Fuoriuscita di acqua ad Assergi - sett. 1970 (Il documento)

Post Ivana Fiordigigli
Un articolo di giornale, riportato da Franco Dino Lalli, ricorda un evento preoccupante dei lavori in atto nelle gallerie del Gran Sasso: una violenta fuoriuscita di acqua che invade la vallata sotto le mura del paese e prosegue lungo la SS.17 Bis e lungo il torrente Raiale. E' il documento di una storia abbastanza recente, i lavori di costruzione del traforo, ma interessante da riscoprire, sia pure perché evidenzia una delle fragilità del territorio montano che circonda il paese.





A distanza di una settimana nelle gallerie del Gran Sasso

(Articolo da "L’Aquilasette", 1° ottobre 1970)


Si torna cautamente a scavare dopo la fuoriuscita dell’acqua.

Con un cunicolo che fora nella parte destra si cerca di raggiungere il punto critico dove si troverebbe la sacca d'acqua. Numerose misure precauzionali: cartelli lungo le strade e un profondo canale per evitare che si verificano altre piccole inondazioni nell'abitato di Assergi. Situazione calma e sotto controllo. Un tappo di terriccio ha bloccato l'acqua.

Da Paganica fin dentro l'abitato di Assergi sono stati affissi centinaia di manifesti con queste diciture: <<Pericolo, zona soggetta ad improvvise inondazioni>>, <<attenzione al suono delle sirene>>. Per chi approfitta di queste giornate di sole, che a sorpresa ci offre settembre, e si porta verso la Villetta, percorrere questi pochi chilometri di strada significa quasi vivere sotto l'incubo di una catastrofe che dovrà verificarsi da un momento all'altro. Ma i manifesti sono stati un'idea della Società a cui è affidato il lavoro del traforo e vogliono essere solo una semplice precauzione. Tuttavia, dal quantitativo e dal chiasso cromatico che essi riescono a fare, danno un'impressione completamente sbagliata. Del resto, anche i carabinieri, con la loro improvvisata postazione su palafitta e la conseguente continua presenza sul luogo, anziché placare gli animi non fanno che aumentare i timori. Ma questo è un servizio pubblico di emergenza ed è bene che ci sia indipendentemente da certe considerazioni che si possono fare perché non bisogna dimenticare che la benemerita è sempre la prima ad accorrere sui luoghi dove si verificano i sinistri.

La Cogefar, dopo la sospensione dei lavori dovuti all'improvvisa fuoriuscita di acqua dalla galleria del Gran Sasso, e dopo che la situazione sembra essersi tranquillizzata per la cessazione del fenomeno, ha ripreso cautamente i lavori nella galleria a destra. Nella sinistra per ora è tutto fermo. Essa desta ancora qualche preoccupazione pure se tutto appare sotto il controllo dei tecnici. Né si può dire che l'acqua sia finita. Ce ne è forse molta. Per il momento risulta contenuta da una sorta di tappo creatosi all'interno con quel terriccio che sempre si accompagna alla furia delle acque.

Allo scopo di accertare la situazione si lavora cautamente nella parte destra delle due gallerie. Tramite un cunicolo si cercherà di penetrare fin nel punto ritenuto critico onde disporre un piano per lo smaltimento delle acque e la ripresa dei lavori.

In questi giorni l'abitato di Assergi è oggetto di una continua serie di interventi da parte dei tecnici allo scopo di curare le piaghe causate dall'improvviso straripamento dell'acqua dalla predisposta tubatura di incanalamento. Si sta infatti realizzando un profondo canale che dovrebbe essere idoneo per contenere eventuali inondazioni. Una grande pala meccanica staziona periodicamente lungo la statale poiché deve rimuovere il terriccio che l'acqua trascina a valle. Il punto critico è proprio al centro della fascia abitata lungo la strada. In questo punto l'acqua è costretta ad attraversare la strada mediante un ponte canale piuttosto piccolo al di sotto e che si intasa in continuazione.

La situazione dell'abitato di Assergi è allo stato attuale calma. Non desta quelle preoccupazioni messe bene in evidenza con una serie di servizi da una certa stampa. Siamo molto lontani da una nuova alluvione tipo quella di Firenze o dal ciclone che si è abbattuto su Venezia. Quanto a catastrofi come quella del Vajont, il tutto è arginato all'interno del Palazzo di Giustizia, anche se all'Aquila.

(E. Di.)

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