Il recupero del patrimonio artistico ad Assergi: notazioni di restauro


Per ricordare Giovanna Di Matteo voglio  riportare il suo saggio presentato al Convegno svoltosi in Assergi nel giugno 2012 e pubblicato fra gli Atti del convegno "San Franco di Assergi - Storia di eremitismo e santità alle pendici del Gran Sasso" a cura di I. Fiordigigli,  Arkhé Ed.,  maggio 2014, pp. 81-84.
Contattata per il convegno, non solo accettò volentieri di partecipare, ma offrì ad Assergi l'opportunità di conoscere il recupero e restauro di molte delle sue opere artistiche, ascoltare i restauratori che se ne erano occupati, sapere dove erano allora conservate, in attesa di un ritorno delle stesse in Assergi.
Varrebbe la pena di prendere in considerazione la sua proposta di creare in Assergi un museo delle opere, per poterle riavere nel luogo di origine, ma proteggendole. Occorre ricordare che fra le opere portate in Curia e restaurate c'è anche la preziosissima Cassa-reliquiario di San Franco. (Post di Ivana Fiordigigli)







Il recupero del patrimonio artistico ad Assergi: notazioni di restauro

di Giovanna Di Matteo (Curia Arcivescovile dell’Aquila, Ufficio Beni Culturali)


C’è la notizia di un recupero, attraverso un lavoro di restauro che dopo il terremoto si sta facendo, di alcune statue, sculture lignee e opere pittoriche accantonate e ritrovate nella chiesa di Assergi. E’ un piccolo patrimonio artistico del paese. Tolte dalla polvere, ripulite, ristrutturate le opere sono state presentate sia in corso di restauro, sia riportate nel loro antico splendore. Nelle proiezioni presentate in video si è potuto ammirarne alcune: la Madonna con Bambino, il Cristo Portacroce, i tondi dei Dodici Apostoli, un antico tabernacolo ligneo, le statue lignee di sant’Antonio e di San Francesco.

Proposte: 
  • una ricerca documentale sulle opere restaurate, per comprenderle più a fondo e valorizzarle;

  • una collocazione per le stesse da trovare ad Assergi per conservarle e poterle conoscere e apprezzare «come memoria storica in un piccolo museo della Parrocchia», da creare.




Nell’ambito della complessa situazione della ricostruzione post terremoto il restauro di piccoli oggetti d’arte sembra essere ben poca cosa, eppure in questi anni abbiamo potuto osservare una attenzione particolare delle comunità a tali piccoli episodi di recupero. L’unica spiegazione è che anche un minimo recupero di un’opera danneggiata dal sisma acquisti una rilevanza enorme in quanto recupero simbolico di identità, assumendo la funzione di acceleratore straordinario della speranza di ritorno alla normalità. Si tratta pertanto di una iniezione importante di fiducia in un ambiente generale nel quale lo scoraggiamento da abbandono e da ritardi sembra essere lo stato quotidiano.

La solidarietà di tutta Italia sostiene i nostri interventi, ma non solo. Segnali importanti vengono anche dalle nostre comunità che, con grande sensibilità partecipano al recupero del patrimonio artistico, come è avvenuto ad Assergi, dove il generoso intervento di un componente della comunità ci ha condotti al recupero di un gran numero di opere della locale chiesa di S. Maria Assunta.

Il laboratorio di restauro di Pietro Scandurra ha eseguito il recupero delle tele del Sacro Cuore di Maria e del Cristo Portacroce.

Al di là delle opere già conosciute il terremoto, come consuetudine, restituisce anche opere accantonate
in casse, armadi, soffitte perchè non più in uso e, pertanto, dimenticate. Questa è appunto la sorte toccata a dodici tondi lignei dipinti, raffiguranti gli Apostoli, finiti dentro un armadio polveroso in quanto non più utili al culto. I tondi dovrebbero provenire da un altare ligneo perduto, simile a quelli più diffusi tra tardo Cinquecento e Seicento dedicati al Rosario, con una ampia cornice lignea all’interno della quale trovavano posto i tondi lignei, posti intorno ad una tela, la cui iconografia nel nostro caso doveva avere attinenza con l’istituzione della Chiesa (Sacrificio di Cristo, Cristo Risorto, La Pentecoste e quant’altro).

L’analisi attenta dei tondi, attribuibili alla fine del XVII secolo, riesce a chiarirci quali immagini fossero poste in alto, quali sui lati destro e sinistro e quali in basso. La guida da seguire in tale ricostruzione è la direzione dello sguardo degli Apostoli, concentrato sulla figura centrale mancante, la quale aiuta a definire la loro disposizione spaziale.

Il piccolo retablo ligneo presentava una iconografia singolare, non molto diffusa. Da quanto oggi ci è dato di vedere, l’altare nel tempo deve aver vissuto almeno due fasi di degrado: in una prima fase si era danneggiato o era andato smarrito il tondo relativo alla figura di S. Pietro, che pertanto, a differenza degli altri dipinti direttamente su legno, viene realizzato su tela e successivamente fatto riaderire ad un tondo ligneo.


In un secondo momento l’altare deve aver attraversato una fase più critica, nella quale esso si danneggia o viene abbandonato e smontato per decadenza della cappellania, o per estinzione della famiglia che ne aveva “Jus patronato” o per qualsiasi altro accidente. La dispersione dei vari frammenti ne aveva poi accelerato la scomparsa nella memoria della comunità.

Tra i tabernacoli lignei erratici, restaurati da Davide Rigaglia, ve ne è uno dorato e dipinto che presenta una assonanza iconografica con i tondi suddetti .

Sullo sportello del tabernacolo è dipinto Il Cristo Risorto sorretto dall’Angelo, mentre sui laterali sono effigiati San Pietro e San Paolo a testimonianza del piano della Salvezza e della nascita della Chiesa.

In tutti i lavori qui presentati il restauro mostra, ancora una volta, la sua vocazione alla ricerca, sia nella sua componente classica di analisi visiva, qui applicata relativamente agli interventi di Scandurra, sia nel supporto scientifico diversificato tra i vari oggetti. 

Basti pensare alle analisi diagnostiche ad infrarosso per gli strati dipinti o le indagini RX e TAC sulle particolari sculture lignee, che nel lavoro di Rigaglia forniscono ulteriori dati sulla tecnica esecutiva nelle opere recuperate.

Al di là di questi interventi soltanto una campagna di ricerca documentale potrà fornire maggiori certezze su quanto suggerito dal restauro. Conoscere più a fondo la storia dei pezzi giunti alla nostra attenzione è dato fondamentale per non abbassare la guardia sulla conservazione di quanto recuperato, affinchè essi non cadano nuovamente nell’oblio. Venendo collocati nella storia dell’edificio per il quale sono stati creati, essi possono essere conservati per il valore storico ed artistico che portano in sè, anche se non più destinati al culto, ma come memoria storica in un piccolo museo della Parrocchia



-Ipotesi di disposizione dei tondi, intorno a un’immagine centrale mancante.





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