Fatti e fatterelli di vita quotidiana (Racconti brevi dal Quadernone)

 Post Ivana Fiordigigli




DAL “QUADERNONE” INEDITO

di Gino Faccia



R A C C O N T I   B R E V I



“Fatti” e “fatterelli” di vita quotidiana




La conca e l’acqua


Una volta una donna di Assergi era andata a prendere una conca di acqua. Parlando con la gente lungo la strada, con “ lo parlà” si era scordata che portava una conca piena di acqua in testa.





Il fuoco del camino


Quando al mattino si accendeva il fuoco alle case, si andava “a ju vicinate”, con la “paletta”, a chi ”j’avea già appicciate”.




Scambio di saluti


Mariano rispondeva sempre “nnattravezzo”. 

Ad esempio: “Marià, ddo và?”

Rispondeva:

“Non parlo con borghesi!”




Spesa giornaliera


“Querine a ju quaderne segnea ‘na vòta sola, j’atri a capo e a péé”.





Chiamata silenziosa!


La Turca chiamava il marito, che stava “a ju pagliare sopra la Rotta della Tessa”. La Turca stava alla casa, vicino alla “Buscia”.





Per poco …!


Ricucce sparò allo zio di Maria de Patanella, che stava sul balcone della sua casa, dalla “Selvuccia” di Peppe di Domenecozza. Lo mancò per poco.




Passatempo


Pallottone giocava a bocce dalla mattina alla sera; la moglie lo chiamava “da ju poste ‘na Porta”: 

“Vé a magnà”.




Servizio igienico pubblico


A “ju Poste ‘na Porte” gli uomini usavano urinare nell’angolo de “ ‘na Porte.” 

Si vedeva il “bagnato” che arrivava sino a Franceschina.




“Ju Poste ‘na Porte”


Era detto anche “U poste de le maldicenze”.




Le “patane” bollite


Faustina cocea le “patane” e metteva la “cottora” a “sfumà a ju Poste ‘na Porte”; quando andava a ”repijà la cottora”, era quasi vuota! 

Continuava, però, a metterle fuori "a sfuma"!




Servizio Postale


L’ufficio postale di Assergi stava alla casa de Giovanne; da “Ju Poste ‘na Porte”, ogni volta che arrivava un pacco o lettere, si sentiva Don Benedetto che timbrava con un colpo secco: “buum”.




Padre e figlio


Bebè fumava, e la pipa era vecchia; andava a piedi a Roma.

Il figlio Antonio portava la Croce e suonava la campana grande, con la fune, ai Morti e alle Feste, 




Un sordo


Micotte era sordo e abitava a “Nna Porta”.

Quando entravano le macchine, che sbattevano, egli diceva: “Hai sbattuto!”

Bacocca, passando, rispondeva: “So cazzi sì!”.


Quando Micotte fu chiamato al servizio militare, dichiarò che era sordo. Mentre scendeva la scalinata, il medico militare fece cadere per le scale delle monete.

Micotte si rigirò e fu arruolato.


La casa di Micotte era a ‘na Porta e tra moglie e marito parlavano e si stuzzicavano sempre ad alta voce per sentirsi. Luminata rispondeva: “Va all’asena”.




Mercato ad Assergi


“Alla Porta del Colle è arrivate Damiane che porta mutandine, reggipette e sottane!”


“Alla Porta del Colle è arrivate  Teresa la Magliara, che porta mutande, mutandine e mutandette, carze, carzettine e carzette .”


“Alla Porta del Colle è arrivate Pasquale che porta maccaroni, cannaruzzitte, pane; mortadelle, di cambio con prosciutti.”


Alla Porta del Colle c’era anche Bonifazio, che vendeva il vino.


Currisi, il venditore di maglie, per i vicoli strillava: “Vendo maglie e stoffe. Non vi affollate; correte piano, piano, piano; non mi calpestate i piedi!” e non c’era nessuno!


Armando, con la Moto Guzzi a citycar, vendeva a “‘na Porta” piatti, bicchieri, coltelli, tutto per la cucina e girava poi per il paese.




I Banditori

Sono stati nel tempo: Francesco d’Adame; Daniele; Peppe Limpia; Peppe Acitelli  detto Aly.




I Prati e l’irrigazione

Quando si irrigavano i prati, il Banditore avvisava:
“Signore e Signori!
luneddì l’acqua revà nnammonte alle “Prata de Ferruccio”;
Il martedì va a “SantaMaria”;
mercoledì alla “Sbota”;
l giovedì “A péé la Valle”.
Poi a Camarda. -
Il giro ricominciava alle “Prata de Ferruccio”.

Il sistema di irrigazione era così fatto: ogni “chiusa” c’erano gli “stortore” e si faceva a turno. C’era l’”Acquarole” che controllava.



La Televisione

La portò ad Assergi per primo il parroco Don Demetrio. La sera tutto il paese stava a guardarla. Ma, dopo, il prete mise una legge: solo chi andava alla Messa poteva guardare la televisione e si pagava L. 10 per la corrente. La raccolta la faceva Francucce.

Dopo poco tempo venne una seconda televisione. La fece arrivare Vincenzo U Caccione con l’aiuto di un partito politico, nella casa "de Siscuttine", a Via della Chiesa.

Un altro partito la fece vedere alla “Ammazzatora” di Giggetto, a Via Arco Congeduto.

Poi fu trasferita alla casa di Cifone, a Via della Chiesa e, in ultimo, alla casa di Lisina, a Piazzetta Carrozzi.

Piano piano l’hanno comprata tutti.



Soprannomi

Bonome gli dicevano pure “Fiaschitte”, perché nella manica della sua giacca c’era sempre una bottiglia di vino.








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