Roio ricorda San Franco di Fulgenzio Ciccozzi

Post Ivana F.


Questo, che segue, è l’articolo di Fulgenzio Ciccozzi, pubblicato il 5 giugno 2021 sul sito “ilcapoluogo.it”, a ricordare la ricorrenza della festa dell’Eremita del Gran Sasso San Franco, morto in tale data nella grotta di Pizzo Cefalone ottocento anni fa e sepolto nella chiesa S. Maria Assunta di Assergi che ne conserva le spoglie.

Studioso attento, appassionato cultore di storia locale, autore di un recente libro sulla storia di Roio (Rojo Historia, REA Edizioni, L'Aquila 2014)  , ogni anno sottolinea con i suoi articoli e ricorda a tutti il Santo del Gran Sasso figlio di Roio Piano.

In questo anno 2021 Ciccozzi si sofferma a parlare di una particolare via di Roio che ha il nome di Via San Franco, e non a caso. E’ infatti un tratto della strada che il giovane Franco ha sicuramente percorso quando si è recato presso l’abbazia di San Giovanni di Collimento in Lucoli, ha chiesto di poter entrare nel monastero ed è stato accolto dall’allora abate Luculano. Chissà quante altre volte l’avrà percorsa avanti e indietro per andare a trovare a Roio la sua famiglia, dice Ciccozzi!

Annoveriamo quest’altra piccola conoscenza del culto di San Franco a Roio e del tributo a lui riconosciuto con la denominazione di questa strada.

Avevamo, invece, sempre sentito parlare di Roio Poggio e della Via Mariana del Rosario istituita nel 1942 dopo il restauro del Santuario della Madonna della Croce per volere dell’arcivescovo dell’Aquila monsignor Carlo Confalonieri e dallo stesso, divenuto Cardinale arricchita quindici edicole in pietra lavorate raffiguranti i Misteri del Rosario.

Quando come associazione ci siamo recati a Lucoli ed all’abbazia per uno dei primi incontri per l’Ottocentenario, al ritorno abbiamo sbagliato direzione, prendendo una strada diversa da quella dell’andata. Quando una freccia ci ha fatto capire che ci trovavamo a Roio Piano l’osservazione è stata: “Chissà che non sia la strada che ha percorso S. Franco a piedi per andare all’abbazia!” Oggi scopriamo che è proprio così e che un tratto porta quel nome, come si nota dalla mappa che segue.


Il 13 giugno 2021, in occasione della Santa Messa celebrata per la ricorrenza della festa di San Franco e in onore dell'Ottocentenario della sua morte, anche a Roio, come presentato nel precedente articolo di F. Ciccozzi,  è stato piantato un piccolo ciliegio  "anche quale gesto di gratitudine verso San Franco che tradizione locale vuole oggetto di uno dei miracoli che l’allora giovane eremita compì proprio nel suo paese natio". 

La foto che segue, inviata da Fulgenzio Ciccozzi, rappresenta , nella posa intorno alla piantina di alcuni presenti alla inaugurazione, una ideale unione fra tre dei paesi di San Franco. 

E' il 16 ottobre 2020 e la piantina è il ciliegio di Lucoli appena piantumato ed inaugurato. Ci sono quattro rappresentanti di Roio, fra cui Fulgenzio Ciccozzi e Croce Rotolante, autore di un altro libro sulla storia di Roio (Roio - Storia di una terra attraverso i secoli, REA Edizioni, L'Aquila, 2020). C'è la presidente della associazione "Assergi: cultura, memoria e montagna".




Roio ricorda San Franco

di Fulgenzio Ciccozzi


Via San Franco, a Roio Piano, è un’altra denominazione (oltre a quella della frazione in cui ha sede la casa del santo, o quel che ne è rimasto) con cui viene chiamato un tratto di strada di campagna, naturale proseguimento di via Giovanna d’Arco, che taglia via Cullicigliu per dirigersi nella vicina altura, in direzione di Lucoli. 

Chissà quante volte il monaco Franco dovette percorrerla per recarsi all’abbazia di San Giovanni, e poi di ritorno per riabbracciare i suoi genitori nel suo paese natio. E chissà quante volte si recò a pregare insieme ai suoi compaesani nella chiesetta di Sant’Agnese la quale doveva trovarsi lì vicino, poco distante da Roio Piano che allora contava poco più di un pugno di case. La piccola pieve sarà poi soppressa (nel 1313) dal vescovo aquilano Filippo Delci poiché le fonti dell’epoca narrano che era mal servita.

Proprio in quel periodo (XII secolo), con la ripresa della transumanza, il piccolo paese conobbe un notevole sviluppo che lo pose al centro delle ville dell’altopiano e lo portò a stringere rapporti sempre più stretti con Lucoli, tanto che molte famiglie del lucolano si spostarono in loco contribuendo alla sua crescita. Dunque, la vita della gente della vallata venne stravolta da un crescere di attività strettamente legate alla ripresa dell’industria armentizia che contribuì a trasformare anche l’ambiente dell’altopiano, sino ad allora prettamente boscoso, con l’incremento di pascoli e coltivi.

Roio stava cambiando adattandosi ai nuovi modelli di società che l’organizzazione ecclesiastica e normanna stavano di pari passi imponendo. I

l giovane pastore, Franco, non rimase estraneo a questi cambiamenti, che evidentemente in buona parte si rifiutò di accettare, tanto da indurlo, mosso da fervore religioso, a fare scelte più austere che lo avrebbero avvicinato a Dio, all’uomo e alla natura. 

Un cammino, questo, che sarà poi ripreso in un’altra forma e con tratti poetici da Francesco d’Assisi. 

Il 5 di giugno, in un anno imprecisato dei primi decenni del XIII secolo, al canto del gallo, il mondo che ruotava intorno alle cime del Gran Sasso, che l’eremita aveva scelto come suo luogo ideale di ascesi, pianse la morte di un figlio che aveva donato l’anima al Signore e il corpo al suo paese d’adozione: Assergi.






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