Leggende della Pasqua
Post di Ivana Fiordigigli
Tre leggende scelte e presentate da Franco Dino Lalli
LA LEGGENDA DEL BIANCOSPINO
Dopo la morte di Gesù, la Madonna si chiuse nella sua casa a piangere e a pregare. Usciva solo di notte dopo il tramonto. Andava nell’orto di Giuseppe, dove avevano sepolto il suo figliolo, e vi restava fino all’alba. Intorno al sepolcro crescevano rovi e spini come quelli che si trovavano nella corona che aveva cinto la fronte di Gesù. Si disperava e piangeva nel ricordare la morte di suo figlio. Piangeva tanto che i rovi si commossero; raccolsero tutte le lacrime della Madonna e le infilarono, come perle, sui loro spini.
Il Sabato Santo, quando Gesù risuscitò, la natura fremette di gioia, i rovi biancheggiarono sotto una nevicata di petali candidi. Le lacrime della Madonna si erano mutate in quei bei fiori che presero il nome di biancospini. E a ogni Pasqua tornano a fiorire.
LA LEGGENDA DEL MELOGRANO
Mentre Gesù saliva faticosamente la via del Calvario, dalla sua fronte trafitta di spine cadevano gocce di sangue. Gli Apostoli, per timore di essere riconosciuti, lo seguivano da lontano. Uno di essi, quando il triste corteo era passato, raccolse i sassolini che erano stati arrossati dal sangue benedetto di Gesù e li mise in un sacchetto. Quando la sera gli Apostoli si radunarono, tristi e addolorati nel Cenacolo, l’apostolo trasse di tasca il sacchetto per mostrare ai compagni le reliquie del sangue di Gesù, ma nel sacchetto trovò un frutto nuovo dalla buccia spessa e aspra dentro alla quale vi erano tanti chicchi, rossi come il sangue di Gesù. Era nato il melograno.
LA LEGGENDA DEL SALICE PIANGENTE
Gesù saliva verso il Calvario e portava sulle spalle la croce pesante. Sangue e sudore rigavano il suo volto coronato di spine. A lui vicino camminava la Madre con altre pie donne. Gli uccellini, al passaggio della triste processione, si rifugiavano, impauriti, tra i rami degli alberi. A un tratto Gesù stramazzò al suolo. Due soldati, armati di frusta, furono su di Lui e allontanarono Maria che tentava di rialzarlo. Gesù provò a rialzarsi, ma la croce, troppo pesante, glielo impediva. Cadde sfinito ai piedi di un salice e cercò inutilmente di aggrapparsi al tronco. Allora l’albero pietoso chinò fino a terra i suoi rami lunghi e sottili perché potesse, afferrandosi a essi, rialzarsi con minor fatica. Quando Gesù riprese il faticoso cammino, l’albero rimase con i rami pendenti verso terra: perciò fu chiamato “Salice Piangente “.
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