Alla scoperta della "Parola fresca di Giornata"

 Avendo parlato del Settecentenario di Dante Alighieri nel corrente anno 2021, ho fatto una visita al sito   accademiadellacrusca.it/it/dante   per vedere la sua impostazione e il tipo di parole scelte. Ho scoperto intanto la paola di oggi; dato che siamo ad inizio 2021, vi tolgo subito la curiosità di conoscere le precedenti; in fondo si tratta di cinque giornate. Se la cosa vi interessa, accedete al suddetto sito. Diventa una maniera di rileggere alcune terzine della Divina Commedia e di ridare una spolverata alle nostre espressioni linguistiche da un punto di vista lessicale.




La parola di oggi 6 gennaio, epifania: mirra

(Inferno, XXIV, 111)
[...] erba né biado in sua vita non pasce,
ma sol d'incenso lagrime e d'amomo,
e nardo e mirra son l'ultime fasce.

La misteriosa mirra, una resina, era reputata sostanza medicinale e veniva usata anticamente anche nell’imbalsamazione. La portarono in dono i Magi a Gesù, assieme all’incenso. Dante la nomina una sola volta. La pone tra le sostanze connesse alla mitica Fenice: incenso, amomo, nardo e, appunto, mirra.




Parola del 1° gennaio: trasumanar 

(Paradiso, I, 70) 
Trasumanar significar per verba
non si poria; però l' essemplo basti
a cui esperienza grazia serba 

Neologismo dantesco per indicare un’esperienza che va oltre l’umano. Dante lo usa per indicare l’avvicinamento a Dio, ma il termine può essere esteso ad ogni condizione che vada al di là dell’esprimibile, dove le parole non bastano più. 

C. M. prima di passare alle precedenti



Parola del 2 gennaio: color che son sospesi 

(Inferno, II, 52) 
Io era tra color che son sospesi,(Inferno, II, 52) 


Io era tra color che son sospesi, 
e donna mi chiamò beata e bella, 
tal che di comandare io la richiesi. 

È detto da Virgilio parlando di sé, perché sta nel Limbo, ma è passato nell’italiano come forma proverbiale per indicare uno stato dprima di passare alle precedentiprima di passare alle precedentii incertezza e di attesa. 

C. M. 



Parola del 3 gennaio: bella persona 

(Inferno, V, 101) 


Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, 
prese costui de la bella persona 
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende 

Espressione con cui Francesca da Rimini si riferisce al proprio corpo, di cui Paolo si innamorò e da cui l’anima è stata violentemente separata. Dante la usa in senso fisico; oggi l’espressione si riferisce invece a chi ha doti morali (generosità, lealtà, ecc.). 

P. D'A. 


4 gennaio: dolenti note 

(Inferno, V, 25) 
Or incomincian le dolenti note 
a farmisi sentire; or son venuto 
là dove molto pianto mi percuote 

Dante comincia a sentire le grida di dolore dei condannati per aver peccato di lussuria. La diffusione della Commedia a livello popolare ha portato all’uso comune dell’espressione dolenti note per intendere ‘fatti, circostanze, argomenti spiacevoli’. 

A. N. 



5 gennaio: tin tin 

(Paradiso, X, 143) 
[...] che l'una parte e l'altra tira e urge, 
tin tin sonando con sì dolce nota, 
che 'l ben disposto spirto d'amor turge [...] 

Voce onomatopeica, usata da Dante per indicare il gradevole suono prodotto dalle ruote del congegno di un orologio a sveglia, a cui viene paragonata la corona delle anime beate che appaiono a Dante, muovendosi in giro e cantando. 




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