Alla scoperta dei particolari del Presepe Ottocentenario
La visione scenografica dell’insieme, pur essendo suggestiva, non rende a pieno il significato del Presepe Ottocentenario, che è fatto di richiami, associazioni, simboli, evocazioni, legati al territorio e ad una secolare storia e tradizione. Anche i materiali usati suggeriscono ricordi ed emozioni.
Iniziamo la descrizione dal lato sinistro della Cappella della Natività. Il Presepe n° 1, è un’opera recente di Franca Petricca; nel suo intreccio e ricamo di radici di “screpetegli”, trovati e raccolti sotto le “Malecoste”, zona “Colle del Vento”, che si aggrovigliano e distendono a ritagliare spazi e rustici paesaggi, ci introduce in una atmosfera rievocativa dei nostri paesi di montagna.
Segue un grosso ciocco di radice di faggio, proveniente dal Vallone “Fossa di Rive”, tra le cui diramazioni trovano collocazione i doni di San Franco al Bambino; essi sono altamente simbolici, ma reali, e costituiscono il povero corredo che l’Eremita porta con sé quando, dopo venti anni di esperienza e formazione conventuale, esce dall’abbazia di Lucoli per seguire l’aspra e difficile strada, che ha deciso di intraprendere. Ce li indicano gli antichi “Atti”, senza contare le “solite vesti”:
nove pani
un pugno di sale
una ciotola di legno
un fiaschetto curvo artigianale
il Breviario

La capanna della Natività è stata allestita su una nuda e scheletrica, traballante struttura usata per i presepi, rinforzata per l’occasione e addobbata con rustici materiali provenienti da pagliai, cantine e case del paese, raccolti e messi a disposizione in chiesa.
Proseguendo in questa ideale panoramica, due elementi arrivano in primo piano.
In alto, nella struttura in pietra scolpita e intagliata dell’altare del 1593, uno stupenda tela della Natività, recante la firma di Josephus Donati delle Campane, che abbiamo inglobato ed incorniciato, evidenziandola nel paesaggio del presepe, in un richiamo di espressioni artistiche nel corso dei secoli, da rivivere ed attualizzare.
Nella parte sottostante il primo dei pannelli che rappresenta uno dei luoghi-simbolo della storia e tradizione: l’Acqua di San Franco, sul monte che porta lo stesso nome:
una antica foto nella quale si vede ancora scorrere le acque dalla copiosa sorgente verso la valle, dando origine ad una ricca e verdeggiante vegetazione;
l’ingrandimento di una stampa dei primi del 1900 che rappresenta la sorgente e, sulla linea montuosa soprastante, quasi immedesimati nel paesaggio, mostra in controluce i profili di due personaggi: l’Eremita San Franco e la madre che da Roio è andata a trovarlo, come racconta la tradizionale leggenda di questo paese natio.
Nella parte destra della cappella due pannelli sovrapposti rappresentano due elementi paesaggistici tipici di Assergi e della montagna.
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In alto il primo, con le due grotte dei Peschioli e di Pizzo Cefalone, ove San Franco ha trovato le sue ultime due dimore;
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In basso la caratteristica linea delle mura, che inizia dalla chiesa fondata sulla roccia e prosegue sino a “‘Nna Porta” dell’antico castello medioevale. Rappresenta, durante una suggestiva nevicata, la chiesa “Santa Maria Assunta” e un tratto delle mura, fa da sfondo soffuso nel riverbero delle luci delle case alla ricostruzione delle mura di Antonio Del Sole.
In primo piano, più in basso, la seconda delle opere costitutive del presepe: la ricostruzione, accurata e piena di nostalgia, fatta dall’artista di origine assergese Antonio Del Sole, della chiesa e delle case lungo la linea delle mura, della torre detta "La Piccionara", della “Torre dell’Orologio” posta sulla porta principale di ingresso al paese. E' stata offerta per il Presepe Ottocentenario. Quando si salgono i due scalini dell'altare per avvicinarsi a vedere il presepe, sembra quasi di entrare nel piccolo borgo e vederlo vivere; diventa una tappa illuminata e animata lungo il percorso che porta al presepe.
Lo scorso anno 2019 il presepe allestito da Antonio Del Sole a Tempera ha vinto il terzo premio al concorso “La strada dei Presepi - Trofeo Scardaci”
Proprio all’angolo, quasi a segnare un passaggio, il Presepe n° 2 di Franca Petricca, anche esso molto suggestivo nel suo fitto intreccio di radici e paesaggi e che ha avuto una “Menzione Speciale” al concorso “La Strada dei presepi – Trofeo Scardaci” nell’anno 2015.
Il presepe non si ferma qui, ma ha inizio un ideale percorso che, attraverso le foglie del bosco, viene compiuto dai Re Magi e dalla statua in legno scolpito di San Franco, opera realizzata alcuni anni fa dall’artista di origine assergese Angelo Acitelli e donata alla chiesa di Assergi. Sì, anche San Franco partecipa al Presepe Ottocentenario, e scende dalle sue rocce e dai sentieri del bosco “Macchia Grande” e lungo l’antica, e pressoché in molti tratti oggi scomparsa, Via Portella arriva al medioevale Castello di Assergi passando per “Nna Porta”, per rendere omaggio al Bambino e pregarlo insieme ai suoi Confratelli monaci benedettini.
Il Presepe n° 3 di Franca Petricca, che lo scorso anno 2019 ha vinto il secondo premio al concorso “La strada dei Presepi - Trofeo Scardaci”, diventa una tappa illuminata e animata lungo il percorso che porta al presepe.
(Ci si consenta adesso un pensiero di partecipazione al dolore di Angelo Acitelli per la moglie Edda e a tutte le famiglie che in questo periodo sono state rattristate da perdite. A tutti una preghiera davanti al presepe.)
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