Il Carnevale ad Assergi






Il Carnevale

di Ivana Fiordigigli




Il Carnevale si rifà a solide e antiche tradizioni e ha sempre rappresentato un momento di festa e di svago,di allegria per tutti, ma soprattutto per i bambini. Per questo anno non ci saranno feste, sfilate, momenti di incontro; quello del 2021 sarà necessariamente un Carnevale in tono minore; bisognerà attendere momenti migliori, senza paura di creare assembramenti e contagi. Accontentiamoci di frappe, castagnole e di un bel piatto di fettuccine! Coriandoli e stelle filanti saranno la gioia dei bambini, che sicuramente avranno anche la loro maschera. 

Quali le date del calendario del Carnevale 2021? 

Il 31 gennaio è inizio del carnevale; nell’Aquilano inizia dopo il 2 di febbraio, in ricordo del disastroso terremoto del 1703. 

Il giorno 11 febbraio è Giovedì Grasso. 

Il 14 febbraio è la Domenica di Carnevale; 

il 16 febbraio è Martedì grasso e ultimo giorno del Carnevale 2021( il Carnevale Ambrosiano, quello di Milano, termina il 20 febbraio, quattro giorni più tardi. 

Il giorno seguente al Martedì grasso, nella tradizione cattolica, si celebra il Mercoledì delle Ceneri che introduce al periodo della Quaresima. 

Le date vanno indicate anno per anno perché per il Carnevale la cadenza viene calcolata in base alla Pasqua che si celebra dopo il primo plenilunio di primavera, per cui ha una ricorrenza variabile. 

La fine del Carnevale segna l’inizio della Quaresima, un periodo di 40 giorni, che precedono la Pasqua, decisamente più sobrio e rigoroso. 

Riporto una riflessione di Franco Dino Lalli sull’argomento: 

Il Carnevale inizia, cronologicamente, dopo la festa dl Sant’Antonio Abate e termina il giorno delle Ceneri. 

Le forme del Carnevale abruzzese sono rituali e drammatiche. I riti possono essere propiziatori e sono quelli che tendono ad augurare buoni auspici per il raccolto futuro, oppure espiatori e liberatori riferiti ai sacrifici simbolici che si attuano bruciando il fantoccio raffigurante il carnevale lasciandosi trasportare dall’euforia che porta a una liberazione dalle preoccupazioni che la vita procura. 

Il livello drammatico del Carnevale è rappresentato dal teatro popolare che si avvale delle maschere tradizionali oppure di specifiche maschere entità locali. 

Laddove, come in Assergi, esse non esistevano, questo livello era assolto egregiamente da determinati personaggi del posto che, attraverso burle, scenette e altre forme di espressività popolare, diventavano attori di una rappresentazione simbolica, anche se a un livello inconsapevole, che conteneva nel suo nucleo tutte le forme accennate. 




Il Carnevale ad Assergi: un’intervista 

Per avere una testimonianza sul carnevale di qualche tempo fa, negli anni dopo la fine della guerra, in Assergi c’è stata l’intervista ad un anziano del posto: 

“Per poter parlare di Assergi a ji tempi de na vote bisogna prima capire che tutto funzionava diversamente da come avviene oggi, in cui il paese, ancora non ricostruito dopo il terremoto, è completamente deserto e nelle case fuori le mura ognuno sta chiuso nella sua dimora e, forse, anche nella sua solitudine. 

A quei tempi tutto si decideva a ju poste de ‘nna Porta: il lavoro, le feste, le chiacchiere, le amicizie, i “trapassi delle spose”. Era insomma un posto collettivo, tutto si decideva lì, anche l’organizzazione dei lavori di campagna, della montagna, il taglio del bosco, la raccolta della legna, rifare le forme per l’irrigazione, il pulire le strade ed anche la “Procura” per la festa, anche il Carnevale. 

Anche il Carnevale richiedeva una strategia organizzativa e il mettere in campo abilità, competenze, inventiva e creatività. 

Chi erano i maggiori frequentatori di questo centro della polis di Assergi? Emerge un trio di nomi, anzi di soprannomi: Pecione (un personaggio che fa pensare a Eduardo De Filippo per la sua vena ironica e creativa e che possiamo considerare il capo), Canitt’ (con la sigaretta sempre in bocca) e Ciampittu; questi i principali, ai quali si aggregavano Giovanni ‘e Ricucciu, Criminale e tanti altri. 

Nasce così “La Banda dei Senza Vergogna” che animava tutte le attività del paese e anche il Carnevale, che con il suo rumoroso corteo si snodava per strade, vicoli e piazzette del paese con ju Persicu e la sua canzone dal rimbombante appello a “Enrichetta del mio cuor”: “Per andare in motocicletta, ci voleva Enrichetta ...” 

Così si suonava e si cantava e ci si spostava da una zona all’altra di Assergi, con centinaia di ragazzi che andavano dietro al gruppo. Tutti portavano qualcosa di rumoroso in mano, strumenti come la fisarmonica, il tamburo, la chitarra o mandolino, ed altri strani strumenti artigianali nati nella Bottega di Giovanni de Ricucciu: coperchi, pentole, fischietti, campanelli, campanacci e quanto altro immaginabile, basta facesse rumore! 

La rappresentazione, su palchi improvvisati, portava in scena personaggi con un fitto scambio di battute, lazzi ed esagerate reazioni; il canovaccio era preparato da questi attori, ma spesso le battute venivano arricchite e variate dalla improvvisazione e dall’estro del momento, entusiasmando gli spettatori. 

Piazzetta per piazzetta, a ju Colle, a ‘nna Porta e dappertutto si ripetevano le sceneggiate. 

Seguivano dei ragazzi con le ceste e le famiglie offrivano salsicce, vino, pasta, assaggi vari, salami, formaggio, uova, frutta, dolci; erano viveri che offrivano l’occasione di incontri e cene per una settimana a tutti i partecipanti. Alla fine della festa, insomma, cucina per tutti con la roba raccolta! 

Ripeto che tutto nasceva a “’nna Porta”, anche il mascherarsi nasceva lì, da lì partiva il corteo e lì tornava finito il giro. 

Il repertorio era sempre improvvisato e genuino, l’unica cosa ripetitiva, quasi una colonna sonora, era la canzone. 

Ripensando a questi improvvisati attori bisogna riconoscere che erano personaggi allegri, pieni di estro e di fantasia, ironici, genuini e spontanei e inventavano sul momento; era un clima particolare. La “Banda dei senza vergogna” ogni anno aumentava con nuovi adepti; qualcuno emigrava, ma altri si aggiungevano. Pecione ideava, gli altri aiutavano a creare le battute, nascevano vere e proprie gustose scenette.



Voglio adesso riportare il bozzetto descrittivo, pieno di colore e di allegria, che fa dalla lontana America Eugenia Vitocco, ricordando il primo carnevale nel paese, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, “riportatore di gioia e di speranza e sprono per farci riprendere fiduccia nel futuro e con forza e coraggio” (pubblicato sul sito Assergi Racconta il 3 gennaio 2021): 


Quel giorno di Carnevale noi giovani e bambini affollavamo tutta la strada dritta della Chiesa aspettando con gioia la Carovana che arrivava con simulati tamburi, conche vecchie ed abbozzate, tegamucci, casseruole, coperchi, e arnesi agricoli tutti oggetti rumorosi per creare un'orchestra rumorosa, capace di diffondere le sue onde sonore in ogni angolo di Assergi, creando un'atmosfera di festa e di una gioia rara, riconquistata anche per le persone anziane che ridevano a squarciagola e ridiventando giovani, tra noi giovani. 

Ricordo una scena; uno di quei comici improvvisati che cominciava ad urlare per un finto dolore di dente … Subito arrivava uno di loro in camice bianco da dentista con in mano una di quelle tenaglie grosse che i ferrai usavano per estrarre i chiodi dagli zoccoli dei cavalli e dei somari, ed eseguiva la finta operazione tra gli urli del paziente…; a fine operazione il dentista mostrava… grossa come un uovo da far scoppiare una risata in tutti indimenticabile. Facevano il giro del paese ed in ogni piazzetta davano uno spettacolo nuovo e diverso, ben organizzato. Danzando, saltando, rivelatori di un'arte di attori nati che per me battevano, a mio ricordo con la loro unicità e semplicità ogni spettacolo cinematografico di quel tempo di rinascita. Non erano le maschere mummie delle sfilate Veneziane lungo il Canal Grande; non indossavano i mille e svariati e colorati costumi di Halloween, rappresentavano la povera ed umile gente di allora con vestiti cenciosi, con tante pezze che li definivano veri attori, veri comici, veri intrattenitori contenti per far tutti felici anche se per un solo giorno, Il Carnevale. Li seguivano tanti giovani con ceste dove le nostre mamme offrivano e mettevano regali naturali, come formaggi, tante uova, frutta ed anche soldini e qualche bottiglia de vino e logicamente un bicchiere a loro tutti che concludevano il Carnevale sbronzati e stanchi. Ricordo i loro nomi ad uno ad uno e mi astengo dall'elencarli, perche` voglio conservarli nella mia mente solo come i comici di Assergi che sapevano ridere e farci ridere e che ci ridettero la gioia di vivere a guerra finita. Tempi lontanissimi ed indimenticabili, ma ne è veramente valsa la pena ricordarli anche se alcuni sono terribili nella lista dei nostri ricordi.”

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