Sant'Antonio Abate - tradizioni (parte seconda)
di Franco Dino Lalli
Oltre alle già ricordate tradizioni rituali del culto di Sant’Antonio Abate, quelle di Raiano, del nostro paese e di Paganica, numerose altre si svolgevano in svariati luoghi d’Italia. Faremo riferimento soltanto a quelle del nostro ambito regionale che si svolgevano negli anni passati e in quelli più recenti. A tutt’oggi, comunque, la maggior parte, per la pandemia e per le misure di contenimento del contagio, o sono state annullate, o si svolgono in maniera alquanto ridotta o con modalità notevolmente differenziate. A tale proposito mi sembra alquanto significativo riportare quanto scritto nell’informativa sulle misure in materia di contenimento Covid 19 in occasione delle festività locali di Sant’Antonio Abate firmate dal sindaco di Collelongo insieme al parroco. Essa testimonia l’attaccamento e la venerazione che il paese e i suoi componenti hanno nei confronti del Santo e della tradizione a lui collegata:
“… Nel corso dei secoli la nostra Festa ha incontrato molti ostacoli quali guerre, terremoti, pestilenze, che non hanno mai distrutto la nostra tradizione ma che invece l’hanno resa ancora più forte. Per superarli sono stati fatti dei sacrifici e delle rinunce che hanno contribuito anche a far capire, ancora di più, quanto la nostra comunità sia legata a questa ricorrenza. La festa di Sant’Antonio Abate non corre alcun rischio, ha la solidità per potersi adattare alle difficoltà del momento e superarle. Non corre alcun rischio perché vive nel cuore di ogni collelonghese, perché quest’anno vivrà lo stesso dentro ogni nostra casa. Le nostre case saranno le Cuttore, all’interno di esse arderà il fuoco della tradizione secolare. Per quest’anno ci limiteremo all’essenziale aiutati anche dai mezzi che ci offre il tempo presente. Accenderemo una Cuttora e accenderemo i Torcioni, benedicendoli entrambi. Verranno esposte al Santo alcune Conche Rescagnate, verranno benedette le Panette, verranno celebrate le Sante Messe in onore a Sant’Antonio Abate, suoneremo la nostra Canzone…
Tutte le informazioni successive circa le tradizioni più significative nella nostra regione sono state raccolte nei vari siti internet che ne offrono una panoramica delle modalità e dei contenuti attuati in maniera esauriente.
Molto famose e ammirate da numerosi turisti sono le “farchie” di Fara Filiorum Petri (CH). Nel pomeriggio del 16 gennaio, al calar del sole, sono accesi dei fasci di canne lunghe 12 metri e di circonferenza di 70 – 100 cm da parte di ogni contrada che provvede a prepararle fin dal 6 gennaio.
Il 16 e 17 gennaio si svolge a Collelongo (AQ) la festa dedicata al santo il cui culto risale localmente al XVII secolo. I riti hanno inizio nella serata del 16 gennaio con l'accensione delle grandi torce in legno di quercia alte oltre 5 metri che ardono durante tutta la notte. Contemporaneamente in alcune case del paese, allestite per l'occasione con arance e altre icone del santo, viene posta sul fuoco la "cuttora" (o "cottora"), un paiolo nel quale viene messo a bollire il granturco, le cicerchie o i "cicerocchi" (ceci rossi) raccolti durante l'anno. La sera viene preparata la "pizza roscia", una pizza cotta sotto la cenere composta da un impasto di farina di grano e di mais, condita con salsicce, ventresca e cavolo ripassato in padella. Alle 21 una fiaccolata, accompagnata da fisarmonicisti e cantanti che intonano la canzone popolare del santo, segue il parroco del paese a benedire le case ove, sopra il fuoco del camino, fuma per tutta la notte la cuttora. Chiunque entra nella casa con la cottora, fa gli auguri alla famiglia che la gestisce e gli viene offerto vino, companatico, mais bollito condito con olio e peperoncino, e dolci. Per tutta la notte, fino al mattino, il paese è animato da gente che canta, suona e gira di cottora in cottora. All'alba del 17 gennaio, lo sparo dei petardi annuncia la sfilata delle "conche rescagnate" (ovvero addobbate): si tratta di conche in rame, una volta usate per attingere l'acqua alla fonte, che dotate di luci e sormontate da scene di vita contadina, vengono portate in sfilata dai giovani del paese vestiti con i tradizionali costumi popolari. Dopo la santa messa mattutina viene distribuito il mais benedetto bollito nelle cottore per distribuirlo anche agli animali domestici. La festa si conclude nel pomeriggio con i classici giochi popolari.
A Roccaspinalveti (CH) la tradizione popolare si rinnova il sedici gennaio di ogni anno quando un gruppo di persone con organetti, mandolini, chitarre, tamburelli e strumenti artigianali della tradizione popolare (lu du bott, lu cupa cupa...), gira per le vie del paese, facendo visita alle famiglie del posto, per cantare "lu sant'Antonie": una lunga stornellata che racconta la storia del grande abate. In essa sono enfatizzate soprattutto le lotte che dovette sostenere contro il demonio. Un membro del gruppo è travestito da esso e viene narrata in breve la storia del Santo. Alla fine del canto ai membri del gruppo viene offerta salsiccia, un salame locale a base di carne di maiale insaccata, e vino, tutto rigorosamente fatto in casa, dalle famiglie ospitanti.
A Scanno (AQ) il culto è molto antico. Già dalla sera del 16 gennaio nella piazzetta antistante la chiesa a Lui intitolata viene acceso un falò in ricordo della vita di Sant'Antonio. Mentre il giorno 17 vengono distribuite le tradizionali "sagne con la ricotta" antico pasto dei poveri che veniva offerto agli indigenti del paese formate da una pasta a forma di striscioline condita con ricotta, lardo ecc .
Dopo la festa, anticamente erano dichiarati aperti i festeggiamenti del Carnevale. Curioso è invece l'appellativo con cui è chiamato Sant'Antonio: Barone; questo è spiegabile perché un tempo venivano dati appellativi a santi il cui culto era molto sentito.
E’ da ricordare la rievocazione de Lu Sant'Andonie che si svolge ogni anno a Villa San Giovanni di Rosciano (PE), a cura della locale Associazione culturale La Panarda. Nel pomeriggio del 16 gennaio sul sagrato della chiesa parrocchiale si ripropone la sacra paraliturgia per la benedizione degli animali e dei prodotti della terra, mentre in serata, nella piazza principale del paese, attorno a un grande fuoco si esibiscono gruppi di teatranti popolari rievocanti le scene de "Le tentazioni di Sant'Antonio", con canti e poesie dialettali sul Santo e sulle tradizioni contadine del periodo invernale. Al termine, porchetta, salsicce e vino per tutti gli intervenuti.
A Lettomanoppello (PE) si rievoca ogni anno lu Sant'Andonije che è una rappresentazione sacra della vita del santo composta e musicata da un poeta dialettale lettese (di Lettomanoppello). Si tratta di una vera e propria storia sacra (a differenza delle altre rappresentazioni abruzzesi a volte goliardiche) che vede la partecipazione degli eremiti, di Sant'Antonio Abate, di due angeli e di due demoni che dopo alcune tentazioni agli anacoreti vengono cacciati all'inferno, grazie alla preghiera.
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