La Piazza, il nostro campo di calcio (i luoghi dei giochi - lab. mem.)
di Franco Dino Lalli
Come campo di calcio, essendo la Piazzetta di uno spazio molto limitato, preferivamo usufruire della "Piazza Grande" davanti alla chiesa, la "Piazza" per eccellenza, oggi denominata piazza S. Franco, il punto di ritrovo per noi ragazzi.
La piazza era dunque un punto di ritrovo importante nel quale ci potevamo dedicare a sfrenate corse ma soprattutto a interminabili partite di pallone tra squadre che si formavano al momento. La cunetta al centro della piazza fungeva da divisione del campo mentre la base del campanile era una porta e l’altra era al lato opposto della piazza. Qui la porta era delimitata, da un lato dallo spigolo del marciapiede della casa, dall’altro da un nostro indumento, e ambedue fungevano da pali.
Il pallone, nonostante tutte le attenzioni che ci imponevamo, finiva spesso a colpire i muri della chiesa, il suo portale, il rosone, nonché le finestre delle case e pure gli splendidi oleandri che con tanta cura cresceva e faceva fiorire Serafina che spesso ci rimproverava.
La nostra infinita irruenza era inoltre tenuta a bada dai rimproveri del parroco che vigilava dal suo studiolo e quando necessario si affacciava alla finestra redarguendoci per il nostro turpiloquio o per rimproverarci di presunti danni. Dovevamo fare i conti anche con le minacce dei Carabinieri o con il bastone di un signore che abitava in una casa che si affacciava sulla piazza che spesso ci prometteva di farcelo assaggiare.
Spesso ci capitava che eravamo distratti, in mezzo al campo da gioco mentre il pallone ci girava intorno, in argomenti metafisici o letterari e fioccavano richiami e rimproveri dagli altri.
Lateralmente alla piazza si trovava lo spazio dell’area sovrastata dagli “arboretti", gli alberi di pino maestosi e svettanti che facevano ombra al refrigerio delle nostre corse sfrenate sotto i quali si trovavano le panchine che ci ospitavano e sulle quali discutevamo e comunicavamo i nostri progetti, i nostri sogni, le nostre idee.
La piazza ci accoglieva per buona parte dell’anno, in quasi tutte le ore del giorno quando eravamo liberi dagli impegni della scuola o di altro genere ed era vissuta così intensamente che al vederla così spoglia e solitaria oggi non ci restano altro che rimpianti.
La abbandonavamo solo in alcuni periodi e cioè quando i prati della valle del fiume Raiale, nella parte a sud ovest del paese, erano falciati, e diventavano i nostri campi di calcio nonostante si andasse incontro, anche là, alle minacce dei proprietari.
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