Santa Gemma Vergine a Goriano Sicoli

Post Ivana Fiordigigli.
Santa Gemma viene festeggiata il giorno 11 maggio; in occasione della ricorrenza Franco Dino Lalli presenta la sua ricerca sulla vita della Santa.




Santa Gemma Vergine a Goriano Sicoli
di Franco Dino Lalli









Nella seconda metà del secolo quattordicesimo e più esattamente nel 1372, in San Sebastiano di Bisegna che si trova sulle pendici del Monte Agatone nell’alta vale del fiume Giovenco, nacque Gemma che la tradizione popolare ci ha tramandato con cognome Spera. Viveva in una famiglia di umili contadini molto poveri che si guadagnavano onestamente il pane tra gli stenti quotidiani. Nella seconda metà del quattordicesimo secolo l'Europa meridionale fu colpita da tante calamità: nel 1365 e nel 1366 dal gelo dei vigneti, nel 1368 da un raccolto molto misero e di nuovo nel 1369, nel 1370 nel 1371 dalla siccità con cattivi raccolti e la moria del bestiame, nel 1374 piogge e tempeste rovinarono tutto. Per tali motivi la famiglia viveva nella più dura miseria e tra le poche case di San Sebastiano quella della famiglia di Gemma era la più povera di tutte.

La madre di Gemma si preoccupò dell'educazione di Gemma non solo perché crescesse bene fisicamente ma anche soprattutto spiritualmente e le impose il senso della vita e dell'impegno religioso.

Gemma non aveva il tempo di occuparsi dell'innocente spensieratezza dell'infanzia perché i doveri familiari la occupavano soprattutto nell’aiuto nelle fatiche quotidiane dei genitori. Tra i 7 e gli 8 anni Gemma cominciò a partecipare al lavoro della famiglia così come i genitori, si alzava molto presto e andava in campagna con addosso la resistenza della stanchezza del giorno prima.

Mentre svolgeva con i suoi genitori i lavori nella campagna, Gemma cominciò ad avere un colloquio intimo con la Madonna e pregava e adorava con tanto affetto il Sacro Cuore. Decise di dedicare a Gesù Cristo la sua energia anche se aveva solo sette o otto anni e non si stancava mai di manifestare l'ardente desiderio di essere vergine.

La situazione di estrema indigenza della famiglia costrinse i genitori ad abbandonare il nativo paese di San Sebastiano per trasferirsi in quello meno disagiato di Goriano Sicoli a circa 15 km di distanza. I paesani di San Sebastiano furono dispiaciuti moltissimo per l'abbandono della giovanetta perché erano tutti entusiasti di lei. Anche se non si conosce bene la data, questo spostamento potrebbe essere annoverato appena lei ebbe superato l'infanzia.

Gli abitanti di Goriano accolsero molto volentieri la nuova famiglia e a mano a mano si accorsero delle varie virtù della giovinetta. A Goriano Gemma si preoccupò sempre di aiutare i genitori nel lavoro e particolarmente alla custodia del piccolo gregge. Ella si svegliava a presto, usciva dal paese e nella pace della solitudine si dedicava completamente a intrattenersi con il Signore. Le compagne le stavano intorno ed erano attratte dai suoi discorsi e dai suoi inviti alla preghiera. Uno dopo l'altro, però, i genitori morirono e lei si sentì praticamente sola. Gemma fu presa a cura da un anziano e pio uomo gorianese che non aveva figli di nome Giusto Perna.

Nella casa di Giusto continuò ancora la sua vita dedicata alla preghiera e alla meditazione. Lei aiutava Giusto e la moglie nei lavori casalinghi e nei lavori campestri, ma più spesso conduceva al pascolo la piccola gregge che le era stata affidata occupazione.

Nel 1384 la giovanetta, all'età di 12 anni, era molto avvenente e sembrava un angelo. In quell'anno arrivò in quelle contrade il Conte Ruggiero di Celano che era il signore del luogo. Mentre Gemma conduceva il pascolo e mentre pregava, e si fermò davanti a lei con la sua scorta. Era il figlio primogenito del Conte Pietro II di Celano che era venuto da quelle parti probabilmente per cacciare o per controllare lo stato del suo feudo. Ruggiero, essendo rimasto abbagliato dalla sua bellezza e sentendosi avvampare di una libidinosa passione, ebbe il proposito di abusarne e gli sembrava di avere un facile successo.

Parlò con la giovinetta, le chiese il nome, si informò dei suoi genitori e delle sue condizioni. La giovane accettò il discorso, ma appena si accorse delle mire del celanese, abbandonò il gregge e piangendo fuggì verso la sua dimora.

Il Conte Ruggiero si arrabbiò moltissimo non sopportando l'umiliazione e cercò di ritornare all'assalto. Entrò nel castello di sua appartenenza insieme con le sue truppe, si informò subito di dove abitava la fanciulla e, saputo di Giusto, ordinò ai suoi di condurlo al suo cospetto. Al buon Giusto impose la sua volontà, ma questi cercò di far comprendere al conte che la giovanetta si era dedicata a Dio e alla Santa Vergine e che aveva fatto voto di verginità. Il Conte si sdegnò e non volle più ascoltarlo, lo scacciò e andò così di persona in casa di Giusto per ritentare la prova. Il Conte cercò di blandire la giovanetta con lusinghe e prospettandole un tenore di vita principesca, tanto benessere al fine di soddisfare i suoi desideri, ma la giovanetta lo seppe respingere e tutto fu vano perché Gemma, inflessibile, rispondeva che egli avrebbe anche potuta ucciderla ma mai avrebbe assecondato le sue passioni.

Qualche tempo dopo Gemma si trovò rinchiusa in una piccola cella presso la chiesa di San Giovanni Battista fuori le mura del paese. Di questa reclusione si è discusso molto se sia stata una reclusione coatta o volontaria. Sta di fatto che la giovanetta accettò di buon grado la reclusione nell’intenzione di non uscirne più e ciò avvenne di fatto fino alla sua morte.

Della reclusione volontaria parla il più antico manoscritto sulla vita di Santa Gemma redatto in latino, attribuibile alla metà del quindicesimo secolo che andò smarrito, ma di cui si conserva una copia trascritta ove si stabilisce con buona approssimazione la morte della Santa il 12 maggio 1429.

L'altro manoscritto in volgare probabilmente dell'inizio del XVI secolo parla invece di una reclusione coatta a cui è legata la tradizione popolare che giustifica tale convinzione anche in riferimento ai soprusi che ogni giorno il popolo era obbligato a subire in periodi come quelli da parte dei potenti del tempo e soprattutto per quanto avvenuto nei fatti narrati.

Questo tipo di anacoresi era completamente sconosciuta in Abruzzo e restò anche esempio di una carcerazione spietata ed inaudita che, comunque, Gemma accettò desiderando di tenersi lontana dalle cose terrene e dedicarsi ad una vita ascetica di preghiera e di fede.

Il conte di Celano le fece costruire dunque un angusto ricovero presso l'antica chiesa di San Giovanni Battista ai piedi della collina sulla quale si erge Goriano Sicoli. Un’altra tesi sostenuta dalla tradizione popolare dice che Ruggero al fine di piegare Gemma dal suo insano desiderio la chiudesse temporaneamente in carcere in attesa di un suo ripensamento.

La giovane che aveva appena dodici anni fu dunque rinchiusa in una stanza posta al confine di una chiesa comunicante con la stessa per mezzo di una finestrella che permetteva al popolo di parlare con Gemma, aiutarla con le elemosine, ricevere da essa consigli e implorare preghiere per la salvezza di coloro che si recavano da lei a implorarla.

Santa Gemma appartiene quindi a quella schiera di santi solitari, conosciuti con il nome di rinchiusi o immurati. Questo tipo di anacoresi era conosciutissima in Inghilterra, nel sud della Francia, nell’Andalusia, in Calabria ma è l'unico esempio in Abruzzo. La giovanetta, per mezzo di una finestrella che dall'abitacolo dava nella chiesa, assisteva e partecipava ai sacramenti, alle funzioni religiose e poteva conversare con coloro che si recavano per ricevere consigli. In tutto il periodo della reclusione di questi anacoreti il silenzio era assoluto, ripetuti i digiuni e l'orazione continua che non si interrompeva neanche durante lo svolgimento di piccoli lavori che permettevano loro di ricevere in cambio quel minimo di sostentamento e consentiva loro di rimanere in vita.

Secondo quando si tramanda, nonostante il suo corpo fosse soggetto a tanti stenti, a tante privazioni e con tante sofferenze, riuscì a sopravvivere con scarsissimo cibo. Il suo corpo veniva lentamente logorato e le forze venivano affievolendosi. Ogni giorno pregava incessantemente, pregava per tutti e infine pregò per la sua morte. Piegate le ginocchia a terra, nell’atto della preghiera che le era congeniale, mori il 12 maggio del 1426 dopo 42 anni di difficile vita di reclusione, all'età di 54 anni.

Nella tradizione si narrano i prodigi che si attuarono alla morte della Santa, rimasti nella tradizione dei posteri: appena morì il suono spontaneo delle campane che suonavano a festa senza che nessuno ne avesse toccato le funi. A questo prodigio la gente accorse e fu vista la Santa vergine che era spirata in atto di adorazione circonfusa da una luce sfolgorante che illuminava tutta la sua stanzetta. Il suono delle campane fece accorrere il popolo che era sparso nella campagna e la notizia si propagò rapidamente. Ben presto il clero e il popolo di tutte le terre vicine accorsero e, mentre le campane continuavano a squillare, si ricompose la spoglia della santa per la pubblica venerazione.

Fin dai primi istanti della sua morte la storia di Santa Gemma è intensamente costellata di miracoli e di fatti prodigiosi.

Dopo circa un anno dalla morte della Santa un muro della stanza attigua alla chiesa di San Giovanni Battista, quella che era stato la sua prigione in vita e il sepolcro dopo la sua morte, crollò interamente.

I Gorianesi sentirono il desiderio di dare al corpo una più sicura e onorevole sepoltura. Perciò fu informato subito il monsignor Guidolotti da Perugia che occupava la cattedra vescovile di Valva e Sulmona che volle presenziare alla ricognizione della salma. Con il clero della diocesi si recò nella chiesa e, rimossi i calcinacci e scoperta la tomba, l’aprirono e si verificò un nuovo prodigio. Il cielo si fece buio, rumoreggiò il tuono e guizzarono i lampi. Sembrava che la natura dovesse andare a soqquadro. Il panico si impossessò in un primo momento di tutti che sì diedero a precipitosa fuga avendo interpretato il fatto come un segno inquietante ed infernale. Ma tutti compresero che quei fenomeni erano i segni della glorificazione di Santa Gemma e pertanto ritornarono con premura al lavoro che era stato lasciato. Una volta che poi fu esumata la bara, aperto il coperchio, si sparse un profumo paradisiaco che si diffuse in tutto l'ambiente e la spoglia della Santa apparve incorrotta e fresca quasi come se la vita l’avesse abbandonata da poco. Aveva sul petto una piccola croce di argento ornata di perle e stringeva al petto una borsa piena di sante reliquie. Allora tutti, compreso il vescovo, proruppero in lacrime e singhiozzi con esclamazioni di meraviglia, grida di giubilo e cantici di lode al Signore. Fu eseguita una solenne processione e recato il corpo nella chiesa di San Giovanni Battista lo deposero riverentemente in un'urna che, suggellata dal vescovo Guidalotti, fu posta in un decente sepolcro fatto scavare appositamente a circa otto palmi dalla parte del Vangelo dell'altare maggiore. Quindi, come prevedeva in quei tempi la Chiesa. il vescovo con solenne decreto ordinò che da quel momento si potesse venerare pubblicamente.


Nel 1527, nel centenario della morte della Santa, si attuò la seconda traslazione delle reliquie e si rimosse il suo corpo dal luogo ove era stato posto dal Vescovo Guidalotti e fu chiuso in una cassa sotto la mensa dell’altare maggiore con una piccola grata dalla quale poteva essere osservata la bara.



Satcofago con finestrella dove fu collocata la cassa con il corpo di S. Gemma: A.D. 1527





Cassa di legno dove fu conservato il corpo di S. Gemma dal 1527 al 1699.




Terza traslazione delle reliquie



Deposito contenente la cassa dove furono conservate le ossa della Santa dal 1699 al 1865.


Per soddisfare le esigenze degli innumerevoli pellegrini che giungevano numerosi al cospetto della Santa, si decise di abbattere la chiesa esistente, non più in grado di soddisfare una tale necessità, e nella seconda metà del XVII secolo si diede inizio all’opera di ricostruzione più degna e più ampia che fu ultimata internamente nel 1847.

La nuova chiesa è a croce latina con tre navate, con accesso da tre porte. Nel nuovo altare maggiore furono riposte le reliquie in un simulacro nel 1865.

Quarta ed ultima traslazione delle reliquie.

Nel 1890 la chiesa fu arricchita dal quadro della Santa che pascola il gregge ad opera dell’artista Giovanni Gagliardi, all’inizio del ‘900 dal dipinto di Sant’Antonio di Teofilo Patini e nel 1926 da tre affreschi nella volta centrale di Michele Patrignani. Nel 1928 fu realizzata la torre campanaria. Nel 1954 fu sostituita l’antica pavimentazione.









Foto Santuario di Santa Gemma senza la torre campanaia (Foto di fine ‘800)



Foto Santuario A, D. 2000




Nel 1865 il corpo di Santa Gemma fu ricomposto nella forma attuale nell’urna, che raffigura le sembianze della Santa, nel deposito sopra l’altare maggiore del Santuario.



La sentenza della conferma del culto della Santa si ebbe in data 1890 e venne ratificata dal pontefice Leone XIII dal 20 agosto 1878 al 20 luglio 1903.

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