Strumenti di lavoro : L'ARATRO (Lab. Memorie)

Post Ivana.F.

L'ARATRO

La ricostruzione in miniatura è di Gino Faccia.





Prima di tutto c'è il giogo "u jjove", pezzo di legno, opportunamente modellato, che veniva appoggiato sul collo delle mucche.
Dal giogo parte una corda che abbraccia il collo di ognuna delle due mucche, rette dalle "fibbie" poste sopra al giogo.
Attraverso le "fibbie" passano anche le "rignole". Le mucche sono agganciate e guidate con le "rignole": corde lunghe, che, passando attraverso la "capetana" (corda attorno alle corna) a loro volta reggono le "froscette", per poter guidare le mucche.
"U suvejju" è una specie di attrezzo a ferro di cavallo, che si aggancia alla "cavicchia", punta in ferro che blocca la "vuria", cioè la parte lunga dell'aratro che dietro regge il vòmere.
Al centro del giogo c'è una corda che regge "u suvejju".




La "manétta" è l'estremità dietro l'aratro e che viene retta dalla persona che ara per poter regolare profondità e direzione del solco.




Il "nervo" unisce la "vùria" e "ju sciarpellòne, la cui punta in ferro si chiama "vembre", cioè il vomere che "ara la terra" scavando i solchi.
Ai lati dello "sciarpellòne" ci sono due "récchie", che sono due piccole assi fissate allo sciarpellòne e che si allargano da esso. La funzione di queste è aprire ancora di più il solco.
Per agganciare e reggere vùria e sciarpellone abbiamo una "zéppa", che si può regolare.




L'aratore portava "staffìle" e "puntejju", un attrezzo che da un lato serve per guidare le mucche, dall'altro serve per "sterrare", pulire l'aratro dalla terra che si attoppa e lo blocca.







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