S. Franco Patrono e Protettore di Assergi - Dal "Quadernone" di Gino Faccia

Post di Ivana Fiordigigli

Dal Quadernone di Gino Faccia proponiamo il racconto dei festeggiamenti di Assergi, ieri e oggi, per il Protettore e Patrono del paese. 

Come ho già detto, presentando tempo fa  il "Quadernone", è un materiale inedito e dalla strutturazione stilistica e logica particolare, non solo per i termini ed espressioni dialettali che affiorano, ma anche e soprattutto per la concatenazione logica che tesse una rete complessa e ricca di richiami, anche oltre il singolo contesto di riferimento, ma che non diventa, o lo è solo in piccoli punti, un tradizionale e scorrevole racconto narrato:

"Non si tratta di racconti, infatti ogni appunto, che sembra a volte casuale e risponde quasi ad una logica moltiplicativa e di richiami memoriali, è come una pennellata di colore che si aggiunge a un quadro multiforme, ma non si sviluppa in uno svolgimento, in un prima e in un dopo. Ne emerge una concatenazione che sembra a volte imprevista e fortuita, del tutto occasionale, a volte cercata in un particolare imprevedibile della memoria.
E’ meglio soffermarsi sui particolari e gustarli e capirli per quello che sono.
Nell’insieme diventano storia, pur non volendo esserlo.
Più che un racconto emergono notizie e informazioni, che si richiamano e si riallacciano, dando vita ad uno sfondo elastico, mutevole , che dà la sensazione di un ambiente povero, difficoltoso, ma dal fondo emerge una collettività ed una coralità che, forse, oggi non esistono più.
Il tutto è percorso da una vena di nostalgia e di curiosità di indagine, che anima l’azione dello scrittore di appunti e la rende viva."

La realtà è che seguiamo come traccia una sorta di puzzle, in cui come schegge mutevoli e un po' impazzite si situano i singoli nuclei narrativi e contenutistici, ma, quando si prova a ricomporli, emerge un racconto essenziale di fatti, di dati, di emozioni, di partecipazione intensa e consapevole alla vita quotidiana del paese in tutti i suoi aspetti. Questo quando non si arriva ad esprimere rammarico o nostalgia per qualcosa che ora non è più, ma da Gino è sentito quale punto importante al quale non rinunciare.

L'azione di scomposizione e ricomposizione è stata fatta con la  partecipazione di Gino Faccia.


NOTA: I materiali proposti dal sito alla lettura, qualora vengano ripresi e riportati in qualsiasi maniera, si chiede cortesemente di indicare a fianco l'autore degli stessi e il sito che li ha pubblicati. Grazie



S. Franco Patrono e Protettore di Assergi

di Gino Faccia





San Franco, secondo i racconti o leggende, è nato nel 1156 ed è morto nel 1226. Ha vissuto 70 anni. E' morto ai Favi il 5 giugno. Questo l'ho sentito raccontare da Giovanni Ricuccio.

 Invece altri dicono che è nato il 1154, morto il 1226, lo ha detto Nicola Tomei o Demetrio Gianfrancesco parroci di Assergi a fine 1700 il primo, agli anni Settanta del 1900 il secondo.

Il 13 agosto, verso le 4,15 si partiva e si andava a piedi, fino all’Acqua di San Franco, attraversando tutta la vallata del Vasto e poi salendo sul Monte San Franco, dove aspettavano numerosi pellegrini. Arrivati ci si bagnava alla sorgente della freschissima acqua, poi si mangiava un panino. 

In genere veniva su in montagna il prete a "dire" la Messa.

Un anno ci è venuto anche il Vescovo, con la musica della Banda di Assergi per una occasione particolare: il restauro dell'Edicola fatto eseguire a spese dell'assergese Vincenzo Cipicchia. 

Si ripartiva. 

Prima tappa al Vasto. 

Seconda tappa alla Sbota. 

Terza tappa alle Pernagnova. Qui scendendo dal paese veniva la processione con la statua di S. Franco e col prete. Si ripartiva insieme alla volta della chiesa. Arrivati alla terra di Sciancacrapa  c’erano gli spari.


Il 5 giugno si festeggia e si è sempre festeggiato il Santo. E' il giorno della sua morte e le sue Reliquie sono sempre state custodite nella chiesa "Santa Maria Assunta".

La chiesa che ricordo era più alta e c'erano tre finestroni in più a destra e a sinistra delle navate laterali. Vicino alla porta c'era una scaletta: al primo piano c'era un organo a canne; salendo si arrivava sino alle campane che si suonavano a mano. Al secondo piano fuori c'era un balcone ove si mostravano le Reliquie il giorno della festa. Con la guerra il balcone fu tolto.

I pellegrini venivano da Celano, Pescara, zona dell’Aquila, ma più di Teramo, a piedi attraversando Vavuccio. Vicino a Ferragosto cominciavano dalle Roscie a cantare la storia di S. Franco fino alla chiesa poi a piedi fino all’altare. Molti facevano la costa de 'nna Porta ginocchioni fino alla chiesa..

 I pellegrini dormivano nella chiesa. Il parroco si oppose a questo uso e non volle più che vi dormissero. Allora i pellegrini si ribellarono, erano di Celano, lo volevano uccidere. Il parroco fece un garage proprio per accoglierli, ma, piano piano, il garage non è servito più. Non venivano più a piedi, ma con macchine e "corriere". Andando avanti gli anni sono diminuiti anche i pellegrini, è cambiato tutto.



Reliquie: la sera del 4 giugno ricordo si mostravano alla balconata posta sulla facciata della chiesa. Quando la balconata in ferro fu tolta dalla facciata, le Reliquie si iniziarono a mostrare sopra la Congrega, dove c'era una loggia con gli archi.

 Ogni reliquia uno sparo e musica. Quando è scomparsa anche la loggia, in tempi più recenti, sono state mostrate nella piazza approfittando del palco montato per la festa del 4 e 5 giugno. Un particolare uso invalso non so in che periodo è che le teche contenenti le Reliquie venivano prelevate dalla cripta della chiesa, dal loro cassone, dal parroco e venivano portate dalle donne del paese. 


Ostensori con le Reliquie oggi rimaste, oltre alla Cassa di San Franco (copia in rame della originale in argento)

Anche questa tradizione e il suo solenne rito, che una volta coinvolgeva tutto il paese, registra una partecipazione sempre più esigua

Alla Piazza c'era la fiera, c’erano "le bancarelle" che vendevano la Storia di S. Franco e medaglie d’alluminio che recavano impressa l'immagine del  Santo. C'erano giochi come il cane che sparavi e faceva il botto o il treno che sparava, giochi delle carte magiche o gioco con i chiodi

La sera a chiusura della festa e il giorno dopo la processione c'erano gli spari; sparavano sotto alla chiesa, oltre il fiume. 

La sera musica sul palco con le musiche sinfoniche. 

Campane il giorno di San Franco suonavano a distesa a festa. I figli salivano alla torre e suonavano a mazzejie, a mano, le campane. Le scalette per arrivare alla torre campanaria erano di ferro, a gradini.
Era una bella festa.

Ora il paese sta morendo così, le attività, i mestieri, le mentalità stanno cambiando, anche le feste stanno cambiando. Non sono quelle di una volta. Ad esempio a San Franco si fa la festa, ma si pensa a mangiare e a bere. La religione si pensa poco. Le feste sono rimaste nel calendario. San Franco Protettore di Assergi, piano piano, tra pochi anni, rimarrà come prima di essere santo: un “romito” solo, immerso nel silenzio, questa volta, della sua chiesa.



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