Accesso negato a un percorso - Lab. Memoria

Post Ivana F.

 Accesso negato a un percorso - Lab. Memoria


Sono passati anni dall’ultima passeggiata fatta lungo la strada che dalla zona di Assergi sotto alla chiesa risale lungo il corso del fiume, va a sfociare in zona Pernagnova e la sua edicola mariana, sino a raggiungere la Valle de "Il Vasto" e l'"Acqua di San Franco". 

Il fiume è un elemento importante della zona di Assergi. Ben lo sapeva chi ha ideato e posizionato il pannello in maioliche dipinte a mano presente all’Acqua di San Franco e qualche altro dipinto dell’epoca che vicino alla figura di San Franco delineano il paese di Assergi e, in basso, il fiume che scorre prima di arrivare alla curva, verso la valle che porta a Camarda.




E’ un percorso che accompagna alla riscoperta di alcuni luoghi della memoria, a vario titolo importanti, di una società agricolo-pastorale.
A dire la verità mi è sembrato più un viaggio attraverso dei luoghi della “non memoria”, che “della memoria”:

  • un accesso a un percorso, che non è più un accesso;
  • un percorso che non esiste più;
  • una cappella scomparsa;
  • una Croce, stranamente coperta, in uno spazio assurdo
  • un massale per le pecore e altri lavori agricoli del tutto a secco e senza alcuna funzione;
  • un mulino che non è più un mulino;
  • una "raffota" che portava acqua al mulino, ormai scomparsa
  • un fiume talmente lontano che sembra assurda anche l'idea del mulino
ma andiamo con ordine.


Accesso a un percorso, che non è più un accesso
Primo luogo: ricordavo un accesso, dalla S.S. 17 bis per la Funivia, che si apriva fra le erbe e gli alberi e conduceva sino allo spiazzo da cui ripartono due strade di campagna: quella lungo il fiume e che sfocia in zona Pernagnova; quella di "Rottalonga" che, dopo un ponticello, risaliva lungo la parete scoscesa e un po' rocciosa che si trova sulla sinistra diretta a Le Cartiche, sino a raggiungere le Fiocara.

…..




La strada lungo il fiume costituiva un tempo un “percorso della tradizione” decisamente importante per l’economia agricolo-pastorale della zona, e non solo per Assergi ma anche per il vicino borgo di Camarda. Di lì passavano contadini, pastori, boscaioli di Camarda che quotidianamente si recavano a lavorare nel territorio di San Pietro, della Genca, del Vasto. Negli anni quaranta, i ragazzetti di allora ancora ricordano che, quando vedevano dalla piazza i gruppi di camardesi passare e cantare in coro, per quel senso di goliardico spirito di rivalsa, quasi di gelosia e di protagonismo, urlavano e si divertivano a tirare anche dei sassi, scappando se qualcuno dei camardesi faceva finta di affrontarli.

Il RITORNELLO CANTATO ERA:

“...Iémo, iémo a Santu Petru,

gli scagliozzi a preparà....”

Era un percorso molto usato ed era la strada vicinale  per procedere lungo Il Vasto. In altri paesi gli antichi percorsi si riaprono, si ristrutturano, si valorizzano per poterli proporre a turisti ed escursionisti; ad Assergi si chiudono e le tracce storiche scompaiono tra le sterpaglie e la vegetazione. 

Nessuno se ne accorge e nemmeno i rappresentanti della popolazione. Dove sono? Che fanno?

Ecco come si presenta oggi l’accesso dell'antico percorso, dopo l’ultimo intervento dell’ANAS di risistemazione della strada per la Funivia:


Un percorso che non esiste più






Una cappella scomparsa: la "Cona dello Spirito Santo". 
Non è certamente colpa dell'uomo l'alluvione che l'ha portata via; può capitare e il posto evidentemente era soggetto a simili disastri. 

E' rimasta, a segno di questa presenza, una Croce, stranamente coperta, in uno spazio assurdo.





Un massale per le pecore e altri lavori agricoli del tutto a secco e senza alcuna funzione.
Rappresenta la storia della pastorizia e della zona. Era un posto vivo, dove convergevano le pecore e i pastori, la gente e i ragazzi curiosi. 
Le pecore venivano spinte in acqua, alcune nuotavano da sole, altre dovevano essere aiutate perché rischiavano di affogare. Venivano poi spinte verso la montagna per farle asciugare. 
L'acqua veniva presa dalla refota del mulino e attraverso una "forma" era portata al massale.
Era una vera e propria festa, un grande divertimento per tutti, un lavoro faticoso, molto faticoso, per i pastori che dovevano dirigere, spingere, esortare, a volte salvare le pecore.
In ogni caso era uno spettacolo vedere le pecore uscir fuori dalla operazione con il mantello di lana tornato bianco e bello, pronto per la tosatura annuale.





Un mulino che non è più un mulino




Una "raffota", che portava acqua al mulino, ormai scomparsa.

Un fiume talmente lontano che sembra assurda anche l'idea del mulino.


Non resta altro, a questo punto, che ammirare le bellezze paesaggistiche, il verde rigoglioso e quasi inselvatichito, il fiume che a volte scorre lungo il percorso, a tratti si allontana e scompare dietro gli alberi, mentre il gorgoglio continuo dell'acqua si fa a volte imponente, a volte scompare in sottofondo, per riemergere più avanti, quasi un musicale accompagnamento.







Sempre camminando, la prospettiva di un alto pilone fa capire che la zona è attraversata dall'autostrada.



Proseguendo si arriva in zona Pernagnova all'edicola mariana ed alla strada che da Assergi  risale la valle, lungo il fiume, sino a "Il Vasto".





A questo punto un palo con la segnaletica del Parco, più che orientare, disorienta, perché le direzioni che indica sono per località distanti, qualcuna improbabile. Mancano delle località vicine, possibili da raggiungere, e relative direzioni.
 "Il cammino dei Monti e dei Santi" si desidererebbe più dettagliato e preciso. Il turista, il probabile escursionista si chiedono sicuramente: "Quali monti? Quali santi? Di quale epoca? Vanno anche essi a passeggio per la strada?" 
Benedetta conoscenza del territorio! Rischia di crearsi un po' di confusione.






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