Fatti e fatterelli - Animali di stalla (Racconti brevi dal Quadernone)

Post Ivana Fiordigigli.



DAL “QUADERNONE” INEDITO

di Gino Faccia



R A C C O N T I   B R E V I



“Fatti” e “fatterelli” - Animali di stalla





Mezzi di trasporto


Coccione si metteva sopra l’asino e portava, “ ‘ncoglie”, l’aratro e diceva all’asino:
“Aah!... aah!... aah!... L’aratro lo porto io e non tu!”



Asini, uomini e vacche

Gli asini si ferravano con i ferri. Le vacche con le ciappette.
Gli uomini si ferravano con le scarpe con i chiodi di sotto.








Lo stallone
Si andava allo stallone di Paganica con l’asina o cavalla, per avere uno staccuccio
o un cavallino.
Il padrone dello stallone si chiamava Paolo.



Alla Fiera
Ogni anno si portavano asini, vacche, pecore e altro a Paganica alla Fiera, a Pasqua o alla Festa di Tutti i Santi.
Si comprava anche il maiale o si vendeva qualche animale.



Ju porche

Il maiale veniva acquistato in ogni casa e veniva ricoverato “a gliu purcile”. Al maiale,
per non fargli fare danni tutti i giorni, si metteva un ferro al muso.
Il maiale veniva chiamato: “Accì, a ju purcile”.


I “purchitti” venivano comprati a “ju porcare” Quintino, che li teneva dentro dei cestoni ad inizio di anno e sino alla Pasqua. Lo stesso giorno si dava appuntamento tra Natale e Santo Stefano, per la macellazione.


Per farli ingrassare si mescolavano con acqua bollente crusca di grano, farina di orzo o di mais, patate cotte, avanzi del pranzo, pane avanzato; si andava a raccogliere le ghiande nel bosco. Si raccoglievano anche le mele cadute. Il secchio pieno veniva versato “dentr’a ju regne” al mattino e alla sera e si controllava che tutto fosse mangiato.


Mentre ju porche mangiava, “se refecea u jacce”, togliendo la paglia bagnata e mettendo la nuova.


Tra Faustina, Giovannina e Colomba ogni anno si ripeteva la sfida del porco più grosso e grasso: “u meje porche” di Assergi. Il giorno che si uccideva il maiale, ci si fermava a “ ‘'na Porta” e, con il controllo del macellaio, le tre donne misuravano con il palmo della mano quanto era lungo e quanto era largo.


Cupella “pistava” il il peperoncino, quello piccante, in una pila di pietra, quando si
uccidevano i maiali.


Angiuline, ju Guardiane e Messo comunale, accompagnava “u dazista” con gli occhi
rossi nel periodo che si uccidevano i” porchi”, ed erano “cazzi brutti”!


Francische della Caiona, con Santaregliu, fecero “u purcile de ju porche” senza la porta e non potevano uscire.



Le fonti

Assergi aveva tre fonti per “abborare” gli animali: all’ingresso di Assergi sopra il Convento dei Frati; alla “Porte ‘ju Colle”; alla Cona.



Cisterne

Prima che arrivasse l’acqua corrente ad Assergi c’erano le cisterne ai pagliai, per
“abborare” il bestiame e per le persone.



Coltivazioni

Antonio “U Mutareglie” aveva un orto alla Fonte alla Porta del Colle e faceva
l’insalata. Bella insalata!
L’innacquava spesso e la concimava con cacca di vacche portate ad “abborare” alla fonte.



Sant’Antonio Abate

Il 17 gennaio a tutte le aie il prete benediceva gli animali.



Pe' soma

Peppe d’Aly “jea pe’ soma e se gli ruzzica j’asene. Non sapea come fa’...



Aratura

U Principine stea arà la terra a via Santini e da ju Castegliucce se sentea de strillà alle vacche: “Cala a ju solecre! Porca la sorte! Marinè, forza!”


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