Le guide alpine di Assergi nell'anno 1880

Notizie dalla Relazione di Corradino Sella sulla  prima ascesa invernale al Corno Grande il 9 gennaio 1880

di Ivana Fiordigigli


Dati nel precedente articolo alcuni riferimenti sulla vita e sulle vicende di vita della guida alpina Giovanni Acitelli, andiamo a conoscere ed approfondire alcuni aspetti di questa occupazione professionale che nella seconda metà dell'Ottocento e prima metà del 1900 coinvolse molti giovani abitanti di Assergi, in collegamento con la conquista delle vette del gruppo montuoso del Gran Sasso da parte di un nucleo di Soci della Sezione di Roma del C.A.I..

Sono due mondi diversissimi che vengono a contatto, che hanno bisogno uno dell'altro per poter affrontare e conquistare la montagna, ma con una notevole disparità di richieste ed aspettative reciproche, di esigenze e capacità di risposte e competenze da parte dei giovani assergesi che si offrono di accompagnarli.

L'occasione ce la offre la rilettura della relazione di Corradino Sella della prima ascesa invernale al Corno Grande il 9 gennaio 1880; le guide di Assergi sono il giovane Giovanni Acitelli, che all'epoca ha ventisei anni, e Zaccaria, di cui non abbiamo molte informazioni, salvo che viene definito "giovane robusto e di bella apparenza".



Emergono delle disparità di aspettative e di resa e molte carenze da parte delle guide, ma questo ci mostra anche la forte volontà delle stesse e la grande capacità di mettersi in gioco, di insistere con grossa forza di resistenza e voglia di imparare il "nuovo mestiere" senza lasciarsi abbattere dagli insuccessi. Si saranno sicuramente sentite giudicate e compatite, ma non hanno rinunciato.

Nella relazione si riconosce alle guide "l'utilità della indicazione della via da percorrere", ma più avanti viene evidenziato da Corradino Sella che "occorre istruirle meglio nei nomi delle vette e dei luoghi che si scoprono dal Gran Sasso, Nulla ci sapevano dire, e perfino capimmo e scrivemmo nei biglietti lasciati sulla vetta del Gran Sasso, Campo dei Maldi ciò che era Campo degli Invalidi." Questa è una prima carenza rilevata nella istruzione e formazione culturale di questi giovani che si cimentano nel nuovo mestiere

L'altra carenza lamentata è di tipo tecnico: "essendo affatto nuove al cammino sul ghiaccio, riuscivano di impedimento e non di aiuto". Qui si racconta di scivolate sul ghiaccio che gli escursionisti usavano per procedere, ma la guida Zaccaria che provò ad imitarli non riuscì a mantenere l'equilibrio e "ruzzolò con la testa in avanti fortunatamente senza'altro danno che la perdita di dieci minuti per rintracciare il suo cappello". Dove possono le guide cercano di evitare il ghiaccio, per cui scelgono di salire anche con grosso pericolo dove le rocce affiorano dal ghiaccio. Per salire al Campo degli Invalidi nuovo e più arduo  problema: "le guide per sicurezza camminavano attaccandosi con le mani alla nostra corda... sprovvedute di grappe (ferri a sei punte aguzze che si applicano sotto la suola delle scarpe quando si cammina sul ghiaccio) ... dovemmo scavare forse 250 scalini", operazione che si sarebbero potuti risparmiare se, invece di prendere la pendice, si fossero tenuti a destra sulla costa.

Foto dal Bollettino CAI Dicembre 1989: Prime esperienze di progressione su ghiaccio con ramponi



Anche qui la colpa è delle guide, per le quali "non c'è altra strada che quella dell'estate".

La difficoltà toglie alle guide ogni desiderio di proseguire sino alla vetta: "Già un po' prima di giungere al Campo degli Invalidi ci andavano ripetendo Come accimemo, vi lasciamo annare." Gli escursionisti proseguono da soli sino alla vetta, guadagnando la cima in due ore di cammino.

Ridiscesi, un nuovo problema: "Al Campo degli Invalidi riprendemmo le guide cosiddette, giacché a condurle da quel punto al pendio sottostante, dovemmo per tranquillarle, scavare nel ghiaccio un novello scalino intermedio tra tutti quelli aperti al mattino per ascendere." 

Sembra interessante un'altra annotazione: "Molto fredda era invece la neve soprattutto allorquando farinosa, e le scarpe immerse in essa si indurivano e gelavano. Noi non ne soffrimmo, ché avevamo due paia di calze e le scarpe internamente rivestite di panno erano impermeabili, cosicché tornammo ad Assergi coi piedi asciutti." Avranno avuto le stesse scarpe le due giovani guide di Assergi? saranno anche esse tornate con i piedi asciutti?

E' importante la conclusione di Corradino Sella, che mette in evidenza come "Le guide abruzzesi che conobbimo sono robuste ed hanno coraggio. Ma non avendo alcuna famigliarità col ghiaccio se ne impensieriscono troppo. Converrà anzitutto munirle dell'occorrente per simili imprese, e poscia quando avranno fatto più gite con qualcuno avvezzo alle Alpi, saranno presto capaci di condurre ed aiutare perfettamente l'alpinista in queste ascensioni iemali"

A questo punto tocchiamo anche l'aspetto economico, con la spesa per le guide: "Ad ogni guida furono date 13 lire, ma meriteranno di più quando più esperte potranno rendere maggiori servigi".

(Continua)

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