Lo zafferano, detto "oro rosso" (angolo della poesia)

Post Ivana Fiordigigli


Dando la notizia che nel prossimo settembre Navelli ospiterà il Festival nazionale dei borghi più belli d’Italia e che oggi 9 maggio a Navelli si svolge una iniziativa di avvicinamento ad esso dedicata allo zafferano, vero e proprio oro rosso, “Il Centro” propone una breve storia, che riportiamo di seguito, sulle origini mitologiche della piccola piantina bulbosa.

(Foto di Ivana Fiordigigli )








"Il nome scientifico Crocus si fa derivare dal greco Kronos, invece il nome zafferano deriva dall'arabo zaafran. La mitologia greca attribuisce la nascita dello zafferano all'amore di un bellissimo giovane di nome Crocus che viveva al riparo degli dei. Crocus si innamorò di una dolce ninfa di nome Smilace che era la favorita del dio Ermes che, per vendicarsi di Crocus, trasformò il giovane nel bellissimo fiore dello zafferano. Lo zafferano è conosciuto da millenni, difatti Omero, Virgilio e Plinio ne parlano spesso nelle loro opere e Ovidio nelle Metamorfosi. Se ne parla nei papiri egiziani del II secolo a.C., nella Bibbia e nel IX e XII libro dell'Iliade. Lo zafferano si coltivava in Cilicia, Barbaria e Stiria. Infatti, i Sidoni e gli Stiri lo usavano per colorare i veli delle loro spose e i sacerdoti per profumare i loro templi per le grandi cerimonie religiose. Dall'Asia la coltivazione si estese in varie parti del mondo arrivando anche in Tunisia e in Spagna"


Di seguito una poesia riportata da Gianpiero Spelozzo. 22/03/2020 (https://ilbookolico.wordpress.com)

C’è un’ora incerta che colora
il primo autunno, nel silenzio della piana
È il momento in cui ristora
anche la notte, e si sfuma di genziana

Ovattata l’atmosfera, in un dedalo
cobalto, serba il fiore acceso di vermiglio
pronto a schiudersi oltre il petalo
violetto, (per il fiore) morbido giaciglio

È in quell’attimo, in cui il sole
si concede un piccolo sbadiglio
che al pistillo poi non duole
levarsi dal proprio nascondiglio

È un filamento esile
fragrante appendice, etereo bargiglio
oro rosso pensile
di persiana radice, dell’Asia figlio

Non si coglie, si accarezza
con la grazia di un bisbiglio
trasportato dalla brezza
fino allo stelo, fine appiglio.

Di gocce di rugiada si irrora
il fiore, all’ora incerta che colora
il primo autunno, nel silenzio aquilano.
È l’ora segreta dello zafferano.

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