A Giuseppe Lalli, sul suo articolo “Assergi, San Franco e Sant’Egidio


di Ivana Fiordigigli e Franco Dino Lalli


Non soltanto gli assergesi hanno perso quasi totalmente la memoria del primo patrono e protettore Sant'Egidio, nonostante la presenza iconografica del Santo nella chiesa S. Maria Assunta di Assergi, ma hanno rischiato e rischiano di perdere memoria anche del secondo.

Parliamo di San Franco! Un "Benvenuto" al progetto per l’evento “Ottocentenario di San Franco” se sta riuscendo a rinverdirne la memoria, sia a livello locale, che più ampio.

Sulla scia dell’Ottocentenario Giuseppe Lalli ci ripropone il primo e antico protettore del piccolo e medioevale borgo di Assergi; è vero, è proprio il primo protettore.

Non sappiamo come sia realmente accaduto l’avvicendamento dei due santi, ma possiamo ipotizzare che la fama di un monaco, eremita vicino ad Assergi, considerato santo sin dalla sua morte fra le rocce del Gran Sasso, sepolto nella chiesa di Assergi, custodito, venerato e raccontato dai suoi confratelli monaci, con fama di molti miracoli sia in vita sia post mortem, abbia soppiantato nella coscienza collettiva la memoria del primo protettore che appariva più lontano nel tempo e nello spazio geografico, anche se dava nome a quell’ eremo o rifugio di monaci, di cui oggi lungo la strada per Campo Imperatore restano i ruderi. Lo stesso Tomei nella sua Dissertazione afferma che quel poco, che nel suo tempo (anno 1791 è quello della pubblicazione) rimane del culto di S. Egidio e si officia, è opera sua.

Proviamo come associazione ad andare passo passo e per il momento accontentiamoci di realizzare le attività del progetto “Ottocentenario”, che già risultano condizionate dai problemi legati al Covid 19, recuperando la memoria di ottocento anni di tradizione religiosa, culturale, storica, popolare, alla base del pensare ed agire contemporaneo, cercando di capire le "radici" della memoria collettiva che si va attenuando; ciò si nota da vari segnali…!

Non è una considerazione nata soltanto da una ipotesi; basta andare a guardare i tanti piccoli segnali di un costume che cambia: tradizioni di culto religioso trascurate; giovani che non conoscono più la storia e la tradizione locale perché qualcosa si è interrotto e spento nei passaggi generazionali; la famiglia che non trasmette più conoscenze, usi e costumi, relegandoli quasi in un mondo minore, di fronte al sovrastare dei messaggi media globali e anonimi.

E, così, lo spesse volte freddo e ventoso “Cinque giugno” rischia di diventare una “festarella” da poco di fronte alla grande Piazza del caldo Ferragosto con il “toro allo spiedo ed i balli; la “Mostra delle Reliquie del 4 giugno registra da qualche anno una piazza deserta, come se il furto delle reliquie dopo il terremoto avesse tolto valore anche alla celebrazione; il Comitato Feste della secolare tradizione non solo non opera, ma blocca il formarsi di un nuovo Comitato proprio in occasione della ricorrenza ottocentenaria; l’Edicola all’”Acqua di San Franco” appare trascurata e poco pulita e avrebbe bisogno di vari interventi, anche per il mantenimento e sicurezza della piccola struttura esposta alle intemperie climatiche; senza contare il problema della scarsità dell’acqua della sorgente, che dal terremoto in poi si disperde un po’ più sotto ed avrebbe bisogno di un accurato studio e successivo intervento per non doverne piangere la scomparsa dopo ottocento anni di storia.

E’ impensabile che il Comitato festeggiamenti di Assergi e l’ente che rappresenta la collettività, l’ASBUC di Assergi, trascurino un luogo e un Santuario continuamente visitato da devoti, pellegrini ed escursionisti nel corso dell’anno, pur essendo per niente pubblicizzato e faticoso da raggiungere.

A tutti questi segnali fa da conferma emblematica e da contrappunto un cattivo esempio di mancanza di rispetto ambientale, umano e religioso, documentato da una foto apparsa sui social: una cane che il 13 agosto, lasciato incustodito dal proprietario, mentre all’Edicola dell’Acqua di San Franco si celebra la S. Messa, piomba a farsi il bagno dentro la vasca che raccoglie la poca acqua della sorgente, di fianco a un pellegrino che raccoglie con pazienza la sua bottiglietta di acqua da portare a casa; se ne andrà poi protestando, insieme ad un gruppo di sette o otto pellegrini. Tale episodio si commenta da sé.

Ammiriamo l’entusiasmo di Giuseppe Lalli, socio della nostra associazione, riguardo alla figura di S. Egidio e alla proposta di un nuovo gemellaggio con la Francia e Saint Gilles; è vero che a volte la storia è guidata dal sogno e dalla utopia, ma, se vogliamo conseguire risultati, occorre poggiare i piedi per terra, fare una razionale analisi della situazione e da quella ripartire per realizzare quanto programmato.

Ad oggi, tornando al Progetto Ottocentenario, si sono poste buone premesse per realizzare il Gemellaggio di Assergi con i “Paesi di S. Franco” (Roio, Lucoli, Arischia, Ortolano e Forca di Valle), ma esso si è dovuto rimandare al giugno 2021, Covid 19 permettendo l’attuazione!

Resta però molto da operare in loco, proprio in Assergi.

Un gemellaggio non è solo un atto formale o di carte, e nemmeno una iniziativa di un gruppo di élite; occorre operare per una presa di coscienza collettiva e di condivisione da parte degli assergesi. Ognuno si deve sentire coinvolto e questo contribuisce a creare un vero spirito di accoglienza essenziale in un gemellaggio; è la collettività tutta che deve diventare accogliente ed aperta. Su questo punto, caro Giuseppe Lalli occorre lavorare e c’è molto da lavorare.

Se riusciamo in una prima tappa, quella del Gemellaggio con i paesi di S. Franco, che appare più casalingo rispetto a quello con la Francia, ma è altrettanto e più impegnativo in quanto deve porre le basi di una cambiamento radicale nei confronti dell’”altra persona” e del rispetto e cura del territorio locale e dell’ambiente, si può poi procedere oltre, nel nome del primo, antico e un po’ dimenticato protettore di Assergi S. Egidio.

Ci siamo sentiti in dovere di fare le precisazioni che precedono prima di tutto per una questione di metodo di studio, ricerca e successiva operatività, avendo già come Associazione tutto un ricco progetto da realizzare. Non possiamo bruciare le tappe, anche perché ogni proposta del progetto era stata accuratamente vagliata e decisa; se la situazione lo richiede possiamo apportare tutti i cambiamenti possibili, ma sulla base di una accurata dinamica e di valide motivazioni.

Caro Giuseppe Lalli, a livello personale puoi benissimo effettuare tutti gli studi che vuoi, su tutti i santi; anche per Assergi ne hai una serie: dopo Sant’Egidio, San Rocco e San Vincenzo Ferrer già trattati, ti proponiamo Sant’ Antonio Abate, Sant’Antonio da Padova, San Clemente e San Emidio e ne puoi scoprire anche altri. Puoi fare tutti gli articoli che vuoi, anche con titoli giornalistici e ad effetto e con tutte le proposte che vuoi, ma, se c’è la probabilità che questo possa coinvolgere anche l’Associazione e la sua attività, occorre parlarne prima e condividere tali proposte, poi lanciarle; non il contrario.

Ci conferma su questa posizione il messaggio e-mail a te rivolto da Goffredo Palmerini, che va ringraziato per la sua grande disponibilità e l’aiuto già dato al progetto Ottocentenario: Bel pezzo e ottima conclusione. Toccherà a te e all’associazione (“Assergi: cultura, memoria e montagna”) muovere i passi per un auspicabile gemellaggio religioso e civile con Saint-Gilles...

Come vedi è automatico essere coinvolti come associazione!

Quanto al superamento dell’ambito provinciale è dichiarato nel nostro progetto sin dall’inizio, a tutti i livelli. Per il gemellaggio riteniamo che non sia la collocazione geografica della località gemella a renderlo meno provinciale. Solo l’accurato approfondimento del “locale” può lanciarci in una visione aperta e senza confini.





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