"SANGUE E FIORI" di Franco Dino Lalli, Ed. Tabula Fati, Chieti, maggio 2022.
Post Ivana Fiordigigli
Penso sia importante tornare sul nuovo libro di poesie del poeta Franco Dino Lalli.
Il quadro in copertina, un albero pieno di fiori, con pennellate delicate tra il rosa e il vermiglio, è di Vincent Van Gogh e si chiama "Pesco in fiore (Souvenir de Mauve)", Arles, marzo 1888, olio su tela, 73 x 59,5 cm, Otterlo, Kroller.Muller Museum.
Il suo vortice di colori, assurge a sintesi metaforica del titolo "SANGUE E FIORI".
Questa è la copertina del recentissimo libro, che fa seguito ai precedenti testi poetici Immagini del silenzio, Ed. Tracce, Pescara 1999 e Parole sulla riva di un fiume, Ed. Libroitaliano, Ragusa 2001, oltre al libro di narrativa Racconti del vento, Ed. Orient-Express, Castelfrentano, 2007.
Non è un caso che il comune denominatore delle liriche della prima parte sia il tradimento della memoria dei padri e di un tempo che fu. Tale mondo e tale memoria sono ormai persi nel ricordo evanescente dei figli.
E' qui che la poesia diventa lirica ed evocativa, nel tentativo di riappropriarsi del mondo che fu, di farlo rivivere togliendolo dal silenzio e dall'abbandono; il paese di origine, diventa una sorta di Eden primario ormai irraggiungibile, ma ben concreto e forte nei segnali che ha lasciato nell'animo del poeta.
Una vena nostalgica si tinge di colori e di verità ormai persi per sempre: condividere il cibo, sapersi accontentare anche delle briciole, avere fame di "riconoscenza", di "dignità", aver sete di "giustizia". Ormai i campi faticosamente coltivati sono desolati dal lungo abbandono e non serve nemmeno che gli alberi piangano "lacrime d'inedia"!
Spezzammo il pane
e lo dividemmo con tutti.
Raccogliemmo solo briciole
e ci rimase ancora tanta fame:
fame di riconoscenza,
fame di dignità.
Attingemmo acqua
alle fonti del cielo
per dissetare la nostra sete di giustizia.
Cantammo, amammo e pregammo,
sacerdoti blasfemi della terra,
come passeri sperduti senza cibo
ci scaldammo al fuoco della miseria…
Ora gli alberi
stillano lacrime d’inedia
sui campi desolati dell’abbandono.
Risuona cupo il silenzio
di una memoria tradita.
I RICORDI
Hanno un cuore di neve i ricordi
e un corpo perduto nel tempo.
Sono un rosario di varie preghiere
che annulla le distanze ed il tempo.
Son tornato a narrare il mio tempo,
mi son ritrovato negli occhi
di un paese cambiato e svanito
nel nulla di un tempo lontano.
Mi ritrovo bambino nella parola,
mi ritrovo ormai adulto
nel gesto infinito
di tracciare memorie.
Spezzammo il pane
e lo dividemmo con tutti.
Raccogliemmo solo briciole
e ci rimase ancora tanta fame:
fame di riconoscenza,
fame di dignità.
Attingemmo acqua
alle fonti del cielo
per dissetare la nostra sete di giustizia.
Cantammo, amammo e pregammo,
sacerdoti blasfemi della terra,
come passeri sperduti senza cibo
ci scaldammo al fuoco della miseria…
Ora gli alberi
stillano lacrime d’inedia
sui campi desolati dell’abbandono.
Risuona cupo il silenzio
di una memoria tradita.
Anche nella poesia, che di seguito riportiamo, tornano i ricordi e torna il tema della memoria, ma è un tema complesso e l'impresa diventa difficoltosa ed è quasi impossibile. Quando sembra di poterli raggiungere e stringere tre le mani, ci si accorge che i ricordi hanno "un cuore di neve", la loro consistenza e corporeità si è perduta con lo scorrere del tempo e a nulla vale pregare e cercare di annullare le distanze e il tempo.
Il paese, quello vero e vibrante della memoria e dei padri, è ormai "cambiato e svanito nel nulla di un tempo lontano". L'infanzia, e il mondo che la circondava, sono ormai sempre più lontani; l'essere adulti si compendia nel "gesto infinito di tracciare memorie" e, così facendo, realizzare l'unica possibilità che resta per ridare concretezza e senso a quel mondo ormai perso nello scorrere del tempo.
I RICORDI
Hanno un cuore di neve i ricordi
e un corpo perduto nel tempo.
Sono un rosario di varie preghiere
che annulla le distanze ed il tempo.
Son tornato a narrare il mio tempo,
mi son ritrovato negli occhi
di un paese cambiato e svanito
nel nulla di un tempo lontano.
Mi ritrovo bambino nella parola,
mi ritrovo ormai adulto
nel gesto infinito
di tracciare memorie.
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