Tradizione del maiale


 

A proposito della tradizione del maiale, di cui si è parlato nel post del 9 gennaio 2021, è capitato di leggere nel libro di Angelo Acitelli “Scura mea” un gustosissimo quadretto che si riporta di seguito. L’autore, cosciente di come cambiano i tempi e le abitudini di vita e di quanta importanza hanno queste abitudini che si stanno perdendo, affida il suo messaggio proprio ai giovani, i quali ne: “potranno trarre informazioni utili per la conoscenza dei costumi e delle usanze che il mondo moderno continua a cambiare”.

Attraverso le tradizioni e la maniera di vivere del popolo, rivive una società che non è più, una società in cui si stava insieme, si lavorava insieme, ci si aiutava tra vicini e compaesani reciprocamente per portare avanti i lavori di campagna e l’uno aveva bisogno dell’altro e l’unione faceva la forza e permetteva di sopravvivere.

Attraverso i versi dialettali di Acitelli, percorsi di ironia e, per contrasto, di allusioni al triste destino del maiale, arricchiamo quanto abbiamo già detto della tradizione, relativa all’allevamento ed uccisione di questo animale domestico, rimasta viva almeno sino al secolo scorso e sulla quale si basava la sussistenza della famiglia contadina. 

Aggiungiamo anche una scelta di proverbi relativi al maiale.


Vita de porche di Angelo Acitelli (con traduzione dal dialetto in italiano) 


E’ ‘Nutele che strille!

Fanne le jelate…,

la cottora d’acqua bolle,

j’anne se-nna-ìte…


Ccise e po’ pelate,

appiccàte a ju cosciàle

squartate e po’ spezzàte,

qué sòrta ‘st’animale!


Fatte a partucce e cotte

déntre alla padèlla,

co’ ju sénze de ‘n’ajjitte

e co’ ‘na panundella,


tritàte pe’ sargìcce,

po’ i sfrizzeli, lo strutte,

la ventrésca, u sanguinàcce,

la spalletta e ju presutte.


Sfamate...raccutìte,

co la jjanna covernàte,

j’anne tì’ ...mo’ ha fenìte

è ju mi’ c’à comenzàte!

E’ inutile che strilli!

E’ tempo di gelate…,

la “cottora” dell’acqua bolle,

l’anno se ne è andato…


Ucciso e poi pelato,

appeso al “cosciale”,

squartato e poi spezzato,

che sorte questo animale!


Fatto a pezzi e cotto

dentro alla padella,

col senso di un aglietto

e co una “panondèlla”


tritato per salcicce,

poi i sfrizzoli, lo strutto,

la ventresca, u sanguinacce,

la spalletta e il prosciutto.


Sfamato ...accudito,

con la ghianda governato,

l’anno tuo ...adesso è finito

è il mio che è iniziato!



Da “Le juttunizie” ( Le ghiottonerie) di Angelo Acitelli


Prima de jju pranze…,

pe’ dì bbon’appetite:

‘na fellata de presùtte e lonze

e de salame nsoppresciate.



Le sargicce frésche,

i fégati stagionati,

i mucchelàri, le ventresche,

i sanguinacci prufumàti;

la pizza co’ jji sfrìzzeli


Citazione di tre proverbi assergesi (riportati da Da “Le juttunizie” ( Le ghiottonerie) di Angelo Acitelli

Ommeni e porchi…, se lodane dope morti.


U porche magre…, se sogna la jjànna.


Porchi, preti e polli…, ne-zo’ màje satolli



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Scelta di proverbi sul maiale o porco (da alcune raccolte di proverbi)


Vive il maiale e muor nella sporcizia, ma nelle mense nostre è gran delizia.


Caviam dal porco, ch’è si lordo e brutto, buon salame, buon lardo e buon prosciutto.


Maiale pulito non fu mai grasso.


Ai più tristi porci, van le migliori pere.


Dice il porco: “Dammi, dammi, né mi contar mesi né anni”.


Il porco, quand’anche si vestisse d’oro, si sdraia sempre nel fango.

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