Fatti e fatterelli - Lavori (Racconti brevi dal Quadernone)
Post Ivana Fiordigigli.
DAL “QUADERNONE” INEDITO
di Gino Faccia
R A C C O N T I B R E V I
“Fatti” e “fatterelli” - Lavori
Le case si facevano con la calce. Con i sassi al bosco si facevano Le Calecare e lì venivano cotti i sassi. Dopo si riportavano e si mettevano in un fosso con l’acqua e si otteneva la calce.
"U Direttore"
Tanti lavori
Iovannitte puliva il paese e portava la carriola per raccogliere monnezze e bisogni fatti per strada; manteneva il Cimitero; sapeva fare lo stagnino; controllava le luci e spegneva i lampioni.
Acqua
Prima dell’acquedotto di Santa Maria, l’acqua si doveva prendere al fiume per la casa; animali come pecore, vacche, asini si dovevano portare al fiume per abbeverarli.
Finalmente arrivò l’acquedotto della Conserva e fu fatta la fontana alla Piazza e, dopo, alla Porta del Colle.
L’acqua si doveva cogliere alla fontana con la conca. Si faceva la fila il giorno e anche la notte per una conca di acqua.
Foto: Fonte di Piazza S. Franco addobbata per la festa e utilizzata per rinfrescare frutta e verdura.
I “martelli” in montagna
Fatto il lavoro, ha pensato di lasciare lì i martelli per ribattere la falce.
Non è andato più a riprendere i martelli.
(Venacquare dista una cinquantina di chilometri da Assergi)
Aratori
Prima delle macchine moderne e trattori, si aravano i campi con le vacche. Venivano ad arare da Paganica, Camarda, Filetto, Onna e San Gregorio.
U Vaccare
Anche in Assergi c'erano tante vacche; veniva nominato "u vaccaru", che le controllava in montagna e al pascolo e provvedeva ad abbeverarle.
Vaccari sono stati Puciareglie, Antonio Palazzone, Peppe de Simone.
Mulino
Il mulino gestito dai Lalli si trovava vicino al fiume, sotto Assergi.
Saper fare
Marietta de Ricucce vestiva i morti. Una volta capitò una donna con la gobba e non riusciva a chiudere la cassa; cacciò tutti fuori e con un colpo secco risolse il problema.
Professioni tecniche
Pirame faceva il perito ed era l’ultimo a trebbià; come perito lo sostituì Flavio.
Sposarsi
Cesare teneva il registro dei matrimoni civili. La sera sposi e testimoni andavano alla casa con confetti, nocci atterrati, ferratelle e amaretti.
Negozi
poco.
Dopo lo ha aperto la moglie di Angelo Alloggia a Via Portella. E’ durato poco.
La Bottega ha chiuso i battenti il giorno del terremoto.
Oggi Assergi non ha nemmeno un negozio di alimentari e generi di prima necessità.
Scarpare
“Ju scarpareje de Tempera” accomodava le scarpe alla casa de Petetta.Più avanti ha cominciato anche a vendere le scarpe.
Commercio di neve
Pilato andava a prendere la neve e diceva: “Il Padreterno fa la neve e Pilato se la vende!”
Marietta di Pilato portava con asini la neve all'Aquila; era anche guida di montagna; per il freddo che ha patito era diventata sorda.
Attività nel paese oggi
Le attività artigiane, che c’erano nel paese, oggi sono scomparse; gli ultimi sono stati: Maurizio Generi Alimentari; Giovanni di Ricuccio falegname; il fabbro Antonio di Lorenzo.
Ora gli Assergesi si sono fatti tutti le case nuove; tutti hanno abbandonato le terre che si coltivano. Si possono contare le attività o altro. Se si fa qualcosa si fa per hobby e per conto proprio.
La varecchina
Onofrio capitò alla fonte di Valleverde e vide “u varecchinare” riempire le damigiane di acqua e poi versare le bustine. Chiese cosa fosse. Gli fu risposto: “E’ una mia ricetta.” Onofrio gli chiese la vendita della ricetta.
La Banda
donne di quei paesi.
Vino melarella
Corangele produceva tanto miele. Alla cantina di Via della Chiesa trasformava le mele dell’orto e degliu Fosse della Valle de Sigliasce in vino melarella.
“U Forne pe’ llo pa’”
Piazza S. Franco: fornare sono state Pitturina, Maria "Cotale", Cesarina, Maria Pia;
Piazza del Forno: fornari Peppe u Sorge e moglie Teresa, Fausto di Tempera;
Forno “Sì Antonini”: fornari Fiore, Cromtone, Pasqualaccio.
L’ultimo sacrestano
L’ultimo sacrestano ad Assergi è stato Peppe “Ju Sorge”. Faceva pure “ u fornare” alla “Piazzetta ‘ju forne”; mentre infornava o sfornava il pane alle femmine raccontava l’avventura “de ju sorge”.
Pomodori
La conserva di pomodoro si faceva in casa. Preparata la salsa si faceva seccare sulle tavole poste al sole.
Le femmine
Le femmine hanno lavorato più degli uomini al fiume a sciacquare i panni, in inverno e in estate, col sole, colla pioggia, colla neve e con la tavola in testa con i panni.
Che sogno la cena!
Spillone, assistente dei lavori di rimboschimento a “Grottingeglie”, al tempo che si zappavano le vigne, usava chiamare alcuni suoi operai.
Gli anziani, esperti del mestiere, portavano avanti due file e andavano veloci; molto più avanti ho capito che quando zappavano, colpivano a lungo e facevano “le coperchiole” trascinando la terra nera e fresca.
Noi giovani lavoravamo il triplo, ma, inesperti, portavamo avanti mezzo filone. Allora Spillone ci diceva: “Massera, non venite a cenà”.
Orari svizzeri!
Sempre a “ju rimboschimente” a “Grottingeglie”, Fracchettone de Paganica veniva tutti i “jorne a cavaglie de j’asine pe’ fà i gradoni; arrivò un quarto d’ora più tardi dell’ora di inizio e Spillone “ju remanné a Paganica”.
E’ “tosta …”
Sempre Fracchettone, mentre zappava i gradoni, diceva a Spillone: “E’ tosta la cespa!”
Controlli.
Alluminio, veniva ad Assergi in moto e con la giacca metallica color alluminio; controllava la regolarità dei gradoni al rimboschimento a Grottingeglie.
Rimboschimento
Spillone forzava gli operai sfaticati “co’ gli cardi” sulla schiena.
Pagamenti in lavoro …
"U Ferrare ferrea asini e vacche, appuntiva i "brienti" o faceva altri lavori; poi tutti "a zappà, a roccà, a mète" per pagare; c'erano pochi soldi".
Alla mietitura, la mattina, alla Piazzetta del Colle vicino la Croce, era pieno di Camardelle che andavano a "scontare" i servizi avuti da artigiani o negozianti di Assergi.
Mietitura
Quando si mieteva il grano, in ogni zona si sentivano canti dalla mattina alla sera.
Taglio del bosco
- Si tagliava a squadre con “Capo-dieci”: erano da dieci a quindici persone ed uno era il Capo-dieci” che dirigeva a il taglio. Nel periodo di cui parlo il Capo Forestale era Carminucco “u Guardiane”.
- Si faceva il conto delle cataste e la squadra doveva fare la catasta al “Capo-dieci” e si prendeva sempre la prima.
- Si doveva fare anche la catasta alle scuole, ai carabinieri, al parroco, anche a Carminuccio. Il paese doveva portare a tutti i sopradetti una soma, prima che alla propria famiglia.
- Le fascine si legavano con le “torte di orneglie” o di “vollane”.
- Quando si tagliava il bosco, il guardiano faceva lasciare da piedi a capo al bosco una fascia senza tagliare per protezione.
- Spesso capitavano problemi nella numerazione delle serre, tra il numero 6 e il 9. Dopo la conta nascevano forti discussioni fra la serra n° 6 e la serra n° 9, perché invertivano i numeri manovrando la legna. Questo perché il “capodieci” non sottolineava sulla catasta i due numeri, rendendo così chiara l’interpretazione degli stessi: 6, 9.
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