Dallo "Speciale su Lucoli" di "Tesori d'Abruzzo"

Post Ivana Fiordigigli
Dallo Speciale di "Tesori d'Abruzzo" dedicato a Lucoli riporto il brano dove si suppone che l'eremo di Sant'Onofrio possa essere stato il primo rifugio nei boschi di San Franco Eremita.



"L’altipiano Campo Felice è conosciuto anche dagli amanti degli sport invernali per l’esistenza di una nota località sciistica sorta ai piedi di Monte Rotondo, non lontano dal territorio lucolano. Invece, i visitatori che prediligono l’escursionismo, anche ad alta quota, possono godere appieno di queste zone durante tutta la stagione estiva, dalla pianura alle vette circostanti, grazie ad un’ampia varietà di percorsi di diversa intensità e difficoltà tra cui scegliere. Il comune di Lucoli, in cui si trova prevalentemente l’altopiano, è un ottimo punto di partenza per coloro che desiderano esplorare il magnifico paesaggio offerto da Campo Felice.

Tra le numerose e affascinanti mete che è possibile visitare nei dintorni, c’è il suggestivo eremo di Sant’Onofrio, situato a metà di un’alta parete verticale esposta a ovest, nell’area che si erge al di sopra della valle Orsara, di Vaccamorta e del vallone omonimo.
Stando alla teoria proposta dal prof. Giuseppe D’Annunzio, potrebbe trattarsi del primo rifugio eremitico scelto da San Franco e, a sostegno della sua tesi, il docente menziona gli “Atti”, un antico codice miniato conservato fino alla fine del Settecento nella chiesa di Assergi nel quale erano contenute notizie sulla vita del Santo.
Il luogo, solitario e appartato, è facilmente raggiungibile dalla piana di Campo Felice, affrontando una breve escursione, che diventa più impegnativa solo nel tratto finale.
Per facilitare l’ascesa, negli ultimi anni è stato aggiunto un corrimano lungo il percorso in parte scavato nella roccia, dove si intravedono ancora alcuni scalini ormai consumati dal tempo.
La grotta, che si sviluppa su più livelli, doveva presentare più ambienti, forse separati da muri costruiti proprio per questo scopo.
Nella sala più ampia, delimitata da un canale di raccolta per la pioggia, sono stati scolpiti direttamente nella pietra una superficie piana sopraelevata, forse un modesto altare, e una semplice balaustra che si affaccia sulla valle sottostante. I locali più in basso, verso i quali veniva fatta confluire l’acqua piovana, ospitavano probabilmente delle vasche, come lascia intuire l’usura che caratterizza la roccia in questo punto.
Sullo sperone di roccia al di sopra dell’antro, sono presenti alcuni ruderi appartenenti al villaggio di Sant’Eramo, un luogo rimasto vivo nella memoria popolare a distanza di secoli. Dell’antica comunità agricola e pastorale, oggi rimangono soltanto i resti delle abitazioni e dei recinti dei terreni coltivati, mentre si ergono ancora le mura di quella che potrebbe essere identifica come una chiesa, che si presume possa risalire al periodo medievale.
Secondo la leggenda il paese fu abbandonato per via di un’invasione di formiche, ma altri sostengono che la ragione sia da cercare nei ripetuti eventi franosi che affliggevano la zona nota anche come “Petra rotara”."

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