La leggenda di S. Franco e delle ciliegie mature - Due autori di Roio: Fulgenzio Ciccozzi e Croce Rotolante

di Ivana Fiordigigli


 Diamo oggi almeno due recenti riferimenti bibliografici relativi alla leggenda roiana dell'albero di ciliegio, il che fa capire come si arriva alla celebrazione del 17 ottobre a Lucoli, che vede la piantagione di un albero di ciliegio dedicato a San Franco, in occasione dell'Ottocentenario, e l'apposizione di un cippo con dedica. Sarà un singolare momento di un "gemellaggio", non potuto realizzare per colpa del Covid 19 così come programmato per il 5 giugno 2020, ma che si sta idealmente effettuando in una spontanea e quanto mai significativa collaborazione e scambio  tra i Paesi di San Franco. Anche l'ipotesi, che sta prendendo corpo della individuazione del primo rifugio di San Franco nel bosco nei pressi del territorio di Lucoli, proviene da uno scambio reciproco di dati ed elementi attraverso incontri, studio di testi editi di recente e che aggiungono nuovi contributi. E' un percorso che può arricchire veramente le conoscenze sul Santo.

A p. 243 Fulgenzio Ciccozzi, nel suo recente libro Rojo – Historia, così presenta la leggenda roiana dell’albero di ciliegio e del giovane Franco. E’ un racconto che prende spunto e si basa sulla tradizione orale, tramandata nei secoli, ma cerca di offrire una scientifica documentazione di scritti e tracce ancora esistenti: il taglio ai primi del 1900 di un secolare tronco di ciliegio per utilizzare il legno per una casa; un semensaio di ciliegi collocato poco distante dalla casa paterna; un rione di Roio Piano denominato Cerasu e da carte del Catasto esistente già nel XVIII secolo .

Se vogliamo, il primo miracolo di un Franco ancora laico avvenne proprio a Roio Piano. Si tramanda che l’allora giovane pastore lasciò il suo paese in autunno per portare il gregge della famiglia in Puglia. La madre, salutandolo, gli chiese quando sarebbe tornato. Il figlio le rispose:”Quando matureranno le ciliegie”. In un freddo giorno di gennaio, sotto lo sguardo incredulo della madre, mesta di gioia e di apprensione, Franco fece anticipatamente ritorno a Roio. La madre sorpresa esclamò: “Mi avevi detto che saresti tornato nella stagione delle ciliegie mature!” e Franco di rimando gli rispose: “Infatti, sono mature: guarda il ciliegio dell’orto!”. La tradizione popolare ci riferisce che il tronco plurisecolare dell’orto di San Franco fu tagliato nei primi decenni del Novecento e utilizzato per la costruzione di una casa. E’ tale il legame tra questo frutto e i protagonisti del racconto che la leggenda narra di un semensaio collocato poco distante dalla casa paterna. Tale spazio potrebbe oggi essere ascrivibile al rione denominato “Cerasu” (iu Cerasciu).

La nota di 652 ci fornisce una ulteriore informazione, quella dell’esistenza a Roio di un rione che prende il suo nome dall’albero di ciliegio: “Il toponimo è riportato già nelle carte catastali del XVIII secolo. Il Ceraso è il rione di Roio Piano più danneggiato dal terremoto del 2009.


Croce Rotolante, altro roiano autore di un recente libro, Roio. Storia di una terra attraverso i secoli, a pag. 800 tratta anche lui della stessa leggenda, che definisce ben radicata nella tradizione orale roiana. Importante l’annotazione che negli scritti antichi che ha consultato, non ne ha trovato traccia. La sua preoccupazione, però, è quella di dare un riferimento scientifico al particolare fenomeno della fioritura precoce del ciliegio, che poi, magari, in una stagione certo molto singolare, può aver portato alla maturazione delle ciliegie a gennaio e non a giugno, come di solito avviene.

Altro fatto prodigioso attribuito al Santo, ben radicato nella tradizione orale roiana, ma di cui non si trova traccia negli scritti antichi, riguarda la fioritura autunnale dell’albero di ciliegio piantato nell’orto retrostante la casa paterna.

La nota 1977 cita la rivista Vita in campagna, Supplemento al n° 12, Dicembre 1994, p. 19:

Fenomeno spiegabilissimo in natura, la fioritura o prefioritura che i ciliegio altre drupacee ma anche pomacee, come il pero, talvolta presentano a fine estate, inizio autunno, è semplicemente dovuto al fatto che la pianta ha subito durante l’estate un forte arresto di vegetazione, spesso accompagnato da caduta di foglie a causa della siccità e delle alte temperature, oppure in seguito a una grandinata o ad un attacco parassitario; questo arresto di vegetazione ha conseguenze analoghe, anche se molto meno intense, a quelle determinate dal riposo invernale per cui, con il ritorno delle piogge e di temperature meno elevate, l’albero riprende a vegetare e così anche alcune delle sue gemme a fiore si sviluppano rapidamente e fioriscono.”




Commenti

Post popolari in questo blog

Giochi di una volta ad Assergi: PALLA BATTIMURO (lab. Memorie)

SANT’AGATA

Domenica delle Palme e Domenica dell'Olivo (angolo della poesia)