La storia della Badia di Lucoli
Abbazia San Giovanni Battista di Collimento in Lucoli
Foto di Ercole Maurizio Manieri (ripresa dal Sito NoixLucoli onluss)
Articolo inviato dalla Associazione NoixLucoli onlus, inserito il 27/05/2020
LA STORIA DELLA BADIA DI LUCOLI
La presenza di S. Franco a Lucoli è strettameArticolo de "Il Centro"del 9 febbraio 2020, di Giustino Parisse nte collegata all’Abbazia di San Giovanni Battista, perché vi visse circa venti anni (anni tra il 1174/79 e il 1194/99 circa)
LUCOLI
Il toponimo Lucoli può provenire dal diminutivo latino luculus, cioè zona contornata da presenze di piccoli boschi e selve, come quelle attualmente esistenti delle Cerrete, della Piaja e altre ancora.
Per quanto riguarda le origini degli insediamenti lucoliani si può fare riferimento al Mommsen che nel suo Corpus Inscriptionum Latinarum riferisce di molte iscrizioni lapidarie estratte dai testi dell'Antinori e riguardanti Collefracido, Lucoli e S. Menna. Quando alla fine dell'800, la presenza dei Franchi in Italia aveva prodotto la trasformazione dei castaldati in contee, la più grande era quella di Celano. Berardo "il Francico" nel 926, ricevette tra le altre la Contea Amiterno ed al figlio Odorisio donò la Contea Collimentana, estesa sino al territorio Amiternino e Forconese. In seguito a successioni la Contea perviene alle persone di Odorisio e Litelda i quali, nel 1074 e 1075, cedono all'abate di Farfa, il castello di Montaliano e la metà del monastero di S. Giovanni in Monte, denominazione originale di S. Giovanni Battista di Lucoli.
Il Comune di Lucoli storicamente si componeva di sedici frazioni (oggi diciassette), insediate tra gli 800 ed i 1400 mt, di equivalente densità edilizia e di popolazione, sì da non avere un vero e proprio centro comunale se non in funzione di sede di uffici pubblici presenti nella frazione di Collimento; questi agglomerati sono sparsi nella valle in quanto hanno avuto origine dagli insediamenti delle case coloniche feudali o abbaziali dislocate in vari punti per convenienza dei villici addetti all'agricoltura. La prova di quanto riportato è data dalla cronaca del monastero di S. Maria di Farfa, scritta dal monaco Gregorio di Catino nel XII secolo, nella quale, elencando i servi del suo monastero, sottoposti al duca di Spoleto Guiniciso (789-822), enumera 14 famiglie servili in Collimento e 8 in S. Mennato (S. Menna), con relative sostanze quali case o animali.
L' ABBAZIA
La storia documentale del complesso abbaziale risulta di per se stessa abbastanza articolata, sia per la continua presenza di sismi disastrosi, sia per la continua varietà di passaggi di proprietà di famiglie nobili e di presenze di alti dignitari ecclesiastici assieme all’alta autorità vaticana. L’Abbazia di San Giovanni Battista ha rivestito un’importanza religiosa e logistica nella sfera abruzzese.
La prima data certa nella storia del monastero Benedettino di San Giovanni Battista di Collimento di Lucoli è il 1077, quando ad esso vengono ceduti in dotazione mille moggi di proprietà terriera. Dalla corografia Antinoriana (1) si apprende che “..nel 1077 di maggio Odorisio Conte, figlio del Conte Bernardo, di nazione dei Franchi, abitante lo stesso che Conte o Signore nel Ducato Spoletano, nel territorio Forconese, nel castello di Colomonte, ispirato da Dio, spontaneamente per mercede e redenzione dell’anima sua, di Galla sua moglie e dei suoi figli Rainaldo, Berardo e Odorisio per ottenere da Dio indulgenza dei suoi peccati e fare acquisto del Regno eterno, donò al monistero di San Giovanni situato nel luogo di Ranfonesso presso quel castello, in mano dell’Abate Pietro e di tutta la congregazione, dei beni di sua proprietà nelle pertinenze di quel castello. E’ chiaro, da quanto scrive l’Antinori, che alla data del 1077 viene registrata la donazione di Odorisio ad un monastero benedettino già esistente, rappresentato dall’abate Pietro.

SAN FRANCO NELL' ABBAZIA
Quasi un secolo dopo questa data all’abate Pietro successe l’abate Lucolano, sotto la cui guida il monastero ebbe ospite San Franco di Roio.
Il fanciullo Franco, sotto la guida di un sacerdote del paese, Palmerio, fece i primi studi. Dopo aver fatto il pastorello a Roio, entrò nel monastero benedettino di San Giovanni Battista di Lucoli, dove rimase per venti anni. L’abate Lucolano l’accolse con religioso affetto e lo destinò alla prosecuzione degli studi. Infatti, lo studio e la pietà furono i primi e grandi ideali a cui consacrò tutta la forza della sua volontà, profondamente consapevole dell’alta missione di servire Dio.
Erano tempi terribili per la Chiesa e per l’Italia. Erano i tempi di Federico Barbarossa.
Alla morte dell'abate venne offerta al monaco Franco la carica abbaziale, ma egli rifiutò per dedicarsi alla vita eremitica che lo avrebbe presto condotto alla santità.
Egli aspirava alla contemplazione di Dio per mezzo della natura. Per questo, dopo venti anni di vita in convento chiese ed ottenne dai suoi superiori il permesso di ritirarsi a vita eremitica in qualche zona dei monti d’Abruzzo.
Il primo periodo lo passò nei boschi di Lucoli, cibandosi di miele selvatico, radici di erbe, bacche e frutti spontanei del bosco.
L’ABBAZIA DOPO SAN FRANCO
Nel 1291 (San Franco muore tra gli anni 1220 e 1230) fu eletto abate Pietro Matthei che presto, però rinunciò all'incarico per l'impossibilità di governare la vita cenobitica secondo i dettami della Regola, a causa della scarsa disciplina dei monaci. Per questo motivo, con la bolla "Meditatio cordis nostri" del 27 settembre 1294, papa Celestino V unì questo monastero a quello di Santo Spirito di Sulmona dei monaci Celestini. Nel 1318 l'Abbazia tornò, però ad es


sere autonoma e venne eletto come abate Angelo.La vita monastica si svolse con alterne vicende che videro l'abbazia attraversare momenti di difficoltà, ma anche assurgere ad una notevole importanza economica e politica.
La vita cenobitica ebbe luogo fino al 1456, anno in cui morì l'ultimo abate regolare eletto dai monaci. In relazione alle non buone condizioni spirituali, morali e materiali del monastero, papa Callisto III, nel 1461, soppresse e secolarizzò il cenobio e nominò il primo abate commendatario nella figura di Giambattista Gaglioffi, membro dell'omonima importante e facoltosa famiglia aquilana, che fu anche vescovo aquilano dal 1488 al 1491. Questo abate, come tutti i successori secolari, elesse la propria dimora nella chiesa di San Giovanni di Lucoli a L'Aquila (ora non più esistente), anziché nella residenza monastica di Collimento, determinando quel distacco tra la popolazione lucolana da una parte e l'abate dall'altro. Gli abati commendatari, non provenendo dall'ambiente monastico, erano poco sensibili alle necessità dei monaci e consideravano le abbazie alla stregua di pure e semplici proprietà dotate di rendita finanziaria. Ebbero perciò scarso interesse per la vita religiosa che vi si conduceva, sicché il periodo della commenda in generale fu un periodo di decadimento sia della vita monastica che delle strutture edilizie.
Nel 1754, papa Benedetto XIV pose termine alle continue dispute tra le diocesi ponendo l'abbazia sotto la giurisdizione del vescovo aquilano. La popolaLa parte storica è stata tratta dal capitolo di Giovanna Di Matteo, pubblicato nel libro “San Giovanni Battista di Lucoli”, Renzo Mancini – 2001 Japadre Editorefamiglie servili in Collimento e 8 in S. Mennato (S. Menna), con relative sostanze quali case o animali.zione non gradì la decisione e l'abate dell'epoca, Mari, richiese perciò la soggezione al patronato regio nella speranza di riconquistare in parte l'autonomia perduta. Nel 1793 Ferdinando IV re di Napoli, nell'accondiscendere alla richiesta, decretò l'abbazia di regio patronato, riservandosi l'elezione dell'abate commendatario e lasciando al vescovo la sola approvazione canonica. Tale situazione sembra perdurare fino al 1869, fin quando cioè i parroci di San Giovanni Battista, che conservano tuttora il titolo onorifico di "abate", iniziarono ad essere nominati dal vescovo.
- Fra le fonti si cita A.L. Antinori, Corografia, Tomo XXVII, B.P:S.T.A., ms.- Per le notizie sulla Abbazia si fa riferimento al sito http://www.abbaziaeparrocchiedilucoli.it - La parte storica è stata tratta, sia dal capitolo di Giovanna Di Matteo "La storia della Badia di San Giovanni Battista di Collimento e del suo organo", pubblicato nel libro “San Giovanni Battista di Lucoli”, Renzo Mancini – 2001 Japadre Editore, sia dall'autore dello stesso testo.