La Natività e l'Adorazione dei Magi

 Descrivendo i particolari del Presepe Ottocentenario in un nostro post del 9 dicembre 2020 abbiamo fatto notare come nella cappella, situata a destra dell’altare maggiore e che abbiamo usato per allestire il presepe, c’è un’opera d’arte che dà alla stessa il nome di Cappella della Natività: 





“In alto, nella struttura in pietra scolpita e intagliata dell’altare del 1593, c’è una stupenda tela della Natività, di recente restaurata, recante la firma di Josephus Donati delle Campane; tali tela ed altare noi della associazione abbiamo inglobato ed incorniciato, evidenziandoli, nel paesaggio del presepe, in un richiamo di espressioni artistiche nel corso dei secoli, da rivivere ed attualizzare”. 

Anche Assergi ha quindi una sua Natività; poche sono le notizie e gli elementi che abbiamo trovato nel capitoli di Demetrio Gianfrancesco dedicati alla descrizione della chiesa “S. Maria Assunta” e sono quelli che abbiamo riportato. In riferimento alla Cappellania della Natività, consultati i Bollettari della Curia, gli elenchi degli atti notarili riguardanti gli enti ecclesiastici, il Tomei, il Mariani, gli Atti delle visite pastorali, D. Gianfrancesco dice: “dotata da Martino Simeone e Ludovico de Mosca, istr. Notar Nic. Magnante 21, 5, 1616; Istr, n. Francescantonio Rainaldi, 1661, 81 (donazione); Tomei, Mariani, Filippi: Jus Patr. Famiglia Mosca” 

Consultando la “Dissertazione” (pubblicata nel 1791) di Nicola Tomei, parroco di Assergi dal 1742 al 1764, infatti troviamo una citazione, ma è un particolare in più da considerare. Dopo aver detto che nella chiesa ci sono undici Altari, elenca le Cappellanie di Jus Patronato e fra queste c’è la “Cappellania della Natività di N. S. G. CristoJ. P. (Jus Patronato) della Famiglia Mosca”.
La scena, senza considerare la parte superiore e gli angeli, appare affollata. In primo piano emergono il Bambino, la Madonna, San Giuseppe, dietro il Bambino il bue. sul lato sinistro il personaggio che porta un agnello e in piedi il suonatore di zampogna. I tre personaggi dietro, due sul lato sinistro con la barba e riccamente vestiti, il terzodi cui si vede soltanto il capo con un turbante verde sui capelli,  potrebbero essere i Magi; un altro personaggio è a destra, con la tunica di colore chiaro.
Occorre approfondire per dare una interpretazione della scena pittorica e del suo autore. 



Attraverso l'articolo segnalato e inviato al nostro sito da Mimina Faccia e trovato sul sito CulturAquila, autore Luisa Di Fabio, possiamo ammirare un altro capolavoro della Natività all'Aquila: "L'Adorazione dei Magi" di Vincenzo Damini:



Noi oggi la riviviamo, come accennato, attraverso un artista del secolo 1700, Vincenzo Damini, che lascia a L’Aquila quello che è considerato il suo capolavoro, L’Adorazione dei Magi. Avevamo già incontrato Damini quando, in uno dei nostri video-pillole fatti sotto il primo lock-down, avevamo parlato del Convento di San Giuliano, altro luogo straordinario da visitare. Proprio nell’annessa Chiesa di San Giuliano è custodita l’opera d’arte. 
Damini era nato a Venezia, poi, con uno dei suoi maestri, Giovanni Battista Pellegrini, era andato a Londra e proprio in Inghilterra lavora come decoratore, dipingendo molte tele a soggetto religioso, ancora visibili nei salotti londinesi o nei musei. Una sua opera, Giuseppe interpreta il sogno del Faraone, fa addirittura parte di una collezione a New York. 
Damini arriva in Abruzzo e a L’Aquila dopo il 1730 e qui, fino al 1744, darà vita a molte opere che sono conservate dalla Chiesa di San Giuliano, alla Chiesa di San Silvestro, da Palazzo Ardinghelli fino a Sant’Eusanio Forconese e Casentino, solo per dirne alcuni. 
Quello che più interessa a noi oggi, L’Adorazione dei Magi, è datato tra il 1737 e il 1743 anche se ritenuto inizialmente del 1745, è un affresco, olio su muro, dove ritroviamo i panneggi che fluttuano, la luce che si ferma sulle figure più importanti dell’opera, la Madonna con il Bambino e su queste tre imponenti figure che sono i Magi con i loro doni in mano, alcuni servitori e una stella in alto, che emana una luce diversa di un colore diverso, più calda. 
L’affresco è posizionato sulla parete di fondo della Chiesa, concava e conclude una serie di quattro tele sempre dello stesso Damini. 

Ma chi erano davvero questi Re Magi? Damini li disegna come la classica iconografia dell’epoca voleva, tre re che depongono le armi e offrono a Gesù i loro doni, vestiti “all’orientale”, uno addirittura con un turbante in testa e tessuti che sembrano di seta damascata, quindi molto preziosi. I Magi sono citati solo dal vangelo di Matteo, in pochi versi. Ma i magi erano davvero i sacerdoti dei Medi, avi dei Curdi e imperniato sulla l greco Erodoto ci racconta che interpretavano i sogni e sapevano leggere gli astri. Forse il loro dio era il profeta Zoroastro ma VI sec. a.C. i Medi furono sottomessi dai Persiani. Ci fu un sacerdote che divenne re ma fu il solo e la cosa accadde nel 522 a.C., quindi molto prima della nascita di Gesù.etazione della scena pittorica rappresentata e del suo autore.


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