda le Confraternite, come riferito dall’autore, al suo tempo erano quattro; secondo le informazioni riportate dal Gianfrancesco nella sua opera, era istituita in Assergi una Compagnia del Rosario dal 1542, dal 1595 una Società del S. S. Sacramento, una Società di S. Franco che esisteva nel 1638.


Ancora il Tomei sull’altare del Santo nella cripta, ancora sulle modalità della sua festa, sulla grande devozione per il Santo sia da parte dei pellegrini che da parte degli abitanti di Assergi. Inoltre, in questo passo dell’opera viene introdotto un tema importante e che non è stato ancora del tutto vagliato, accreditato e conosciuto sul culto di S. Franco: quello dell’olio miracoloso che veniva usato da chi chiedeva di esaudire una grazia.

"L’altro Altare di S. Franco è quello eretto nella Chiesa disotto detta dai Greci Martyrion, dai Latini Confessio … E perché questo è l’Altare, sopra del quale sta collocato il Corpo del Santo, rari sono i giorni, nei quali non vi si celebri Messa: molte volte si cantano per divozione de’ pellegrini, che vengono anche da paesi lontani: e rare sono le persone del Paese, ch’entrino in Chiesa, e non calino a venerare il Santo. Arde davanti a questo Altare continuamente la lampada, dalla quale prendono l’oglio e Forestieri, e Paesani, e lo adoprano per ungerne gl’infermi d’ogni sorta di mali."

Sempre dal Tomei si hanno informazioni precise anche sulla particolare devozione verso il santo nel suo paese d’origine, sulla modalità nel suo tempo di svolgere la sua festa ed i particolari rapporti con la Chiesa di Assergi. In tutte queste descrizioni s’intuisce la differenza con la moderna modalità di gestire la festa del patrono che non si limita soltanto più alla raccolta dei fondi per la celebrazione dei riti religiosi, ma soprattutto per la spesa più eccessiva per la modalità civile che richiede una dispendiosità importante.

"Un altro Altare di S. Franco è nella Chiesa Parrocchiale della Terra di Rojo patria del Santo. Nella qual Terra si eleggono ogni anno i Procuratori di S. Franco, i quali raccolgono l’elemosine in tutto l’anno,e dopo aver fatta la spesa per le Messe, e per ogni altra cosa necessaria per detto loro Altare, portano il resto alla Chiesa, ed Altare di Assergi nella festa del Santo, dove il popolo dei Rojo concorre ogni anno con ricca offerta, e la maggior parte del Popolo, che qua non concorre, solennizza la festa in quell’Altare di S. Franco; e questa divozione di quel Popolo non è moderna, ma tanto antica quanto lo stesso Santo, e così anche antico si può creder l’Altare."

Più oltre il Tomei illustra la grandezza con cui veniva celebrata la festa del patrono di Assergi, con le sue modalità e gerarchie ed anche i motivi di attrito tra clero secolare e i laici che intervenivano nella processione cercando di confermare il loro ruolo:

"… la di lui festa sempre si è celebrata con rito doppio di prima Classe, e con l’Ottava, e colla maggiore solennità possibile, con solennissima processione, nella quale si porta il Corpo del Santo racchiuso in quattro urne di argento, cioè una rotonda, che contiene la testa del Santo, che si porta dal Celebrante coll’omerale alle spalle; e due che hanno forma di braccia, e contengono l’ossa delle braccia,e si portano da Diacono, e Suddiacono sotto il baldacchino, le di cui aste portano le persone più riguardevoli del Ceto laico. Il resto delle ossa del Santo si porta racchiuso in una cassa di argento fatta con eccellente lavoro di sculture toccate in oro, sopra una bara indorata, che per dispaccio Reale si porta dai Fratelli della Compagnia del Santo, contro la pretenzione de’ Preti, che per maggior onore delle Sante Reliquie, volevano, con lodevolissima gara, portar essi un tal peso."

Nella sua descrizione della festa Il Tomei, inoltre, ci offre preziose informazioni anche sui rapporti che intercorrevano, in quei tempi, tra le due comunità legate alla figura del Santo, cioè Assergi e Roio, e in particolare sulla presenza nella festa di Assergi e nella processione della gente di Roio che, riferisce, da tempo immemorabile partecipava e veniva tenuta in considerazione come testimone della grandezza e della devozione al Santo:

"… Non solamente il Clero Secolare, e Regolare, e tutti i fratelli delle quattro Compagnie di Assergi, con torce accese, con Statue, Stendardi, e Confaloni, con trombe, e tamburi rendono maestosa, e divota una tal processione; ma il Popolo di Rojo, che da tempo immemorabile vi ha luogo, ed è ricevuto con onore, accresce la pompa, e più eccita la divozione."

Conferma poi il grande afflusso dei pellegrini alla festa del Santo e la preoccupazione dell’incolumità delle Sante Reliquie che erano al centro del culto.

"Il concorso de’ Popoli vicini, e lontani è tanto numeroso, che vi è stato bisogno più volte far custodire le Reliquie, e l’Altare da Guardie armate. Non vi è festa in tutta la Diocesi, e non vi è altro Santo, al quale concorra maggior numero di Pellegrini, non solamente nel giorno della festa il dì 5 giugno, e nella festa dell’Assunta, nella quale si fa la medesima processione colle Reliquie di S. Franco, ma ancora in tutto l’anno, eccettuato l’inverno."

A proposito della tutela dell’ordine pubblico riporto quanto riferito dal Gianfrancesco, nella nota n. 387 del suo testo citato:

"Il 4-4-1819 dal “libro dei conti” risulta che l’ordine pubblico nelle feste era assicurato dalla forza pubblica; nell’anno 1785” Alli soldati che accordino alla Processione nella festa di S. Franco” duc. 01:80. … il 15 agosto 1860 fu “invitata una quantità di forza militare per mantenere il buon’ordine” e furono somministrati i cibarj dall’oste G. Battista Scarcia per duc. 8:90 a carico del Decurionato."

Tutto ciò fa immaginare la grande folla di partecipanti alla festa e gli ovvi problemi che ciò comportava. Inoltre, il Gianfrancesco riporta anche la necessità della ricezione dei pellegrini “a proposito di osterie che “nelle feste di concorso … del Santuario… non una ma trenta osterie ci vorrebbero”; per cui si deliberò l’appalto dell’osteria “nuova”, anche perché quella vecchia, essendo senza concorrenza, vendeva perfino generi deteriorati, nonostante le multe”.

Continua il Tomei a fornirci preziose informazioni circa il culto con la descrizione delle manifestazioni verso il santo per mezzo degli ex voto “le tabelle dipinte”, con i vestiti lasciati per grazia ricevuta “colà sospese”, lasciate cioè sulla statua.

“Testimoni del concorso, e delle grazie, che ricevono i divoti Pellegrini, sono i voti d’argento sospesi intorno al Deposito del Santo, de’ quali feci in tempo mio fondere un campanello colla iscrizione intorno: Ex argentei laminis Divo Franco votivis: le trecce di capelli vomitate dagli Offesi, le tabelle dipinte, le vesti lasciate da infermi guariti, da Rognosi mondati, le quali spesso si trovano colà sospese, in testimonianza delle grazie ricevute.”

Un cenno a parte bisogna fare a proposito delle “trecce di capelli vomitate dagli Offesi …

Il campanello di cui si parla non esiste più così come non si trova traccia degli ex – voto, perdita irreparabile per una storia della devozione popolare nel tempo.

Secondo le varie informazioni fornite da alcuni abitanti di Assergi (e riportate in appendice), fino alla metà del secolo scorso era tradizione, il 3 di giugno, andare all’acqua di San Franco dove si svolgevano i riti ricordati, si celebrava la messa. Al ritorno si sostava nel piazzale antistante il casale Cappelli del Vasto dove si consumavano un frugale pasto e si stava in compagnia. Nel pomeriggio ci si in camminava lungo la valle del Vasto per tornare in paese. Nella località detta “Pernagnova” i pellegrini erano attesi dalla processione con la statua di S. Franco e gli stendardi e tutto il corteo, quindi procedeva, passando per la località “La cona”, fino alla Chiesa del paese dove poi si svolgeva la funzione.

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