I RACCONTI del "Quadernone" - Premessa
Post di Ivana Fiordigigli
Mi si consenta una breve premessa, prima di iniziare la pubblicazione del "Quadernone" di Gino Faccia Lunedì 21 marzo.
C'è stata una lunga riflessione sul suo contenuto, alla ricerca della maniera più opportuna per farlo conoscere.
Così come esteso, sulla urgenza e sovrapporsi dei ricordi, rischiava di essere frammentario e con un filo logico difficile da cogliere; non si trattava infatti di un tradizionale racconto, in cui l'argomento e il suo intreccio si dipanano attraverso una trama qualunque, più o meno lineare e semplice. Del resto bisognava evitare pesanti intromissioni che avrebbero potuto alterarne il contenuto.
Assemblare gli spunti del Quadernone per tipo di narrazione e soltanto in un secondo momento andare a toccare gli argomenti,è stata la mossa vincente ed una vera e propria sorpresa. Quanto sembrava ostico ad ogni organizzazione logica o contenutistica tradizionale, o di sviluppo, messo di seguito per l'aspetto espressivo formale, anche in maniera casuale, ha cominciato ad acquistare senso e veste narrativa.
Pensiamo al chiacchiericcio quotidiano dentro un paese in cui tutte le persone si incontravano e interagivano continuamente in mezzo alle più varie incombenze o agli spazi del tempo libero; così avveniva la trasmissione orale di riflessioni, fatti, commenti, giudizi, conoscenze, ecc...; di bocca in bocca i personaggi del paese acquistavano dimensione, nonostante si snellissero di tutti gli orpelli, e cominciavano ad emergere e pian piano a stagliarsi, quasi in una sorta di spirito epico. Bastava una parola, un cenno, un soprannome, per capire di chi si stesse parlando.
Ne esce fuori dal Quadernone un "Assergi Anthology", ma del tutto viva e vivace, sicuramente senza la malinconia della Spoon River americana e del "riposo sulla collina" dei suoi abitanti.
Personaggi e fatti e riflessioni e descrizioni degli stringati racconti di Gino ci si presentano pressoché scolpiti e colti in un atteggiamento, una parola, una particolare reazione. Poche parole, rotte e scarne, tessono una narrazione appena abbozzata. Il prima e il dopo del fatto non vengono tratteggiati, ma solo fatti intuire. Sono quasi delle istantanee, dei flash nel buio.
I racconti brevi, messi l'uno accanto all'altro secondo una combinazione data non da una logica, ma da una tematica emergente, acquistano ancora più forza ed espressività. Gli accostamenti fra i racconti ed i titoli non sono di Gino; del tutto suoi sono i racconti.
Trovo di grande valore i resoconti di Gino. La sua forza , oltre a quanto ben riferito è proprio quel tono sottaciuto, sussurrato, che osanna e suffraga quanto affermato dal grande letterata Jorge Luis Borges ,il quale ammoniva che le cose devono essere sussurrate, perché possano colpire e stregare, e aggiungo io, possano creare ed evocare echi .
RispondiEliminaGrande Gino, storico involontario, memore di cose, storie e percorsi anche dei sentieri storici della campagna, nonché della storia minuta, che quando inciampa in pietre sintattiche, involontariamente è creatore di poesia. Grazie Gino e grazie a Ivana e Dino che sanno esporti con prudenza e proprietà, evitando la corruzione che induce la luce fredda delle epoche smemorate e sature delle consistenti povertà mediatiche.