Dibattito sul presepe di Castelli

 


Proviamo a seguire alcune voci del dibattito che si è acceso sul presepe di Castelli, senza contare le critiche feroci apparse nei commenti su Facebook.

"In un anno difficile, un presepe che ha avuto problemi": questo è il titolo del “New York Times”, che il 18 dic ha parlato del presepe 2020 di piazza San Pietro che "ha suscitato molte critiche", soprattutto amplificate da “conservatori, che nelle figure in ceramica vedono una ulteriore erosione delle tradizioni ecclesiastiche” e della consuetudine.

Anche lo storico dell’arte Andrea Cionci, in un articolo su "Libero" dice «Dimenticatevi, infatti, il viso dolce della Madonna, il tenero, luminoso incarnato del Bambin Gesù, la dolcezza paterna di San Giuseppe e la devota meraviglia dei pastori. Forse, per la prima volta, in mezzo al colonnato del Bernini non è stato allestito un presepe figurativo, classico, bensì un’opera brutalmente postmoderna e neanche troppo recente, dato che risale agli anni 1965-’75». Anche se per certa critica sarebbe un capolavoro, «a molti fedeli appare come un vero incubo», scrive Cionci. «Certamente non è “per tutti” e siamo molto lontani da quell’idea di bello assoluto e oggettivo che ha animato per 2000 anni l’arte cristiano-cattolica». Compaioni infatti «il Bambin Gesù “avvitabile”, l’angelo con le “alette di raffreddamento”, il guerriero cornuto (sapientemente oscurato dalle telecamere vaticane durante la diretta), le atticciate e villose figure animalesche, le barbe assiro-babilonesi dei Magi, il cosmonauta alla “Alien”». Tante le figure totemiche, «più simili ad arcaiche matrioske che non a personaggi di un presepe».

Nello stesso articolo c'è scritto che le due figure dell’ebreo e del musulmano "rievocano il sincretismo e l’ossessivo dialogo interreligioso" di Papa Bergoglio.

A questa ultima accusa da una risposta una professoressa del liceo abruzzese dov'è custodita l'opera:Se l'autore dell'articolo e voi che l'avete pubblicato vi foste informati, se aveste cercato di uscire dai vostri schemi mentali pre-confezionati e aveste cercato di capire di cosa state parlando, avreste fatto la mirabolante scoperta che quei due personaggi sono BENDATI; ebbene sì, l'ebreo e il musulmano hanno una benda sugli occhi, a rappresentare il fatto che non conoscono la Verità del Cristo, sono rimasti nell'oscurità, non hanno accolto la vera Fede.”

Secondo il giornalista Antonio Socci non si discute il valore artigianale dei manufatti, ma la scelta del Vaticano perché il presepio di San Pietro deve essere riconoscibile al popolo”.

Il sindaco di Castelli Rinaldo Seca risponde ad alcune critiche e parla di una “straordinaria opera d’arte della quale siamo molto orgogliosi. Invito tutti, prima di parlare, ad approfondire la conoscenza della sua storia e quello che rappresenta per la nostra comunità“.

Il presidente del PD di Teramo M. Di Pasquale dice che “il valore di un’ opera d’arte non sta nel fatto che debba piacere a tutti; il fatto che piaccia o non piaccia non ne sminuisce il valore culturale o storico.

Il presepe di Castelli è un’opera d’arte. Lo è per quello che rappresenta, lo è per la sua storia, lo è per l’impegno di studenti e professori. E la sua presenza, in queste feste, in piazza San Pietro ne è la più eloquente delle conferme.

Il dibattito che si è acceso sulla stampa, con la partecipazione anche di nomi tra i più importanti dell’orizzonte culturale, riconferma sia il coraggio di Papa Francesco, sia il valore storico assoluto dell’opera, facendosi di pari passo veicolo di una promozione straordinaria, per Castelli e per tutto il territorio.”

In un articolo de “Il Centro” di oggi la presidente della Fondazione Tercas Tiziana Di Sante invita a riflettere “sul significato che questo presepe tanto innovativo ha in questo momento della storia. Chi conosce la ceramica castellana sa bene che non sarebbe stato difficile creare un’opera molto più classica e comprensibile. Ma molti anni fa un affermato maestro ceramista, Serafino Mattucci, decise di lanciare una sfida ai suoi colleghi e ai suoi alunni: reinterpretare tecniche e saperi antichi in una originale rappresentazione della Natività. Da questo percorso faticoso ed impegnativo, dalla ricerca di un nuovo concetto di bellezza, nasce questo presepe”

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