Silvio Lalli (angolo della poesia)
Post di Ivana Fiordigigli e Franco Dino Lalli.
Vogliamo riservare l'angolo della poesia di questa settimana a Silvio Lalli, nato ad Assergi l'anno 1886, morto a 52 anni all’Aquila nel 1938 dopo una vita dedicata alla scuola e ai giovani, anche in veste di Direttore Didattico.
Ne abbiamo già parlato su questo sito quale uno dei componenti della banda musicale di Assergi, nata nel 1896, ricostituita subito dopo la prima guerra mondiale e definitivamente sciolta nel 1932; nella foto della banda è il primo da sinistra dei quattro componenti seduti sulla sedia (vedi nel ritaglio la figura centrale.
Adesso cerchiamo di vederlo più da vicino attraverso le sue composizioni. Di lui abbiamo due libri di poesie ed un poemetto, "Olocausto", che celebra la memoria di Franco Baglioni di Camarda e la sua eroica impresa tra le trincee del Carso nella prima guerra mondiale. Il libro del 1931 è dedicato: "Alla santa memoria di mia madre ispiratrice di poesia"; quello del 1935 "A Rosa l'eletta compagna della mia vita".
Il primo Parva Favilla è del 1931, è edito all’Aquila dalle Officine Grafiche Vecchioni, contiene ventisei poesie composte nel 1931 da gennaio a novembre. Sono le poesie degli affetti familiari e della vita di tutti i giorni (“Madre”, “A mio Padre” “Monna Rosa” sua moglie, "Rimpianti” della vita trascorsa, “Le mie gattine”), della primavera che ritorna (“Bentornate rondinelle”, “Maggio”), dei luoghi che ama e lo commuovono (“La valle del Raiale”, “Scanno”, le vette da scalare di “Alpinisti”, “Davanti alla chiesa di Assergi”, i monumenti dedicati “Ai Caduti”, “Roma”, “Aquila”), riflessioni sull’uomo, sulla vita e sulla morte.
A differenza dell'altro libro presenta una "Prefazione", con data novembre 1935, scritta da P. Paolino da Bagno, il quale intanto mette in primo piano Silvio Lalli quale "educatore" e lo caratterizza richiamando quali basi della sana pedagogia "Dio,, anima, patria, famiglia", e conclude, aderendo pienamente "agli intenti morali dell'autore, il quale ha dimostrato che si può dare ancora molto alla vera poesia" e che la poesia come quella "può riuscire di reale vantaggio non solo ai giovinetti che si formano alla vita, ma anche agli adulti". Nota ancora che tale poesia "riveste forme convenienti alla sublimità dei soggetti che tratta" e che i temi "sono svolti sufficientemente, in modo da evitare l'erudizione, e con abbondanza di vocabolario", sicuramente riferendosi ai richiami e dettami ideologici e retorici tipici dell'epoca tra le due guerre.
DAVANTI ALLA CHIESA DI ASSERGI
Commosso un canto a l’arte tua vetusta
scioglier vuole un tuo figlio, bella chiesa
sorgente dalla roccia: il tempo resa
t’ha ognor più sacra e ognora più venusta.
Nei secoli, di gloria fosti onusta
e meta di fedeli: a tua difesa
sorser le mura del Castel che offesa
non permisero a tua grandezza augusta.
Passar generazioni in pia preghiera
fra le svelte tue tre, ampie navate
che cantici ascoltaro e nenie tristi.
Qual madre, il giorno e nella bruna sera
accogli ancor le genti affaticate:
alle ingiurie dei secoli resisti.
VALLE DEL RAIALE
Bella e ridente valle del Raiale:
lunga distesa di prati fioriti;
chiare acque mormoranti tra gli arditi
pioppi; aspri declivi ove il pié sale
a calpestare l'odoroso timo
e i selvaggi garofani fragranti;
timide e care pecore brucanti
l'erba novella e i fior: dal sommo all'imo,
ogni casa, il ciel puro, l'armonia
di piumati cantori, l'ombra amica,
zeffiro e luce fan cotanto aprica
la malîosa verde valle mia.
Baluardo infrangibile, il Gran Sasso
sta sullo sfondo con le vette bianche
ancor di nevi, e ognor schiere non stanche
d'animosi ver lui movono il passo.
NOSTALGIA
O nostalgia de' miei giorni lontani,
vaporati qual nebbia, da la vita;
o rosei sogni, azzurrità infinita,
interni gaudi, dolcissimi, arcani;
o speranze del cor giovine, umani
desideri di forte anima ardita
in vigorose membra custodita;
gioie e canti profusi a piene mani
quando era festa grande nel creato,
quando le rose non aveano spine
e felice ero anch'io d'esser nato:
poiché m'assali spesso, o nostalgia,
chiesto ho il sorriso delizioso infine
a soave fanciulla: Poesia.
PRIMAVERA
Primavera trionfa! Iridescente
l'azzurro arco del ciel percorre il sole:
bianchi fiori di mandorli e viole
carezza il raggio tepido e fulgente.
Nel verde prato, bimbo e adolescente
giocan beati, fan corse e carole,
paradisi sognando de le fole
e glauchi occhi di fata sorridente.
Festa di luci, festa di colori,
divine melodie per l'aer terso,
speranze effluvi fantasie de' cuori
canta il poeta, o dolce primavera,
e tua bellezza esalta in agil verso
e imprigiona e ne fa la sua chimera.
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