Origine di Babbo Natale
A due miracoli, che secondo la tradizione si attribuiscono a San Nicola, si fa risalire l’amore per i bambini e il portar loro dei doni.
Fece resuscitare tre poveri bambini orfanelli, trucidati per venderne la carne, dall’oste di una locanda nella quale si erano recati a chiedere cibo.
Fece piovere attraverso le finestre sacchetti di monete d’oro per le tre figlie che un poveraccio aveva destinato a diventare prostitute, per permettere loro di evitare questa sorte. Trovando la terza finestra chiusa buttò le monete dal camino e queste si infilarono in una calza che la ragazza aveva appeso lì davanti ad asciugare.
Il 6 dicembre, festa di San Nicola, cominciò ad aver fama come il giorno in cui si regalano doni e dolci ai bambini, e si immaginava la sua figura in abito talare, su un cavallo bianco o un asino magico o anche una capra, galoppare sui tetti per calare doni e dolciumi dai comignoli del camino, come aveva fatto per la ragazza di Myra.
Nel corso dei secoli i festeggiamenti di San Nicola o Santa Claus si spostarono alla festa più vicina, cioè al Natale,
Il Babbo Natale, come lo conosciamo noi, nacque da Clement C. Moore, anche se la sua paternità è abbastanza contestata, che nel 1822 scrisse una poesia in cui viene descritto proprio come lo vediamo oggi. Intorno agli anni cinquanta del 1900 questa nuova figura di Babbo Natale si diffuse anche in Europa e in Italia. Segue la poesia in traduzione italiana.
Una visita da San Nicola
Era
la notte prima di Natale, quando in tutta la casa
Non una
creatura si muoveva, neanche un topo;
Le calze erano appese al
camino con cura,
Nella speranza che San Nicola arrivasse presto
a far visita;
I
bambini erano tutti immersi nei loro letti accoglienti,
Mentre
sogni di cose favolose danzavano nelle loro teste,
E la mamma
nel suo fazzoletto, e io nel mio berretto,
Ci eravamo appena
preparati per il pisolino del lungo inverno –
Quando sul prato
si sentì un tale frastuono,
Che balzai dal letto per vedere
cosa stesse succedendo.
Verso
la finestra ho volato come un lampo,
Ho aperto le persiane e mi
sono avvolto nella sciarpa.
Sulla superficie della fresca neve,
appena caduta, la Luna
Gettava una luce sugli oggetti come se
fosse in pieno giorno;
Infine, davanti ai miei occhi
meravigliati, mi apparvero
Una slitta in miniatura, e otto
piccole renne,
Con un piccolo vecchio guidatore, così vivace e
veloce,
Che capii subito che doveta trattarsi di St. Nick.
Più
rapidi delle aquile vennero i suoi corsieri,
E lui fischiò, e
gridò, e li chiamò per nome:
“Ora! Dasher, ora! Dancer, ora!
Prancer e Vixen,
“Su! Comet, su! Cupido, su! Donder e
Blitzen;
“Sopra al portico! Oltre il muro!
“Ora Dash
via! Dash via! Dash allontaniamoci tutti!”
Come foglie secche
davanti al soffio di un selvaggio uragano,
Quando incontrano un
ostacolo, salirono verso il cielo;
Così fino oltre le case i
corsieri volarono,
Con la slitta piena di giocattoli – e di
San Nicola anche:
E poi in un batter d’occhio, ho sentito sul
tetto
Il rampare e scalpitare di ogni loro piccolo zoccolo.
Il
tempo di rendermi conto della situazione e di voltarmi,
Che San
Nicola è venuto giù per il camino con un balzo:
Era avvolto
tutto in una pelliccia, dalla testa ai piedi,
E i suoi vestiti
erano tutti sporchi di cenere e fuliggine;
Teneva appeso sulla
schiena un sacco pieno di giocattoli,
tanto da sembrare un
venditore ambulante in procinto di aprire l’attività:
I suoi
occhi – come brillavano! Le sue fossette: che allegre,
Le sue
guance erano come rose, il suo naso come una ciliegia;
La sua
bocca divertita era distesa come un arco,
E la barba sul mento
era bianca come la neve;
Tra i denti teneva stretta l’estremità
della pipa,la poesia in traduzione italiana (ripresa dal sito www.manuelmarangoni.it)
E il fumo gli circondava la testa come una corona.
Aveva
una faccia larga, e un pancino rotondo
Che fu subito scosso
dalla sua risata, come una coppa piena di gelatina:
Era
grassottello e paffuto, un vecchio elfo allegro,
E mio malgrado
io risi di rimando nel vederlo;
Con una strizzata d’occhio e
un cenno del capo
Mi fece subito capire che non avevo niente da
temere.
Lui non disse una parola, ma si mise subito al lavoro,
E
riempì tutte le calze; poi si girò di scatto,
E mise il dito
davanti al suo naso
E dando un cenno con la testa, ritornò su
per il camino.
Balzò
sulla slitta, rivolse un fischio ai suoi compagni,
E via tutti
volarono, come fa un cardellino:
Ma ho sentito esclamare, prima
che sparisse lontano dalla vista –
Buon Natale a tutti, e a
tutti una buona notte.
(la poesia in traduzione italiana è ripresa dal sito www.manuelmarangoni.it)
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