Il pettirosso - Flora e fauna locali
Post Ivana Fiordigigli.
Il pettirosso
di Franco Dino Lalli
Il pettirosso (Erithacus rubecola L.) è un piccolo uccello passeriforme della Famiglia dei Muscicapidae, l’unica specie del genere Erithacus.
È un uccellino che può raggiungere 14 cm di lunghezza e un’apertura alare di circa 20 cm.
Le piume sono marroni, la parte del ventre è bianca. La colorazione rosso-arancio è propria degli esemplari adulti che la sfoggiano su petto e fronte. I giovani ne sono sprovvisti.
È una specie diffusa in tutta Europa fino al Circolo Polare Artico e dall’Atlantico ai Monti Urali. In Asia Minore, Canarie e Iran si possono trovare delle sottospecie.
Predilige habitat come boschi di conifere, ma si adatta anche a zone abitate dall’uomo, siepi, parchi, giardini e boschetti, soprattutto in inverno per la necessità di procurarsi il cibo
È divenuto il simbolo della vita che resiste all’inverno e perciò segno di rinascita e di rinnovamento, speranza, ottimismo e buon auspicio per l’anno nuovo.
Seconda la leggenda cristiana tre uccellini, il cardellino, il pettirosso e il fringuello, mossi a compassione per le sofferenze di Gesù Cristo, si slanciarono sulla sua corona per togliere una a una le spine dalla sua carne. Tutti e tre furono feriti dalle spine coperte di sangue così alcune parti dei loro corpi furono segnate per sempre da quella opera caritatevole. Il pettirosso avrebbe visto così il suo petto, la parte anteriore del collo e la gola diventare di colore rosso sangue come testimonia anche il suo nome. Secondo un'altra versione della leggenda non si sarebbe procurato questa chiazza rossa per levare le spine della corona ma nel tentativo di estrarre i chiodi dalla croce al momento della crocifissione. Una terza leggenda parla invece che si era scottato il petto al fuoco dell'inferno mentre portava delle gocce d'acqua alle anime dei dannati. Così divenne anche il simbolo della pietà.
In realtà il pettirosso non si distingue per un atteggiamento pietoso, anzi diventa intollerante nei confronti di chiunque si permetta di entrare nel suo territorio. Quanto al petto rosso lui lo ostenta quando assume una posizione minacciosa accompagnata anche dai movimenti laterali del corpo.
Nei confronti dell'uomo è molto curioso e spesso saltella per i viali intorno a chi passeggia oppure vola di ramo in ramo per osservare chi lavora o per ammirare qualche abito di colore appariscente. Penetra nelle capanne, ma anche in qualche casa, per mangiarne insetti ma anche per una semplice curiosità. Col suo becco fino e l'occhio intelligente è l'immagine della grazia nel mondo degli uccelli.
In Scandinavia era sacro a Thor il Dio del fuoco e del tuono. Nella tribù amerindia dei Tlingit si diceva che fosse stato creato dal Corvo per allietare gli uomini col suo canto.
Il colore del petto ispirò in alcune zone della Bretagna la leggenda secondo la quale aveva portato il fuoco agli uomini che non lo possedevano e non sapevano come procurarselo. C’era bisogno di recarsi presso il buon Dio che era molto lontano, ma gli uccelli, anche quelli più grandi, si rifiutarono. Il pettirosso si propose per l’impresa nonostante tutti nutrivano grossi dubbi. Volò e così bene che giunse al cospetto di Dio, il quale, sorpreso e intenerito, lo fece riposare sulle sue ginocchia ma esitava a consegnargli il fuoco perché aveva paura che si scottasse. Il pettirosso insistette finché il Signore cedette alla sua richiesta. Raccomandò al pettirosso di non volare troppo velocemente perché così rischiava di bruciarsi le penne. L'uccellino all'inizio seguì i suoi consigli ma quando cominciò a giungere sulla terra, accorgendosi che tutti lo stavano aspettando, istintivamente accelerò e così gli accade quello che aveva previsto Dio: si bruciò le penne del petto che da quel giorno è diventato rosso.
La poetessa Emily Dickinson ha dedicato una sua poesia, molto toccante e suggestiva, a questo leggiadro uccellino:
Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano.
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.
Ho un uccello in primavera
che per me sola canta.
La primavera ammalia.
E quando l’estate s’avvicina
e quando la rosa appare,
il pettirosso se n’è andato.
Ma non me ne rattristo
sapendo che l’uccello mio
pur se volato via
impara al di là del mare
nuove melodie per me
e tornerà.
Sicuri in una più salda mano
custoditi in una più fidata terra
sono i miei.
Ed anche se adesso vanno via,
dico al mio cuore in ansia
essi sono tuoi.
In più sereno splendore,
in più dorata luce
vedo
ogni piccolo dubbio e paura,
ogni piccola discordia di quaggiù
sparita.
Dunque non mi rattristerò,
sapendo che l’uccello mio
pur se volato via
da un albero lontano
splendenti melodie per me
invierà.
quando saran fuggiti i giorni estivi!
La tua musica quando il fanello
tacerà e il pettirosso!
A fiorire per te saprò sfuggire alla tomba
riseminando il mio splendore!
E tu coglimi, anemone,
tuo fiore per l’eterno!
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