Appunti per una storia dell'Edicola all'"Acqua di San Franco" ( N° 2)


di Ivana Fiordigigli


Riprendiamo dal 1747, quando il Vescovo dell’Aquila Giuseppe Coppola sale all’Acqua di S. Franco e deve averla trovata allo stato naturale e priva di qualsiasi segnalazione o struttura, a parte la sorgente, se esorta a porre presso di essa una immagine del Santo. Sappiamo dal Tomei nella sua "Dissertatione" (1791) e viene riportato anche da Demetrio Gianfrancesco, che l'invito venne raccolto: "Dipinta su maiolica e sistemata, dopo breve tempo fu con devoto furto involata".

Evitiamo qualsiasi considerazione su questo episodio, come sul successivo relativo al 1782, quando un pellegrino lascia il denaro per scolpire una statua, dice Demetrio Gianfrancesco "di pietra più pesante" per l’”Acqua di San Franco”, ma non risulta al Tomei essere stata lavorata e realizzata. A distanza di secoli potremmo sbagliare, ma sarebbe interessante capire il perché di questi due eventi così deplorevoli. 

Arriviamo finalmente alla costruzione a pietra, più tardi rinforzata in cemento, nel 1854: una rustica Edicola in pietra, con sull’altarino un pannello di maioliche dipinte raffiguranti il Santo e la scritta: “ A div.ne di Matteo e Luigi Cappelli A. D. 1854”. E' l'edicola attualmente esistente. 


Esaminiamo l'immagine del pannello di maioliche. Al centro si impone la figura del Santo, in posizione seduta, con il corpo avvolto dall'ampio saio e il capo in un aureola di luce, seduto nei pressi della riva di un fiume, Nella sua mano destra ha il Crocefisso; di fianco a destra il simbolo del teschio. I teschi sono presenti nei ritratti dei santi per sottolineare la loro saggezza e la costante consapevolezza della propria mortalità. La morte era costantemente nei loro pensieri, e questo li spingeva a cercare in tutti i modi di raggiungere la perfezione. Alla sua sinistra, in primo piano il miracolo più rappresentato nella iconografia di San Franco, quello del bambino rapito ai genitori dal lupo e salvato per intercessione e preghiera del Santo; la mano accarezza affettuosamente i capelli del bambino. Il resto è il paesaggio della catena di montagne che fa da sfondo al paese di Assergi, che si intravvede, dietro a S. Franco, con la sua chiesa e relativo campanile e un gruppo di case, alla base del boscoso pendio di montagna e della salita lungo il monte Portella e il Passo della Portella.
Alla destra, in alto sul Monte San Franco, la sorgente dell'acqua fatta scaturire dal Santo battendo sulla roccia con il suo bastone da pastore, come raccontano gli Atti, o per dissetare la mamma che è andata a trovarlo, come racconta la leggenda di Roio.
E' da notare che la sorgente è rappresentata come un piccolo laghetto, da cui l'acqua scende a valle copiosa, dando così origine al torrente Raiale, che scorre a sud di Assergi e poi si volge verso la gola di rocce e va verso Camarda. . Ai bordi del laghetto si intravvedono due pellegrini in procinto di bagnarsi, immergendosi. Questo è stato l'aspetto della sorgente per almeno sei secoli prima della la costruzione dell'edicola.
















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