Roio e Lucoli sulle tracce del monaco Franco: il primo rifugio nel bosco.




 di Ivana Fiordigigli

Cari amici dell’associazione NoiXLucoli Onlus e San Michele Onlus, innanzi tutto un grazie per la vostra grande disponibilità ad un confronto aperto e culturale, il che ha permesso di parlare di un gemellaggio fra i paesi di San Franco nel quadro della ricorrenza ottocentenaria della sua morte; ma soprattutto un grazie per il sentimento di amicizia che è nato e che si è di recente concretizzato nella bella giornata dell’escursione alla grotta, che potrebbe essere con molta probabilità il primo eremo di San Franco, dopo che esce dal monastero di San Giovanni Battista di Collimento in Lucoli e si immerge in boschi sicuramente più fitti, intrigati e selvatici di come oggi si vedono.

Un sassolino in più riguardo alla ricostruzione della vita di San Franco, il che non è né trascurabile, né cosa da poco.

Sono tre i momenti che hanno preceduto l’escursione del 20 agosto 2020:

  • Un primo incontro a Lucoli della associazione Assergi: cultura, memoria e montagna con NoiXLucoli, presso l’Abbazia di San Giovanni Battista, luogo per eccellenza di San Franco, in cui è rimasto venti anni della sua vita studiando, approfondendo le sue riflessioni e il suo percorso religioso, meditando, operando in umiltà e donando quanto poteva a chi ne aveva bisogno, sino alla decisione finale, una scelta che di nuovo dà un radicale cambiamento alla sua vita: andare eremita. Franco ha circa quaranta anni, è fisicamente forte, è colto, come dimostra il portare con sé il Breviario, è deciso ad abbandonarsi ai ritmi della natura, rappresentata dal bosco, cercando il profondo senso di Dio e dell’uomo. Si è pensato a tutto questo entrando nella Abbazia. Nel confronto avuto, qualcuno di Lucoli ha evidenziato il fatto che nella memoria locale tanto poco è rimasto della vicenda del Monaco Franco, ma ha anche ipotizzato di poter fare una ricerca della possibile localizzazione del primo eremo, di cui parlano gli Atti, e che tale luogo non poteva essere molto lontano da Lucoli, considerando che l’eremita procedeva a piedi e in un bosco.

    si inoltrò per i sentieri nel bosco. Girovagando per cercare un luogo adatto, per dono celeste un orso mansueto quale guida, trovò una spelonca riparata da acutissime spine e nel profondo del bosco un cavo di quercia pieno di acqua cristallina…

    A lungo è rimasta misteriosa la collocazione di questo primo rifugio, ove trova riparo e dimora per distensa tempora. L’antico manoscritto lo presenta in maniera sommariamente descrittiva, senza localizzarlo più di tanto: al centro del bosco, protetto da spine,  vicino dell’acqua che stillava da un concavo di quercia. C’è comunque tutto per poter vivere, acqua, bacche, erbe, amministrando nel contempo saggiamente i nove pani a lui offerti dai confratelli; senza parlare del favo di miele che l’orso gli fa scoprire più all’interno del bosco. Una unica indicazione precisa, di tipo ambientale, storico e cronologico ma, a distanza di secoli per noi vaga: “dove, in altri tempi, aveva abitato un santo eremita”.

  • Il secondo momento è costituito da un recente evento culturale, la presentazione di un nuovo libro su Roio e la sua storia agli inizi di agosto 2020, autore Croce Rotolante. Sono andata subito a leggere un capitolo che non poteva mancare, quello che tratta di San Franco (pp. 781/811), ed ivi c'è la notizia che, comunicata agli amici di Lucoli, ha ispirato l’escursione: “Bisogna sicuramente identificare questa grotta in Pietra Rotara” afferma con decisione l'autore del libro.

  • Il terzo momento è stata l’interessante e bellissima giornata del 20 agosto 2020; si è scoperto un nuovo paesaggio di monti e boschi, in cui sembra aleggiare il ricordo di San Franco e sembra quasi che debba apparire tra la vegetazione con il suo amico orso...

    Così viene descritta questa prima dimora del Santo, nello scritto della associazione di Lucoli: La grotta di Sant’Onofrio, che si affaccia sul profondo omonimo vallone, è un riparo a 1.400 metri d’altezza su una parete rocciosa del monte Orsello, poco oltre i ruderi del villaggio medievale di Sant’Eramo. La grotta, raggiungibile con un ripido sentiero in parte ferrato, è provvista di gradoni scavati nella roccia, di un rozzo altare in pietra e di alcune nicchie.



 Foto dell’escursione


Questi sono i ruderi del villaggio medioevale di S. Eramo. L'antico abbeveratoio in pietra attira ancora oggi il bestiame. Ci sono in giro molte mucche e cavalli. Qui inizia il sentiero che porta all'eremo.


La freccia, con la scritta Eremo di Sant'Onofrio, indica la direzione da prendere per arrivare alla grotta.






La foto è presa dal recente libro di Croce Rotolante



Inizia la discesa in mezzo al bosco, lungo una scarpata, in alcuni punti scoscesa.






Arrivati finalmente in fondo alla scarpata, guardo sconsolata la parete rocciosa sulla quale occorre salire!


Per fortuna un robusto passamano in ferro permette di appoggiarsi per salire o scendere!


La grotta: particolari che evidenziano il lavorio fatto dagli eremiti e le canaline di scolo dell'acqua ricavate



Canaline di scolo






Vedute dall'interno della grotta



La presenza di persone evidenzia l'ampiezza della grotta

Panorami intorno










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