La Banda Musicale di Assergi e la sua storia (laboratorio delle memorie)

 

Oggi procediamo alla pubblicazione del manoscritto, che consente di conoscere qualche cosa in più della Banda Musicale che si è costituita ed ha suonato in Assergi e dintorni sin dagli anni Novanta dell'Ottocento, ricostituendosi subito dopo la fine della prima guerra mondiale sotto la guida del Maestro Arcangelo Mosca. Il manoscritto sarà trattato sul sito in tre successivi interventi: il primo di Franco Dino Lalli; il secondo di Ivana Fiordigigli; il terzo di Giacomo Sansoni.
Ci farebbe molto piacere approfondire l'argomento, se qualche utente del sito,  conoscendo qualche altro particolare o notizia, ci segnalasse la cosa e collaborasse alla nostra ricerca.


Premessa

di Franco Dino Lalli

Tra le varie carte e i documenti lasciati da mio padre ho trovato un foglio manoscritto, su ambedue i lati, in una curata calligrafia, che riporta alcuni ricordi della banda musicale che operava in Assergi molto tempo fa.

Il manoscritto è stato probabilmente lasciato in eredità a mio padre da mio nonno, Laurino Lalli (1892 – 1987, Cavaliere di Vittorio Veneto) che già in data precedente la prima guerra mondiale faceva parte della banda di Assergi, prestò durante la leva servizio nella banda del 13° Reggimento di fanteria di L’Aquila, restò bloccato dalla guerra per tre anni e, tornato, fece parte della ricostituita banda di Assergi con il Maestro Arcangelo Mosca.

Mio nonno era una persona mite, molto serio e rispettoso della sua famiglia e di tutti. Era un ottimo artigiano del legno ed esercitava nel suo laboratorio di falegnameria su Piazza S. Franco. Resta il suo ricordo di cui sono molto orgoglioso.



Tornando al manoscritto, l’autore del testo è anonimo, ma si evince che sia stato, probabilmente, un componente stesso della banda che conosceva la storia e le dinamiche del gruppo.

Nel testo si indicano i vari componenti e si raccontano alcuni momenti dell’attività di queste persone semplici, ma che rivestirono un ruolo abbastanza importante per la storia e la vita del paese. Si accennano soltanto poche date di riferimento e ne mancano altre come ad esempio momenti successivi a quelli riportati e il termine preciso delle attività. Non so se esistesse ancora qualche altro foglio che ne faceva menzione.

Il testo costituisce una preziosa testimonianza, scritto con naturalezza, anche con molta spontaneità, di un tempo in cui si vivevano momenti socializzanti e importanti che possono ora diventare tessere significative del mosaico della nostra storia.




Questa che segue è la trascrizione del documento manoscritto.

RICORDI DELLA BANDA DI ASSERGI


Il primo maestro della banda fu Duronio negli anni ‘890; suo figlio Guido a 8 anni già suonava bene il clarinetto. A Duronio successe il maestro Fasoli che trovatosi in difficoltà per motivi amorosi, tentò la fuga in America, ma a Bazzano lo raggiunsero i fratelli della donna che egli dovette sposare. I coniugi ebbero un solo figlio. Il signor Fasoli formò una bella banda di 22 – 23 validi elementi. La banda, oltre che Assergi, andava a suonare nei paesi limitrofi: Camarda, Filetto, Pescomaggiore, Paganica, S. Gregorio, ecc. e a volte andava anche a L’Aquila.

Durante la prima guerra mondiale finì la banda. Però tre bravi elementi: Mosca Arcangelo, Lalli Laurino e Giusti Gennaro avevano prestato anni di servizio di leva nella banda militare del 13° Reggimento di fanteria di L’Aquila facendo tesoro del servizio bandistico. Qui è bene fare un breve profilo di Arcangelo Mosca. Era l’ultimo giorno di servizio per poi andare in congedo, per loro sfortunati non fu così perché proprio quel giorno scoppiò la prima guerra mondiale per cui tutto fu sospeso. La stessa sera la banda fu di servizio in città, nei quattro cantoni, per loro il servizio non fu sospeso. Mosca era bravo, ma molto agitato per gli eventi bellici e cominciò a battere il clarinetto sul leggio tanto forte da far saltare una molla che rinfermò subito con un elasticino. In un momento la banda, che eseguiva un’opera, sbandò e si ammutolì, egli con i riflessi pronti ebbe la grande abilità di proseguire con una corona musicale = (un assolo) improvvisato da sé, tale l’impresa fu da ricondurre gradualmente in sintonia tutta la banda che proseguì regolarmente l’opera senza che il pubblico si accorgesse di nulla. Qualche giorno dopo, Mosca suscettibile, ebbe un richiamo verbale dal suo superiore: apriti cielo!... Incoraggiato dai colleghi, in presenza di un folto pubblico, si mise una sigaretta accesa in bocca, a sinistra, e nel lato destro il clarinetto, come un flauto: cominciò a suonare un put-purrì di ballabili e canzonette, fumando sempre la sigaretta ed ogni volta che cambiava musica, senza togliere mai il clarino dalla bocca, gli spettatori, meravigliati, lo premiavano con lunghissime ovazioni. Quando si ricompose la banda, subito dopo la guerra, Mosca Arcangelo scrisse la musica per la poesia patriottica intitolata <<Dalle falde dell’Italo Sasso>> realizzata dal parroco di Assergi D. Ermanno Morelli. Mosca Arcangelo, ormai maestro della banda di Assergi, preparò, in un anno, i volenterosi giovani di Assergi: Lalli Remo per la tromba ed i piattini musicali, Giannangeli Guido 1° clarinetto e Faccia Ercole, Massimi Cesare e Carlo 1° clarino, Donati Ercole per la cornetta. I fratelli Lalli Giocondo, capo banda e 1° cornetta, Giuseppe col basso e Laurino col bombardino1 erano ormai tutti provetti bandisti. Giusti Giacinto, col suo robusto bombardino, fratello di Gennaro, testé descritto, erano altrettanto distinti suonatori. Non meno importanti erano De Leonardis Enrico e Giampaoli Giuseppe (di Milina) non soltanto come bandisti, ma soprattutto per la loro raffinata ironia accompagnata da un’ombra di comicità a livello di teatrino: il primo suonava la cassa, il secondo il clarino. Un giorno la banda suonava a L’Aquila e dopo il servizio i bandisti andarono al bar dove, durante l’anno si prendono più consumazioni calde che fredde. I due casi invitarono Rapiti Antonio a soffiare forte al gelato che doveva consumare (è superfluo dire ch’era estate) per farlo raffreddare, Antonio prese il gelato e naturalmente, con lo scrupolo eseguì il saggio suggerimento suscitando così l’ilarità nei presenti. Il maestro Mosca in questi servizi di città, soprattutto per il corso, chiamava 3-4 bandisti bravi, suoi ex compagni d’armi, a seconda degli strumenti che necessitavano per completare la banda. Altrettanto faceva per le altre feste importanti: S. Franco, Ferragosto, Madonna d’Appari, ecc. Non era così per le piccole feste o funerali e ricorrenze varie. Certamente per Assergi era diverso: ogni piccola occasione e ricorrenza o funerali si suonava sempre. Un anno, il 16 agosto la banda andò a Pescomaggiore in numero ridotto perché Pescomaggiore rimurato intorno 4 case e 5 col forno, cioè un paesino, dov’era quasi arrivata quando Giannangeli Guido che, oltre al suo clarino, portava anche il basso di Gennaro, scivolò e cadde, quando si rialzò notò che un tasto dello strumento s’era bloccato; allora Guido per giustificarsi esclamò: << Si sarà gelato il tasto>>. Gennaro brontolando prese il basso, se lo mise sulle spalle e tornò in Assergi. Gli altri restarono tutti e la festa si fece ugualmente. Spesso quando si andava nei paesi si mangiava e si dormiva insieme nelle case private. Qui si verificavano vari fatterelli o gesti ilari piacevoli o spiacevoli. Un giorno a pranzo c’erano pochi bicchieri sulla tavola. Giampaoli Antonio, che suonava il clarino, era una persona seria, assessore di Assergi, autoritario, con imponenza si pulì la bocca e i maestosi baffi per bere il vino, allungò il braccio per prendere il bicchiere pieno, ma un bandista ch’era di fronte, involontariamente, lo prevenne e Antonio rimase imbambolato soprattutto per la presenza di commensali sorridenti. Anche Scarcia Attilio era un po’ ironico e intelligente tanto che suonava benissimo ad orecchio il tamburo alla perfezione. Il maestro della scuola Silvio Lalli, parente della famiglia Lalli, suonava bene il flauto, soprattutto a scuola gli inni patriottici ed il canto in generale per educare gli alunni all’amor di patria; era a livello del maestro di banda. Di gradimento erano: Federico di Camarda e lo zio di Acitelli Angelo (alias Criminale), che suonavano entrambi la tromba =(il genis?).

1 Nomignolo dello strumento musicale noto anche come flicorno baritono.


Recita il manoscritto:

 "Quando si ricompose la banda, subito dopo la guerra, Mosca Arcangelo scrisse la musica per la poesia patriottica intitolata <<Dalle falde dell’Italo Sasso>> realizzata dal parroco di Assergi D. Ermanno Morelli."

Riporto il testo poetico, di cui si parla nel documento, scritto dal parroco Don Ermanno Morelli e musicato dal maestro della banda Arcangelo Mosca. Il testo è riportato nel volume di Don Demetrio Gianfrancesco Assergi e San Franco, Roma 1980, nella nota n. 230 a pag. 138, ricavato dalle informazioni fornitegli dalla maestra Sara Lalli in Massimi:


Dalle falde dell’Italo Sasso

leviam forte il saluto al valor

dei guerrieri che intrepido il passo

baldi mosser per l’Italo onor.

E cadendo da prodi, immortale

fer la vita sì breve quaggiù;

or dai cieli vermigli eternale

suona il canto di lor gioventù.

Il pensiero supremo e l’addio

per la terra dei fiori brillò

e dai campi di gloria al natio

tetto, fervido e dolce volò.

Viva ognor, viva i giovani arditi

che sacraron l’amore e la fé

al riscatto dei santi loro liti,

per la Patria pugnando e pel Re.


E’ un testo aulico dedicato ai giovani caduti in guerra ed esprime tutta la gratitudine e l’orgoglio del loro sacrifico offerto per la Patria.



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