Post Ivana Fiordigigli
Il 18 maggio è la festa di San Venanzio e Franco Dino Lalli ci dà le opportune informazioni biografiche su questo Santo Martire.


San Venanzio martire
di Franco Dino Lalli


Dipinto sul soffitto della chiesa nell’eremo di San Venanzio a Raiano (foto F. D. Lalli)




San Venanzio martire si festeggia il 18 maggio a Camerino (Macerata) e a Raiano (AQ) ed è patrono di entrambi i paesi. È il patrono anche di San Venanzio (TR).

La tradizione narra che molti seguaci della nuova religione cristiana in Roma, tra i quali il padre, il senatore Soprino, per sfuggire alle persecuzioni adottate contro i cristiani, lasciarono Roma e si rifugiarono a Camerino, città d’origine del padre. Qui da Soprino e Benedetta nacque il martire Venanzio. Non è facile individuare la data precisa della sua nascita e l'anno preciso della sua morte, indicata nel 251 sotto l’imperatore Decio o nel 253 sotto l’imperatore Valeriano.

Dopo la morte prematura della moglie, Soprino affidò il figlio alle cure del sacerdote Porfirio. Venanzio passava intere giornate in assoluta solitudine pregando e digiunando. A mano a mano l'attività apostolica che lui aveva instaurato con i suoi concittadini gli attirò l'ostilità dei ministri del paganesimo tanto che il padre lo indusse ad abbandonare la città in compagnia del suo maestro Porfirio.

Così i due, lasciata Camerino attraversarono parte delle Marche, dell'Umbria e dell’Abruzzo con varie tappe in diverse località.

Gole di S. Venanzio a Raiano (Foto F. D. Lalli)




Giunsero con molte difficoltà in Abruzzo dove decisero di fermarsi nella zona impervia poco distante dal paese di Raiano nella quale cercarono rifugio in una grotta sul fianco del Monte Mentino presso il fiume Aterno. Qui si raccoglievano in preghiere e passavano la notte dormendo sulla dura roccia ai piedi del monte. Oggi ancora si nota sotto l'altare maggiore della Chiesa l'orma del corpo di Venanzio e su quel sasso i visitatori con devozione vanno a sdraiarsi per guarire dai mali. Nel periodo trascorso a Raiano, la tradizione vuole che Venanzio riuscì a compiere vari miracoli, tra cui la ricomposizione di una pericolosa controversia tra il paese di Raiano e il vicino Corfinio e in quell'occasione, secondo sempre la tradizione, mentre si metteva in viaggio verso Corfinio il Santo lasciò impressa sopra un sasso l'orma del piede che è ancora visibile.

Molto tempo dopo fu costruita sul posto un’edicola in muratura, protetta da un’inferriata e, sulla parete di fondo, si poteva leggere la scritta: “Ove il piede ei posò, t’inchina e prega”. Un’altra versione riferisce che il miracolo avvenne appena intraprese il viaggio di ritorno in Camerino.

Rimasero a Raiano circa due anni perché avevano appreso che a Camerino veniva sistematicamente attuata una caccia ai cristiani per opera del prefetto imperiale. Venanzio e Porfirio decisero comunque di farvi ritorno per recare sostegno ai perseguitati. A Camerino il giovane apprese anche la notizia della morte del padre. Quando entrò in possesso della sua eredità decise di mettere subito in pratica il dettato del Vangelo e distribuì ai poveri tutto il ricavato.

La tradizione racconta che dopo essersi ridotto in miseria dopo le donazioni che aveva fatto ai poveri, Venanzio si ritirò in una grotta poco fuori della città dove viveva vestito di cilicio e con preghiere e digiuni. Questa grotta pare sia stata scavata dai cristiani nel tempo delle prime persecuzioni e la croce che si vede in essa, in rilievo, pare che sia stata addirittura opera di San Venanzio. Quando il giovane vi si si era nascosto per sfuggire alla cattura dei soldati di Antioco sulla roccia erano rimaste impresse le orme del suo corpo, in particolare quelle delle dita nello sforzo atto ad aggrapparsi alle sporgenze delle pareti.

Prefetto di Camerino era Antioco. giunto da Roma. Costui, fedelissimo esecutore di tutti gli ordini dell’imperatore, indisse una pubblica assemblea nel tempio dove tutti avrebbero dovuto rendere onori e sacrifici agli dèi. Venanzio lasciò, nel giorno fissato, il suo rifugio solitario e davanti a tutti fece pubblicamente la sua professione di fede e invitò tutti a rifiutare la venerazione verso gli dèi pagani. Il prefetto ordinò ai soldati che il giovane fosse preso e condotto alla sua presenza.

Venanzio andò coraggiosamente a presentarsi ad Antioco e così iniziò il suo processo la cui redazione risale al secolo XI.

Il prefetto si trovò di fronte un giovanissimo cristiano con molta fermezza e con molta determinazione. Antioco cercò di farlo recedere dalla sua fede, con minacce e lusinghe, ma senza riuscirci. Quindi il giovanetto fu sottoposto ad un crudele ed atroce martirio: fu flagellato, percosso, appeso con la testa in giù sopra un fuoco, martoriato con eculeo (cavalletto), ma ne fu sempre incolume e per questo riuscì, con il suo esempio, a convertire al Cristianesimo i pagani che assistevano alle sue torture. Fu inoltre imprigionato senz’acqua e cibo, gli furono spezzati denti e mandibola, gettato in un letamaio, ma, dal momento che Venanzio resisteva ancora, si cercò di darlo in pasto a cinque leoni affamati, ma questi, come mansueti agnellini, si accucciano inoffensivi ai suoi piedi.
Nella sua prigione poteva accogliere ammalati di ogni genere che gli facevano visita ammirandolo ed implorandolo, ed egli riuscì a ridonare loro la salute del corpo e dell’anima, convertendoli al Cristianesimo.

Ormai esasperato, il prefetto della città lo fece gettare dalle mura, ma ancora una volta lo ritrovarono salvo, mentre cantava le lodi a Dio. Legato e trascinato dai soldati attraverso le sterpaglie della campagna operò il prodigio facendo sgorgare una sorgente da una pietra, sulla quale aveva tracciato un segno di croce, per dissetare i soldati, operando così altre conversioni.
Alla fine, il 18 maggio del 251, sotto l’imperatore Decio o nel 253 sotto l’imperatore Valeriano, fu decapitato insieme ad altri dieci cristiani. Secondo la leggenda, la testa decapitata, cadendo, rimbalzò tre volte facendo sgorgare altrettanti zampilli d'acqua dalla terra. Il santo è così definito "acquaiolo". San Venanzio aveva appena quindici anni.

 

 

La Basilica di San Venanzio a Camerino (Foto da Wikipedia)

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