Procida, Capitale italiana della Cultura anno 2022

 




Posta nella parte occidentale del Golfo di Napoli (tra Ischia e la terra ferma), Procida fa parte dell'Arcipelago Campano, costituito dalle isole flegree e Capri. 

Il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, fatti i “Complimenti a Procida, che ci accompagnerà nell’anno della ripartenza e della rinascita”, ha dichiarato, in diretta, lunedì 18 gennaio 2020 che “Sarà Procida, isola del Golfo di Napoli, la prossima Capitale Italiana della Cultura per il 2022.” 

Le ragioni della scelta sono state indicate dalla Giuria:
“Il progetto culturale presenta elementi di attrattività e qualità di livello eccellente. Il contesto di sostegni locali e regionali pubblici e privati è ben strutturato, la dimensione patrimoniale e paesaggistica del luogo è straordinaria, la dimensione laboratoriale, che comprende aspetti sociali e di diffusione tecnologica è dedicata alle isole tirreniche, ma è rilevante per tutte le realtà delle piccole isole mediterranee. Il progetto potrebbe determinare, grazie alla combinazione di questi fattori, un’autentica discontinuità nel territorio e rappresentare un modello per i processi sostenibili di sviluppo a base culturale delle realtà isolane e costiere del paese. Il progetto è inoltre capace di trasmettere un messaggio poetico, una visione della cultura, che dalla piccola realtà dell’isola si estende come un augurio per tutti noi, al paese, nei mesi che ci attendono. La capitale italiana della cultura 2022 è Procida.” 

Lo slogan utilizzato per la campagna di promozione a sostegno della candidatura di Procida è “La cultura non isola”. 

Il dossier presentato da Procida spiega che “si è candidata a Capitale Italiana della Cultura perché la terra isolana è luogo di esplorazione, sperimentazione e conoscenza, è modello delle culture e metafora dell’uomo contemporaneo. Potenza di immaginario e concretezza di visione ci mostrano Procida come capitale esemplare di dinamiche relazionali, di pratiche di inclusione nonché di cura dei beni culturali e naturali. Il percorso che ha portato alla creazione e consegna del dossier di candidatura è una significativa esperienza di innovazione sociale, per la centralità di un modello di vita urbana attiva, orientata alla cultura e ai desideri della comunità. Procida è l'isola che non isola, laboratorio culturale di felicità sociale.” 


Non è andata invece a buon fine la candidatura dell’Aquila. Si riporta una riflessione dell’economista Antonio Porto, apparsa sul “Il Centro”, che dà voce al dibattito in corso: 
“Il progetto di Procida è un esempio di studi di come si predispone una proposta di co-creazione di un processo che coinvolge tutto il tessuto locale e che mira a stimolare uno sviluppo culturale capace di promuovere il territorio, con tematiche scelte dal basso e attraverso un sistema a rete solidale, co-generativo, includente, innovativo e sostenibile per il futuro. Ascoltate le audizioni del Sindaco di Procida e del Sindaco dell’Aquila, capirete le ragioni della scelta e della bocciatura.” 

Se si va veramente ad ascoltare la presentazione di Procida, ciò che colpisce è la coralità e la capacità di coinvolgimento del progetto di Procida, che con la parola co-creazione, mettendo insieme i desideri della comunità, riesce ad arrivare ad una immagine collettiva e condivisa. Condivisa con chi? Si riporta qualche esempio: 
- con le isole minori dell’Italia, e anche oltre, chiamandole, attraverso rappresentanze, per scrivere insieme (progetto La flotta di carta); 
- con i cittadini per riscoprire l’identità marinara (progetto Legami di mare); 
- con le imprese (progetto Il canto delle Sirene); 
- con le istituzioni (progetto Un Faro per la cultura). 
Questo in un quadro strategico operante su quattro assi: agenti critici di cambiamento (donne, giovani, ecc…); imprese culturali e creative; innovazione sociale e rigenerazione urbana; turismo lento e di ritorno. 

Non so quali componenti abbia coinvolto il Sindaco dell’Aquila. A giudicare dalla recente polemica con il Sindaco di Avezzano sicuramente non ha chiamato a collaborare né Avezzano, né Sulmona. 
Né, per quanto ne so, sono state coinvolte le numerose frazioni sparse nel territorio del Comune, pur parlando dell’Aquila come città-territorio. Quale territorio se i paesi che lo costituiscono sono dimenticati, vivono sempre più in difficoltà per la mancanza di servizi pubblici, di punti di riferimento sociali e culturali, addirittura di servizi commerciali di base? Eppure le potenzialità e le possibilità di sviluppo, anche economico, dell’Aquila sono proprio nel suo territorio e nelle zone periferiche e montane. 

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