La Settimana Santa

 

Premessa di Ivana Fiordigigli

Anche i riti della Pasqua in questo anno 2021 subiscono cambiamenti e ridimensionamenti a causa del Covid, che appare sempre più una minaccia. Unica via di uscita per un qualche ritorno alla normalità sembra soltanto quella della vaccinazione della popolazione, per cui formuliamo per tutti l’augurio che si riesca a procurarli presto e per tutti.

Anche il bel rito della benedizione dei ramoscelli di ulivo e dello scambio degli stessi in segno di pace e di fratellanza in tempo Covid appare una tradizione pericolosa, perché insieme all’ulivo ci si può scambiare anche il virus. Faremo a meno anche di questo!

Non è però rischioso parlare della tradizione, ricordare i vari riti e il loro significato e questo ce lo possiamo permettere con le parole di Franco Dino Lalli.




La Settimana Santa 

di Franco Dino Lalli

Dopo il periodo liberatorio del Carnevale, con la giornata delle Ceneri in cui ci si reca in chiesa a farsi cospargere il capo di cenere, simbolo di morte e di penitenza, arriva il periodo della Quaresima cioè dell’espiazione e del sacrificio,  il periodo del digiuno e dell’astinenza.

La settimana della Passione, la Settimana Santa, vede rappresentato il martirio di Gesù Cristo e nei riti che durante essa vengono attuati possiamo rintracciare la manifestazione più sinceramente partecipata di questo dramma.

La Domenica delle Palme c’è la consegna ai fedeli dei rami d’ulivo che durante la messa vengono benedetti e distribuiti. Vengono poi scambiati fra le famiglie o persone come segno di pace, posti all’ingresso delle abitazioni come segno di augurio; qualche esagerazione superstiziosa c’è nell’utilizzarli in casa e nelle stalle come amuleti contro la mala sorte.

In Assergi, in questa giornata, durante la celebrazione della messa, ricordo che era in uso percorrere in processione con i rami di ulivo la piazza antistante la chiesa, intorno alla fontana, volendo, in tal modo, rappresentare l’ingresso di Gesù in Gerusalemme.


Sulla domenica delle palme trovo significativi questi due detti:

Domenica, domenica la croce

ecco’ la palma se vo’ refà pace.

per spiegare come in questa giornata si celebrava anche una giornata di pace, scambiandosi rami d’ulivo.

Questa è la domenica delle palme e quest’atra è de ciccia e carne.

per preannunciava la gioia, anche culinaria, del giorno di Pasqua


La sera della Domenica delle Palme i fedeli portano con sé dei recipienti che riempiono con l’acqua benedetta dal parroco durante la funzione religiosa. Con essa a casa, ogni mattina, un tempo si faceva il segno di croce o ci si lavava il viso.

L’aspetto principale dei riti della settimana santa vede privilegiato il livello drammatico, importante sia come manifestazione di fede che come rito popolare collettivo. espressivamente partecipe del dramma della passione.

Ad Assergi, ed in altri luoghi, questo livello drammatico si viveva nella normale vita quotidiana con riferimento al senso di espiazione e di sacrificio, nucleo fondamentale della Quaresima.

Il Giovedì Santo si “Legavano le Campane”. Quando un tempo le campane della chiesa di Assergi erano suonate con la forza delle braccia, prima che venisse meccanizzato il sistema, si legavano le funi, che gli uomini tiravano per suonarle, e per il resto della settimana santa non si dovevano suonare fino al giorno di Pasqua.

Giorno in cui esse, con il loro squillo, annunciano festosamente a tutti la resurrezione di Cristo.

Sempre il Giovedì Santo la funzione religiosa termina con la deposizione del Santissimo Sacramento nel “Sepolcro” per l’adorazione di tutti i fedeli che vogliono recarsi a pregare fino a tarda sera.

Era usanza ad Assergi “fare i sepolcri”, cioè si facevano visite al sepolcro allestito nella parrocchia. Nella città era uso fare queste visite in numero dispari nelle varie chiese

L’ornamento dei Sepolcri era a cura di chiunque volesse concorrere a renderlo più ricco e più suggestivo con coperte, tendaggi e altro. I fiori erano sostituiti da particolari contenitori nei quali erano stati posti, da chi s'impegnava a ornare il sepolcro, dei semi di grano o di altri legumi, che erano stati benedetti nel giorno delle Ceneri, messi con poca terra nelle ciotole, innaffiati e sistemati in luoghi senza luce. Il Giovedì Santo questi semi “cicciavano”, cioè diventavano germogli alti una decina di centimetri e assumevano un colore giallognolo in quanto cresciuti senza l’ausilio della luce.


Durante la Settimana Santa anche ad Assergi ci si dedicava e ci si dedica alla tradizione culinaria principale del periodo pasquale: le “Pizze di Pasqua”, delle torte simili a forme di pane, fatte esclusivamente per quest’occasione. Sono destinate a essere mangiate solo dopo la Messa di Pasqua.


Durante la settimana santa si “facevano le pulizie” di casa e soprattutto si pulivano i pezzi di rame o di alluminio che si cercava di far tornare all’antico splendore strofinandoli con un materiale adatto, “lo renicce”, una sabbia fine che alcune donne, che venivano da Aragno, barattavano con patate, fagioli o altro.

La pulizia delle case era fatta anche perché, durante la settimana, il parroco passava a benedire le case.

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